Fisco

La Riforma tributaria tra speranze e difficoltà

ROMA – Il tema del fisco rappresenta uno dei problemi più importanti che ogni Governo, qualunque sia il suo colore, è chiamato ad affrontare. Si tratta, infatti, di conciliare le esigenze del Bilancio dello Stato con altre importantissime necessità, come quella della semplificazione e della tax compliance (l’adesione spontanea), elementi indispensabili che costituiscono la base per ridurre l’evasione fiscale la quale, come è noto, negli ultimi anni ha raggiunto livelli assolutamente insostenibili.

Ecco, quindi, il desiderio di riforme fiscali, da moltissimi anni auspicate, ma mai concretamente realizzate. L’ultima in ordine di tempo è quella del 1972, ossia quella che ha istituito l’Iva e altri tributi diretti e indiretti. Nel frattempo, in questi cinquant’anni, si è cercato di ridurre l’evasione attraverso norme emergenziali, con l’aumento della pressione fiscale e con l’introduzione di nuovi adempimenti obbligatori, sempre più complicati, dimenticando che questo modo di fare crea (e si è già creata), una confusione che impedisce la “certezza del diritto” e permette la formazione di una “zona grigia” nella quale non solo gli evasori ma anche tante altre figure di malaffare sopravvivono felicemente.

Finalmente, l’anno scorso, la Legge delega sulla Riforma tributaria, la numero 111 del 9 agosto 2023, ha visto la luce. Ha previsto che entro due anni il Governo debba emanare i Decreti legislativi (delegati) per attuare la citata riforma. E per la verità, anche grazie al lavoro di alcuni ex dirigenti dell’Amministrazione finanziaria, come il vice ministro Maurizio Leo, Gianfranco Ferranti, Giovanni Spalletta, e il direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini, la maggior parte della riforma è già diventata legge dello Stato.

Riforma tributaria, già pubblicati in Gazzetta otto decreti legislativi

Sono stati già pubblicati in Gazzetta otto decreti legislativi e altri quattro sono in attesa di “vedere la luce”. Sono stati pure predisposti nove Testi unici, che raccolgono e razionalizzano le migliaia di disposizioni tributarie attualmente applicabili, addirittura ponendoli all’attenzione dei contribuenti al fine di ottenere da loro consigli e proposte che, proprio perché provenienti dalla base, potrebbero essere utili per colmare le lacune che, pur lavorando con la massima precisione, in una simile giungla legislativa potrebbero restare incolmate.

Il primo ministro Giorgia Meloni ha detto recentemente che la riforma fiscale è uno dei perni attorno ai quali si costruisce e ruota il tessuto economico di una Nazione. È uno degli strumenti con i quali lo Stato, con equità e capacità di redistribuire le risorse, può aiutare la società a crescere e a prosperare, mettendo chi crea ricchezza nelle condizioni migliori per produrla. Ha detto pure che “le tasse non sono certo una cosa bellissima”. Sono belle le libere donazioni, non i prelievi imposti per legge. I tributi devono essere immaginati in modo tale da far sì che chi ha pagato quelle tasse, verosimilmente “controvoglia”, possa almeno ammettere che quelle risorse sono state spese per cose utili alla comunità nazionale.

È questo, pertanto, l’obiettivo del Legislatore e del Governo, quello di una riduzione generalizzata della pressione fiscale con una grossa spinta verso l’adempimento spontaneo, anche grazie alla realizzazione della certezza del diritto e una vera semplificazione delle norme e degli adempimenti.

La riforma fiscale, come si diceva prima, è già partita, ma ancora è lontana dall’essere completata. In alcuni dei settori interessati, come quelli della riscossione e del sistema sanzionatorio, peraltro, i Decreti legislativi stentano a decollare a causa di problemi legati ai conti di Bilancio. Ma quello che oggi preoccupa principalmente è che sorgono seri dubbi sulla possibilità che la stessa riforma possa essere accolta e assimilata in breve tempo.

Tante norme estremamente innovative e utili

Vero è che dopo il varo di otto decreti legislativi, abbiamo già tante norme estremamente innovative e utili ai cittadini contribuenti: si pensi all’autotutela, al contraddittorio preventivo obbligatorio, al concordato preventivo biennale, alla possibilità di definire i processi verbali col pagamento di un sesto della misura minima delle sanzioni. Ma non si dimentichi che i testi unici di cui prima si diceva (ne sono stati già predisposti nove al posto dei quattro originariamente ipotizzati), già posti all’attenzione, fino al 13 maggio, dei contribuenti e degli addetti ai lavori nel sito dell’Agenzia delle Entrate, si compongono di più di 3.500 pagine e ancora mancano quelli relativi all’Irap, alla legislazione relativa ai servizi catastali, geotopocartografici e di pubblicità immobiliare. Il solo Testo Unico sulle Imposte dirette si compone di 586 pagine e quello sulle Agevolazioni tributarie e i regimi speciali di 888 pagine.

C’è da dire, poi, che verosimilmente i Testi unici dovranno poi essere ulteriormente coordinati con i Decreti legislativi sulla riforma tributaria ancora non pubblicati in Gazzetta e con i numerosi Decreti ministeriali e Provvedimenti del direttore dell’Agenzia previsti dalla legge. Una vastità del lavoro che è abbastanza indicativa non solo degli enormi sforzi fatti, ma anche della complessità di questa riforma, che costituisce un notevolissimo cambiamento su cui si ripongono moltissime aspettative.

È chiaro che qualunque cambiamento comporta sempre delle difficoltà. Ma è pure noto che, alla fine, i risultati del cambiamento, premiano quasi sempre i sacrifici sopportati.