Racconti orali, storie dei territori - QdS

Racconti orali, storie dei territori

redazione

Racconti orali, storie dei territori

giovedì 19 Agosto 2021

Nella famiglia Cozzolino viene raccontata una storia molto veritiera che vede protagonista Francesco Cozzolino

Nella scorsa puntata abbiamo parlato dei racconti orali che hanno una propria valenza per raccontare la storia di un territorio, spesso gli anziani raccontano certi racconti come ricordo di un tempo che fu!
Nella famiglia Cozzolino viene raccontata una storia molto veritiera che vede protagonista Francesco Cozzolino. I Cozzolino sono una famiglia proveniente dalla Campania e Francesco il cui fatto possa essere accaduto intorno al 1870 aveva 24 anni, lavorava in una industria metalmeccanica, si doveva recare, di tanto in tanto, in Calabria per lavoro e stava via parecchi giorni. In questo racconto mancano tutti i particolari: non si sa quando sia successo questo fatto e dove. Però il fatto che Francesco Cozzolino lavorasse nell’industria siderurgica spiega il perché si recasse spesso in Calabria.
Francesco Cozzolino giunse in Calabria via mare e sbarcò a Pizzo per la mancanza atavica di strade. Da qui si doveva proseguire a dorso di mulo fino a salire sulle Serre calabresi. Non era possibile fare l’intero percorso in un sol giorno per cui era indispensabile fare un pernottamento lungo il percorso. Mentre Francesco cenava in una locanda irrompono un manipolo di briganti, i quali non erano lì per rapinare o altro ma per vedere il forestiero di Portici.

Una volta appurato che lui era di Portici gli dissero di non preoccuparsi ma che dovevano portarlo via con loro. Ovviamente, nonostante le assicurazioni dei briganti, Francesco era molto preoccupato, tanto più che i briganti l’avevano bendato perché non potesse vedere dove era il loro covo. A dorso di mulo e bendato Francesco attraverso un bel pezzo di bosco prima sul mulo poi a piedi ed infine gli fu tolta la benda. Si guardò intorno e si trovò all’interno di una caverna ma arredata con mobili e con tanti tappeti per terra per cui, a parte le pareti, sembrava di stare all’interno di una casa. Era chiaro che il brigante che lo fece “rapire” si era sistemato bene in quel luogo. Subito gli fece incontro un altro brigante che si scusò molto per averlo fatto condurre lì in quel modo ma era costretto a prendere sempre molte precauzioni per non essere scoperto e catturato. Gli spiegò poi perché lo avesse fatto rapire: lui non era calabrese ma era nato a Portici da cui era dovuto fuggire rifugiandosi fra i briganti della Calabria.

Ormai mancava dal paese da molto tempo ed avendo saputo che un suo concittadino alloggiava nella vicina locanda non aveva resistito e lo aveva fatto rapire per chiedergli qualche notizia fresca su ciò che accadeva a Portici. Francesco parlò a lungo col brigante il quale domandava dei suoi paesani, chi si era sposato e chi era morto poi, soddisfatta la sua curiosità, si scusò di nuovo, lo ringraziò, lo fece nuovamente bendare e lo fece portar via. Di nuovo Francesco attraversò i boschi condotto dai briganti e quando questi lasciandolo solo gli dissero che si poteva togliere la benda dagli occhi, si trovò davanti alla locanda dalla quale era stato prelevato. Anche i racconti orali ci indicano che dopo il passaggio di Garibaldi l’opificio lavorava ancora malgrado le grosse difficoltà. Non riuscendo a colmare i problemi ed ancora la modernità l’opificio dovette chiudere.

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