Pressione fiscale, 488 euro in più rispetto a media Ue - QdS

Pressione fiscale, 488 euro in più rispetto a media Ue

redazione

Pressione fiscale, 488 euro in più rispetto a media Ue

mercoledì 22 Novembre 2023

Allarme di Confartigianato: 28,8 mld di maggiore tassazione su cittadini e imprese italiani rispetto all’Eurozona. Il presidente Granelli: “Lavorare a sistema equo e sostenibile, va messa a regime riduzione del cuneo fiscale e Irpef”

ROMA – Fisco, costo del denaro, caro-energia, burocrazia, carenza di manodopera: sono tra i maggiori oneri che frenano la corsa dei 4,5 milioni di micro e piccole imprese italiane impegnate a reagire sul fronte dell’occupazione, della sostenibilità e delle esportazioni. Tra novembre 2023 e gennaio 2024 copriranno il 59,6% del totale delle assunzioni previste dalle imprese, il 66% è impegnata a ridurre l’impatto sull’ambiente della loro attività, le loro esportazioni valgono 60,3 miliardi.

È quanto emerge dal rapporto che Confartigianato ha presentato ieri alla propria assemblea e che fotografa un habitat poco favorevole per gli imprenditori che si sforzano di agganciare la ripresa. A cominciare dalla pressione fiscale che nel 2023 fa registrare 28,8 miliardi di maggiore tassazione su cittadini e imprese italiani rispetto all’Eurozona, pari a 488 euro pro capite in più.

Oltre la pressione fiscale si aggiunge il caro-bollette

Al peso del fisco si aggiunge la batosta del caro-bollette: nell’ultimo anno il costo dell’energia elettrica per una Pmi italiana è superiore del 35,6% rispetto alla media europea, mentre il costo del gas supera del 31,7% la media Ue.
Sulla competitività delle nostre imprese pesa anche il costo del denaro: a causa della stretta monetaria e del caro-tassi, le piccole imprese, tra luglio 2022 e luglio 2023, hanno pagato 7,4 miliardi di maggiori oneri finanziari.
A drenare risorse anche l’impatto della burocrazia sugli investimenti delle imprese che pesa lo 0,82% del Pil, pari, quest’anno, a 16,8 miliardi di mancata crescita. Secondo l’indicatore di maggiore pressione burocratica sulle imprese elaborato da Confartigianato, l’Italia si colloca al terzo posto tra i 27 paesi Ue, dietro a Romania e Grecia e davanti a Francia (quarto posto), mentre sono in posizioni migliori la Spagna (sesto posto) e la Germania (18esimo posto).

Carenza di manodopera qualificata

Gli sforzi dei piccoli imprenditori per agganciare la ripresa sono ostacolati anche dal gap scuola-lavoro all’origine della carenza di manodopera qualificata, con difficoltà a reperire, nel 2022, 1,4 milioni di lavoratori. Le aziende sono ‘alla ricerca del talento perduto’ e il costo della difficoltà a trovare personale per le piccole imprese è di 10,2 miliardi di euro di valore aggiunto persi per i posti di lavoro che rimangono scoperti per oltre sei mesi. Tutto questo a fronte del grande spreco rappresentato da 1,5 milioni di giovani 25-34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro. Un numero che assegna all’Italia il primato negativo nell’Unione europea per giovani inattivi.

La richiesta di Confartigianato

La richiesta avanzata dal presidente di Confartigianato, Marco Granelli è chiara: serve una tassazione equa e sostenibile. Secondo Granelli, “va messa a regime la riduzione del cuneo fiscale e della tassazione Irpef, l’agevolazione per chi crea nuova occupazione stabile. Parlando di tassazione – ha aggiunto – non dobbiamo dimenticarci che il contratto sociale alla base delle moderne democrazie deve garantire ad ogni individuo il diritto alla propria dignità di essere umano”.

Il tributo, così, secondo il numero uno di Confartigianato, “non solo assume il ruolo di strumento per il reperimento del gettito necessario al funzionamento dell’apparato pubblico, ma diviene, anche, il mezzo per correggere le distorsioni e le imperfezioni del mercato, per redistribuire la ricchezza e ridurre le disuguaglianze”.

La tassazione, però, per essere accettata “deve essere equa e il rapporto fra fisco e contribuente improntato – ha aggiunto Granelli – alla reale collaborazione. In tale ambito la Riforma fiscale tracciata dalla legge delega approvata nel corso di quest’anno e i primi decreti legislativi licenziati dal Governo vanno in questa direzione. Condividiamo anche la scelta di offrire alle imprese la possibilità di definire il reddito del biennio attraverso il concordato preventivo”.

Tassazione proporzionale del reddito d’impresa

Deve essere ben chiaro, però, che “l’adesione resta condizionata alla capacità dell’amministrazione di proporre un ammontare di reddito in linea con la reale capacità contributiva dei singoli. Auspichiamo che rapidamente il governo ‘metta a terra’ anche altri, per noi importanti, principi della legge delega. In particolare: attui la tassazione proporzionale del reddito d’impresa di ditte individuali e società di persone, renda uniforme l`ammontare della no tax area per tutti le persone fisiche, abroghi l’Irap per le società di persone”, ha concluso.

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