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Rdc, il Covid congela navigator e disoccupati, trovato lavoro (precario) a meno di 15.000 siciliani

Michele Giuliano

Rdc, il Covid congela navigator e disoccupati, trovato lavoro (precario) a meno di 15.000 siciliani

mercoledì 12 Agosto 2020

Tra marzo e giugno in Sicilia 1.679 “esiti positivi” (chi ha materialmente trovato occupazione) su 20.167 offerte di lavoro (vacancy) proposte ai beneficiari di Reddito di cittadinanza. 159.000 i cittadini presi in carico per trovargli occupazione, ma nella maggior parte dei casi mancano le competenze

PALERMO – Chiamatelo lockdown, chiamatela crisi. Tutto vero, il mercato del lavoro praticamente si è congelato, ancora di più in una Sicilia già da decenni ai margini delle opportunità occupazionali che contano. Però l’impressione è che, al di là delle congiunture momentanee, nell’isola il problema sia tutt’altro che temporaneo ma proprio “strutturale”. Ed è così che mentre altrove le statistiche legate al periodo della maggior emergenza coronavirus possono essere considerate “passeggere”, in Sicilia invece la sensazione è tutt’altra. Con l’aggravante che da queste parti spendere ancora soldi per fantomatiche nuove figure professionali, come quelle dei navigator, appare l’ennesimo spreco nel mare magnum dell’inefficienza.

Con numeri alla mano l’Anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro che coordina questi navigator, ha messo in evidenza come in Sicilia si sia ancora all’anno zero in termini di occasioni occupazionali. E l’impressione è che il nuovo tentativo del governo nazionale di provare ad “agevolare” l’incontro tra domanda e offerta di lavoro sia già fallito ancor prima di concludere il suo percorso.

Basta guardare ai disoccupati che rientrano nel beneficio del reddito di cittadinanza che per l’appunto hanno come riferimento un tutor, che si chiama navigator, che ha il compito di trovargli lavoro. Tra marzo e giugno in Sicilia si parla di 1.679 “esiti positivi” (quindi chi ha materialmente trovato un’occupazione, nda) su un totale di 20.167 offerte di lavoro (vacancy) proposte ai beneficiari di reddito di cittadinanza. Parliamo quindi di appena l’8,3% dei successi raggiunti tra domanda e offerta. Troppo poco considerando l’enorme sforzo economico che si sta facendo per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in Sicilia.

I navigator che operano nel territorio regionale sono 429, e costano all’incirca 13 milioni di euro l’anno. Al marzo 2020, sulla base dell’ultimo report dell’Anpal, sono 158.892 i beneficiati soggetti al Patto per il lavoro, quindi quelli che materialmente sono monitorati per trovare un’occupazione. Di questi ad oggi hanno trovato un’occupazione 14.984.

L’Anpal ha parlato di questo numero entusiasticamente, ponendo la Sicilia al primo posto per soggetti a cui è stata trovata un’occupazione. In realtà parliamo di appena il 9,4% degli aventi diritto. A distanza di un anno dall’avvio di questa misura appare davvero troppo poco. Che poi sia il sistema a non funzionare, per cui c’è poco da additare ai navigator e al lavoro che svolgono, lo dice anche un altra cifra: sempre l’Anpal certifica che ad oggi di questi 158.892 beneficiari ad essere stati “presi in carico”, quindi materialmente già avviati alla fase di ricollocazione sul mercato del lavoro o di un loro utilizzo per lavori di pubblica utilità, sono appena 85.920. Per gli altri si deve ancora avviare il percorso burocratico che li possa portare a trovare un nuovo lavoro. In buona sostanza siamo ancora alla “preistoria” di un lavoro che, a dire il vero, si sarebbe quantomeno già dovuto completare da un pezzo.

Andando poi ad analizzare anche i residuali contratti di lavoro stipulati, c’è anche da aprire un altro capitolo. Dei quasi 15 mila contratti stipulati, solo il 18,7 è un lavoro a tempo indeterminato; la restante quota dell’81,3% rientra nei contratti a tempo determinato e a varie altre forme contrattuali precarie. I navigator dal canto loro devono barcamenarsi tra il sistema tutt’altro che efficiente e una realtà del mercato del lavoro siciliana tutt’altro che florida: “La difficoltà maggiore – racconta una navigator – è quella di ponderare che vi siano delle competenze richieste dai datori di lavoro con competenze in possesso dei nostri beneficiari”. “I nostri beneficiari – sostiene un altro collega-operatore – sono generalmente persone che hanno scarsa scolarizzazione ma che hanno voglia di ripartire e rimettersi in gioco. Gente che contemporaneamente vuole scrollarsi di dosso l’abito di coloro che non hanno voglia di fare nulla”.

Finalmente la “fase 2”, via ai Progetti di pubblica utilità nei Comuni

Intanto qualcosa si è sbloccato in questi giorni per quanto concerne l’utilizzo in progetti di pubblica utilità di chi è percettore del Reddito di cittadinanza. Si sono finalmente definiti gli elenchi dei beneficiari che saranno chiamati a svolgere i lavori per conto dei Comuni.

L’assessorato regionale del Lavoro, infatti, attraverso i Centri per l’impiego e con il supporto dei Navigator, ha stilato gli elenchi dei beneficiari del reddito di cittadinanza da avviare ai Puc, per l’appunto i “progetti utili alla collettività” previsti dalla legge 26/2019.

“Il beneficiario del Reddito di cittadinanza – conferma l’assessore Antonio Scavone – è tenuto ad offrire, nell’ambito del patto per il lavoro e del patto per l’inclusione sociale, la propria disponibilità alla partecipazione a progetti, a titolarità dei comuni, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni”.

Gli elenchi sono stati stilati con la collaborazione dell’Anpal. “Si tratta di un lavoro propedeutico – continua Scavone – che permetterà di accelerare i tempi di risposta alle richieste dei comuni. Preme ricordare che la circolare ministeriale del 9 giugno scorso stabilisce che le attività e gli obblighi, e la conseguente condizionalità connessa all’adesione, sono stati riattivati dal 18 luglio scorso”.

Le attività relative ai Puc si svolgeranno presso i Comuni di residenza, i quali avranno il compito di predisporre i relativi progetti, per un numero di ore compatibili con le altre attività e comunque per un numero non inferiore ad 8 ore settimanali aumentabili fino a 16.

“Nel caso in cui i progetti predisposti dai Comuni prevedano un numero posizioni inferiori rispetto ai beneficiari tenuti agli obblighi – ha proseguito l’assessore – i Centri per l’impiego dell’Isola predisporranno una graduatoria seguendo alcuni criteri come la decorrenza del beneficio e la partecipazione di almeno un componente per nucleo familiare”.

Fatto un buon lavoro con soggetti difficili da collocare

patrizia-caudulloNonostante i numeri non vengano percepiti come positivi tra spesa sostenuta ed effetti raggiunti attraverso il sistema di navigator e reddito di cittadinanza, i vertici dell’Anpal Sicilia invece danno una chiave di lettura ottimistica. Ne abbiamo parlato con Patrizia Caudullo, responsabile dell’Anpal Sicilia.

Come sta procedendo questo nuovo sistema di incontro tra domanda e offerta del lavoro attraverso i navigator in Sicilia?
“La risposta è positiva in Sicilia perché abbiamo a che fare con un’utenza complessa. I beneficiari del Reddito di cittadinanza sono inattivi, con 10 anni in media di disoccupazione. Alcuni addirittura non risultano essere stati mai iscritti ai Centri per l’impiego. Molti poi dovranno essere formati professionalmente, tanti utenti non hanno neanche la terza media”.

15 mila posti di lavoro trovati sui circa 90 mila presi in carico sino ad oggi dai navigator. I contratti sono per lo più a tempo determinato, quindi precari. Come definite questa statistica?
“Purtroppo sulla precarizzazione dell’offerta di lavoro dobbiamo dire che rispecchia l’andamento del mercato, e qui c’è poco da fare. Il momento storico è questo, ma è già un successo aver reinserito questa gente che invece era per lo più dispersa. Nel frattempo acquisiranno una loro formazione e anche se il contratto non dovesse essere confermato da quell’azienda, comunque avranno acquisito una professionalità, che potranno spendere sempre sul mercato del lavoro”.

Quali sono le difficoltà maggiori incontrate in Sicilia a livello burocratico sino ad oggi nel far incrociare domanda e offerta di lavoro?
“I centri per l’impiego non sono ben strutturati in genere per erogare i servizi alle imprese, anche se ci sono delle eccezioni. Entro ottobre la Regione attiverà il sistema Silav che permetterà e agevolerà questo incontro tra domanda e offerta di lavoro, e questo permetterà definitivamente di superare gli ostacoli”.

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