Riforma tributaria tra buoni propositi e dubbi - QdS

Riforma tributaria tra buoni propositi e dubbi

Salvatore Forastieri

Riforma tributaria tra buoni propositi e dubbi

venerdì 08 Marzo 2024

Già sette i Dlgs pubblicati, ma si attendono ancora decine di Decreti ministeriali e Provvedimenti del direttore dell’AdE. L’obiettivo è semplificare tutto il sistema, ma aumentano i timori per il moltiplicarsi delle disposizioni attuative

ROMA – Prosegue, da parte del Governo, il lavoro di emanazione dei Decreti legislativi relativi alla riforma tributaria di cui alla Legge delega n. 111 del 9 agosto 2023. Come è noto, e come già evidenziato sulle pagine di questo Quotidiano, ne sono stati già pubblicati sette e precisamente: Dlgs n. 209 del 27/12/23, sulla Fiscalità internazionale (Gu n. 301 del 28 dicembre 2023); Dlgs n. 216 del 30/12/23 sulle modifiche all’Irpef 2024, le nuove aliquote e i nuovi termini per le addizionali (Gu. n 303 del 30 dicembre 2023); Dlgs n. 219 del 30/12/23, sulle modifiche allo Statuto dei Diritti del contribuente (Gu n. 2 del 3 gennaio 2024); Dlgs n. 220 del 30/12/23 sulle modifiche al Contenzioso tributario (Gu n. 2 del 3 gennaio 2024); Dlgs n. 221 del 30/12/23, sull’Adempimento collaborativo (Gu n. 2 del 3 gennaio 2024); Dlgs n. 1 dell’8/1/24 sulla Semplificazione degli adempimenti tributari (Gu n. 9 del 12 gennaio 2024); Dlgs n. 13 del 12/2/24 , riguardante l’accertamento e il concordato preventivo biennale (Gu n. 4 del 21 febbraio 2024). È stato inoltre già approvato dal Consiglio dei ministri ed è in attesa di essere pubblicato il Decreto Legislativo sui Giochi.

Riforma del Sistema sanzionatorio tributario

Lo scorso 21 febbraio, poi, il Consiglio dei Ministri ha approvato, in via preliminare, il Decreto legislativo riguardante la riforma del Sistema sanzionatorio tributario, così come previsto dall’articolo 20 della citata Legge delega n. 111/93. Si tratta di un provvedimento molto importante e atteso, perché dovrà rendere l’impianto sanzionatorio tributario maggiormente coerente con i principi sanciti dalla Costituzione, dallo Statuto dei Diritti dei contribuenti e dai principi dettati dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.

L’appunto che viene mosso più frequentemente alle sanzioni tributarie, infatti, è quello di essere spesso sproporzionate all’effettiva gravità delle violazioni commesse, una sproporzione che non soltanto viola le disposizioni prima citate, ma che nuoce fortemente al rapporto di fiducia tra fisco e contribuente. Quest’ultimo, infatti, spesso, specialmente dinanzi a una legislazione così convulsa e confusa come quella che abbiamo, si ritiene vessato e ingiustamente punito nei casi in cui l’errore non è frutto di una volontà di evadere ma solo la conseguenza della difficile interpretazione della legge e dei troppi adempimenti tributari previsti.

Serve chiarezza delle norme

Sulla chiarezza delle norme e, più in generale, sulla “certezza del diritto”, la legge delega n. 111 dovrebbe far molto, non solo attraverso i Decreti legislativi già emanati e quelli che, entro due anni dalla data di entrata in vigore della citata legge dovranno essere pubblicati, ma principalmente attraverso la predisposizione degli ormai famosi “Testi unici” che dovrebbero raccogliere, in modo sistematico e chiaro, la miriade di disposizioni legislative tributarie attualmente in vigore.

Con specifico riguardo al Decreto legislativo approvato in via preliminare riguardante il sistema sanzionatorio, le notizie che giungono da Palazzo Chigi sono quelle di una completa rivisitazione delle norme contenute nei Decreti legislativi 471 e 472 del 18 dicembre 1997, nonché nel Decreto legislativo 10 marzo 2000 n. 74 riguardante, quest’ultimo, le sanzioni tributarie di natura penale. Il vice ministro Maurizio Leo ha affermato, in una conferenza stampa, che “l’obiettivo è semplificare il sistema eliminando sovrapposizioni, ma anche rendere più facilmente esigibili i crediti dei contribuenti”, specificando, poi, che “le nuove sanzioni amministrative varranno solo per il futuro e non per il passato, saranno operative solo dopo l’entrata in vigore del decreto attuativo”.

Sembrerebbe, più in dettaglio, che la sanzione per la dichiarazione omessa debba scendere al 120%, con possibilità di riduzione al 75% in caso di regolarizzazione entro 90 giorni. Anche la sanzione per l’omesso versamento potrebbe diminuire passando dall’attuale percentuale del 30% a quella del 25%, con una ulteriore riduzione al 12,5% in caso di regolarizzazione entro 90 giorni.

Il ravvedimento operoso

Non sarebbe male se si mettesse anche mano all’istituto del “ravvedimento operoso e a quello del “Concorso di violazioni e continuazione”, entrambi attualmente molto complicati nella loro concreta applicazione. Così come non sarebbe male, anche nel decreto legislativo sulle sanzioni, rivedere la misura degli interessi fiscali, attualmente assolutamente sproporzionati nel momento in cui si mettono a confronto quelli a favore dell’Erario e quelli a favore del contribuente nel caso di rimborsi. Vedremo, comunque, quello che succederà quando saremo in possesso del testo, quantomeno quello che sarà approvato dal Consiglio dei ministri in via definitiva.

Ma non dobbiamo dimenticare che tutta la Riforma tributaria, anche dopo la pubblicazione dei decreti legislativi, è costellata dalla previsione di numerosissimi decreti Ministeriali e Provvedimenti dell’Agenzia delle Entrate. Già i sette decreti legislativi pubblicati prevedono 24 decreti ministeriali e 20 Provvedimenti del direttore dell’Agenzia delle Entrate. Chissà quanti dovranno essere i provvedimenti ministeriali e non, che dovranno essere emanati quando i Decreti delegati saranno tutti in Gazzetta Ufficiale.

Il timore, come appare evidente, è che la riforma tributaria, concretamente, non solo non possa rispettare i tempi previsti dalla Legge delega, ma possa contenere altre disposizioni che potrebbero rendere ancora difficile l’applicazione delle norme tributarie nel nostro Paese.

La speranza di tutti, contribuenti e addetti ai lavori, è comunque quella di avere al più presto una normativa facile da capire, con pochi adempimenti e che tenga conto della necessità di mantenere sempre in vita quel rapporto di fiducia fisco-contribuente che, ad avviso di chi scrive, è l’unico vero modo per ridurre l’evasione.

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