Rifiuti, senza impianti imprese strozzate. Ma la Regione continua a puntare sulle discariche - QdS

Rifiuti, senza impianti imprese strozzate. Ma la Regione continua a puntare sulle discariche

Rosario Battiato

Rifiuti, senza impianti imprese strozzate. Ma la Regione continua a puntare sulle discariche

sabato 07 Marzo 2020

Ref: negli ultimi due anni +40% Tari. Incrementi più alti nelle regioni del Sud dove non esiste il recupero energetico. Intanto secondo i deputati M5s la Regione sarebbe pronta ad autorizzare il raddoppio della discarica di Lentini, che occuperebbe così un’area grande “quanto il centro storico di Palermo”

PALERMO – L’incremento medio dei costi del trattamento dei rifiuti, negli ultimi due anni, cioè tra il 2017 e il 2019, ha superato il 40%, un dato che ha fatto verificare un aggravio dei costi di quasi 1,3 miliardi di euro per l’industria manifatturiera. Lo certifica Ref Ricerche nel report “Gestione dei rifiuti: per le imprese costi in aumento” che è stato diffuso nei giorni scorsi. Pesa l’assenza di impianti adeguati – si paga di più nelle aree più deficitarie e meno organizzate – e la presenza di strutture inquinanti e ormai ai margini dei sistemi più avanzati come le discariche che, invece, in Sicilia, come denunciato recentemente anche dal M5S e più in generale testimoniato dai dati Ispra al 2018, continuano a prosperare. In questo quadro, vengono coinvolte, oltre alle aziende manifatturiere, anche le piccole imprese e i cittadini siciliani che risultano essere tra i più vessati con un servizio pessimo e un costo elevatissimo.

Il report dell’Osservatorio sulle tasse locali di Confcommercio ha confermato che, per il 2018, la tassa dei rifiuti, tra utenze civili e aziendali, è arrivata a pesare complessivamente a 9,5 miliardi di euro con un incremento, dal 2010, del 76% (+4,1 miliardi di euro). La Sicilia, dopo l’Umbria, ha fatto registrare il dato peggiore: soltanto Palermo vale 122 milioni e mezzo del costo totale della Tari nazionale.

IMPRESE: AUMENTANO COSTI GESTIONE RIFIUTI
L’assenza dell’impiantistica o la loro insufficienza, determinata anche dalla saturazione della capacità disponibile, pesa sui bilanci delle aziende. Lo certificano i dati dello studio di Ref Ricerche che specifica, inoltre, come siano “aumentati i costi di smaltimento, così come i tempi del ritiro da parte degli operatori”. In particolare, e questo risulta essere il passaggio più significativo, la distribuzione dei rincari “è asimmetrica, con punte per le produzioni localizzate nei territori maggiormente deficitari e a carico delle filiere più ‘fragili’, esposte al raddoppio, financo alla triplicazione dei costi”.

RIFIUTI DENTRO L’ECONOMIA CIRCOLARE
L’equivoco di fondo, che vale ancora in diversi contesti, è che l’attività di gestione e smaltimento dei rifiuti viene considerata come l’anello finale delle filiere, quindi successivo all’atto del consumo, mentre deve essere inquadrata come “un ingranaggio dell’intero flusso circolare della materia” e in particolare “l’efficienza del recupero energetico e dello smaltimento in discarica (seppure quest’ultimo, auspicabilmente, sempre più residuale) è condizione necessaria, imprescindibile, per il buon funzionamento del mercato del recupero”. In questo senso, dicono gli esperti di Ref Ricerche “gli obiettivi per i prossimi anni non possono prescindere, in Italia come negli altri Paesi, dal miglioramento della fase di trattamento finale dei rifiuti, a favore di un incremento significativo del tasso di riciclo”.

TERMOVALORIZZATORI, L’ASSENZA SI PAGA
“Gli squilibri tra fabbisogni e disponibilità di capacità dei territori (in relazione a smaltimento e avvio a recupero energetico dei rifiuti, ndr) è la principale causa dell’aumento dei costi per le imprese osservati in tutto il territorio nazionale”. Lo certifica un altro rapporto Ref Ricerche (“La responsabilità delle scelte: i fabbisogni impiantistici e il ruolo delle regioni”) che indica per la Sicilia un “deficit a smaltimento e a recupero energetico di poco meno di 700 mila tonnellate all’anno”, che era appunto la quota calcolata in relazione alle misure previste dallo Sblocca Italia. Inoltre, “da un primo sguardo appare immediatamente chiaro come i deficit impiantistici nello smaltimento e nell’avvio a recupero energetico delle tre regioni a maggiore squilibrio, Lazio Campania e Sicilia, siano essi stessi la principale causa delle tensioni e delle emergenze nella gestione dei rifiuti del Paese”.

QUANTO PAGANO I CITTADINI
Non solo imprese nel mirino del caro rifiuti. Andando nel dettaglio, i cittadini, nel corso nel 2019, hanno pagato caramente i ritardi della politica nel fornire una adeguata veste impiantistica al sistema rifiuti. Il rapporto dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva ha analizzato i costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia, evidenziando, per il 2019, una tariffa media, per una famiglia composta da 3 persone e una casa di proprietà di 100 metri quadri, pari a 300 euro. Catania si aggiudica il poco ambito titolo di provincia più cara d’Italia (504 euro) e, in generale, i rifiuti costano comunque meno al Nord (258 euro) e quasi cento euro in più al Sud (351 euro). La media isolana è di 394 euro a famiglia.

VINCONO LE DISCARICHE
A fronte della crescita della differenziata sbandierata a più riprese dalla Regione, con Musumeci che ha più volte ribadito gli interventi attuati che hanno permesso alla differenziata di passare dal “16% a oltre il 40%”, nonostante il fallimento registrato nei grandi centri come Catania e Palermo, dove oscilla tra il 16 e il 17%, il problema resta immutato. Gli ultimi dati dell’Ispra confermano come, nel corso del 2018, la differenziata in Sicilia sia effettivamente cresciuta rispetto all’anno precedente (+7,9%) e sia passata dal 12,5% al 29,5% tra il 2014 e il 2018. Al contempo, è rimasto immobile il male dell’Isola: la quota dello smaltimento in discarica (passata da 1,67 milioni di tonnellate del 2017 a 1,5 del 2018) ha fatto registrare una percentuale che vale il 69% del totale.

ANCORA DISCARICHE
Nei giorni scorsi i deputati regionali Pasqua, Trizzino e Zito hanno denunciato la richiesta dell’ampliamento della discarica di Lentini. Per gli stellati sarebbe una “bomba ecologica sui cittadini, causata dall’inerzia della Regione, ancora priva di un piano rifiuti”. La posizione è stata espressa, si legge nella nota del M5S isolano, in seguito alla presentazione, da parte di Sicula Trasporti Srl, di un “progetto di ampliamento della discarica di Grotte, che ne raddoppierebbe la capacità di abbancamento, portandola da 4.291.511, attualmente autorizzati, a 8.842.561 mc. La superficie passerebbe dai circa 1,2 kmq attuali ai 2,4, ovvero proprio quanto le dimensioni del centro storico di Palermo (circa 2,5 kmq)”. Un’azione, secondo la pattuglia stellata, che “avviene per via della interminabile emergenza cioè perché mancano politiche efficienti per il settore dei rifiuti e mancano gli impianti pubblici”.

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