Sanità nelle Isole minori, l’attivista Conti: “Noi, cittadini di serie B” - QdS

Sanità nelle Isole minori, l’attivista Conti: “Noi, cittadini di serie B”

Pietro Vultaggio

Sanità nelle Isole minori, l’attivista Conti: “Noi, cittadini di serie B”

mercoledì 09 Marzo 2022

L’inchiesta del QdS sul diritto alla salute: carenza di organico, difficoltà logistiche. “Dall’assessore Razza risposte ma le promesse hanno superato i fatti”

MESSINA – Ritorniamo sulla difficile situazione sanitaria delle Isole Minori, che costringe gli abitanti a trasferirsi in altre località per ricevere cure mediche adeguate. Abbiamo intercettato Danilo Conti ex presidente del Comitato Eolie 2030: “Attualmente sono un attivista ed insieme a Sandro Biviano e Sara Garofalo portiamo avanti delle battaglie per il diritto alla sanità. Mi sono dimesso da presidente per un’autonomia di movimento, senza ruoli ed etichette. Nel corso del nostro cammino associativo abbiamo perso pezzi a causa di egoismi ed interessi che ci allontanavano dall’obiettivo. Così ci siamo ritrovati soli. Ho tentato anche di inglobare le tre associazioni del territorio che si occupano di sanità, ma i personalismi hanno vinto. La situazione sulle isole è inaccettabile, continuiamo a pagare tasse di serie A, ma viviamo come cittadini di serie B, dovendo anche pagare dei costi in più per usufruire dei servizi degli altri comuni vicini.

Quando avete cominciato le vostre battaglie?
“Ad agosto 2020 a causa di un caso di malasanità con protagonista una ragazza eoliana. Da lì abbiamo coinvolto anche la stampa nazionale ed occupato il porto e l’ospedale. L’assessore Razza non si è fatto attendere per un sopralluogo, la protesta si è così trasformata in dialogo, ma come sempre le promesse hanno superato i fatti”.

Quali i problemi? Quali risultati sono stati raggiunti?
“Sono stati espletati tanti bandi, molti dei quali andati deserti ed altri ancora andati perduti a causa del troppo tempo intercorso tra la vincita e l’assunzione. Le isole non sono appetibili per un giovane professionista che vuole fare esperienza, perché la casistica manuale è limitata. Abbiamo fatto richiesta anche per attivare le reti civiche (comitati consultivi che affiancano l’attività dell’Asp al fine di fare un controllo sulla qualità offertà), visto che secondo noi insistono dei fenomeni di ‘nonnismo’ in ospedale e che ostacolano chi ha voglia di fare. Nel frattempo è stata chiusa, per carenza di personale, anche la camera iperbarica fiore all’occhiello del nosocopio eoliano, questo per noi significa non poter più curare certe patologie e dare garanzie ed assistenza al settore del turismo subacqueo, una delle principali fonti di guadagno territoriale. Dopo nostra insistenza e ricerca di un anestesista specializzato in medicina iperbarica, molto probabilmente a marzo verrà riaperta. Abbiamo scritto anche una lettera al presidente Nello Musumeci dove chiediamo un Commissario straordinario, perché abbiamo la sensazione che ci sia la tendenza ad incentivare le strutture private e depotenziare quelle pubbliche. Siamo riusciti anche a far aprire un ambulatorio oncologico dove al momento è possibile solo la ‘terapia per bocca’, ma facendo viaggiare solo alcuni farmaci chemioterapici si potrebbe attivare quella infusionale”.

Sulle donne incinta?
“Abbiamo ottenuto una interrogazione regionale, sollecitando dei deputati. È aumento quindi il contributo per ogni partoriente da tre a cinque mila euro, ma spesso viene erogato dopo due anni, per cui il problema delle spese iniziali permane e disincentiva anche le nascite. Siamo riusciti a promuovere anche una interrogazione parlamentare trasversale sul punto nascite non solo perché chiuso da tempo, ma anche perché c’è una crisi d’identità eoliana”.

C’è una sola ambulanza su tutto il territorio?
“Si, infatti abbiamo richiesto all’Asp di Messina una seconda ambulanza medicalizzata ed una terza più piccola per le strade di contrada. Attendiamo risposta ed il personale che le renda operative”.

Il 9 febbraio scorso l’assessore Razza ha risposto alla nostra inchiesta dal titolo ‘Isole Minori e sanità di frontiera, quei cittadini di serie B’, cosa risponde?
“Non vedo gli effetti auspicati, da cittadini attivisti abbiamo ottenuto tanto e penso che un assessore regionale possa fare molto di più, soprattutto mantenere la parola data, come anche la politica locale e provinciale. La nostra ricetta è semplice: diminuire i costi superflui in favore di incentivi per far venire personale da tutta Italia in prepensionamento, visto che i giovani devono fare esperienza altrove, e dare un contributo spese a quei medici che garantiscono le emergenze in considerazione del fatto che, secondo il decreto Balduzzi, sono la colonna vertebrale della sanità moderna (pronto soccorso, cardiologi ed anestesisti); rendere ospitale l’ambiente all’interno dell’ospedale ed efficiente il personale già esistente con una migliore organizzazione e controllo. Sono d’accordo, invece, con l’assessore sulla necessaria modifica del decreto Balduzzi, bisogna garantire la sanità anche in quei territori dove il ritorno economico non c’è e la legge dei numeri non può essere applicata. Ma non ci saranno soluzioni definitive fin quando la sanità sarà politicizzata, alcuni territori vengono tutelati ed altri no perché non hanno il benestare o l’interessamento di qualcuno. Evidenzio che non si può premiare chi spende meno nella sanità, perché i dirigenti provinciali e regionali percepiscono dei premi sui tagli che riescono a fare? Non si può risparmiare sul personale e spendere poi milioni di euro inutili per il rifacimento di alcune zone mai utilizzate”.

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