Silenzio-assenso, autocertificazione al posto delle autorizzazioni, digitalizzazione, sanzioni certe per i burocrati “fannulloni”: così si realizza il “modello Morandi”. Ddl all’esame dell'Assemblea regionale siciliana: serve più coraggio o sarà l’ennesimo effetto annuncio
di Paola Giordano e Raffaella Pessina
PALERMO – Ci risiamo. L’ennesimo disegno di legge sulla semplificazione della macchina burocratica in Sicilia ha incassato qualche giorno fa il via libera dalla commissione Affari istituzionali all’Ars.
Il Ddl bipartisan che è stato ribattezzato “Sammartino” e che aspira ad estendere nell’Isola il “modello Genova” per abbattere i tempi biblici della nostra burocrazia – è praticamente pronto per l’esame dell’Aula.
A ben guardare, però, si poteva osare di più: mancano elementi cruciali per semplificare concretamente l’elefantiaco apparato amministrativo dove si lavora ancora con la carta, i rimpalli da un ufficio all’altro la fanno da padrone e, in barba alla meritocrazia, vengono persino elargiti lauti premi a pioggia per risultati che nessuno obiettivamente vede.
Abbiamo chiesto all’assessore regionale della Funzione pubblica, Bernardette Grasso se il testo di legge fosse a suo avviso migliorabile.
Attendiamo di conoscere se a suo parere vi siano aspetti sui quali occorre ancora lavorare.
Eppure, il recente caos delle pratiche sulla cig – di fronte al quale anche le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto a gran voce una improcrastinabile riforma della burocrazia regionale, finora annunciata troppe volte e mai realizzata – è solo l’ennesima prova che ha svelato il segreto di Pulcinella: la Sicilia ha maledettamente bisogno di semplificare.
Non sulla carta ma sul serio.
Digitalizzazione indispensabile: eliminare il rimpallo di fascicoli e responsabilità
Nel Ddl “Sammartino” la questione non viene approfondita a dovere. Eppure, la digitalizzazione – spada di Damocle che pende da almeno una ventina d’anni sulla Pubblica amministrazione – è una questione che andrebbe risolta con la massima priorità. Perché è impensabile che nel 2020 una pratica sia ancora presentata in forma cartacea e venga trasmessa fisicamente da un ufficio all’altro.
La macchina amministrativa regionale così com’è strutturata adesso non funziona perché con la sua moltitudine di leggi, leggine e regolamenti, invece di agevolare il cittadino o l’impresa, li ostacola. Occorre pertanto creare una rete telematica tra i dipartimenti che consenta di mettere in contatto diretto e immediato i vari uffici, specie quelli decentrati, eliminando il rimpallo dei fascicoli – e delle responsabilità – da un ufficio all’altro. E occorre farlo subito. Solo così si rivoluzionerebbe in modo radicale il lavoro di impiegati e dirigenti pubblici, perché ciò consentirebbe loro di far camminare le pratiche più velocemente. E molti “alibi”, di fatto, cadrebbero.
Silenzio-assenso contro le lungaggini burocratiche: istanze approvate in assenza di risposte entro trenta giorni
Nel Ddl “Sammartino” manca una spinta ancor più decisiva su un fronte che risulta necessario per riorganizzare concretamente la pubblica amministrazione a tutti i livelli: la regola del silenzio/assenso.
Bisognerebbe infatti mettere il cittadino, il professionista, l’impresa nelle condizioni di avere risposte celeri alle istanze presentate, che non possono restare bloccate per mesi tra le lungaggini burocratiche. Pertanto andrebbe introdotta una regola che – di fronte a qualsiasi tipo di provvedimento amministrativo, rigorosamente corredato da autocertificazione e presentato esclusivamente per via telematica – stabilisca che il provvedimento richiesto da quel cittadino, professionista o impresa si intende approvato qualora l’amministrazione competente non lo neghi entro il termine perentorio di trenta giorni dalla presentazione della richiesta.
L’amministrazione che riceve l’istanza si riserverebbe il diritto di effettuare controlli, in un lasso di tempo che non vada oltre i 180 giorni dalla presentazione della stessa, sulla veridicità di quanto autocertificato dall’utente e, solo nel caso di dichiarazioni mendaci, revocherebbe la richiesta.
Cittadini smarriti nella giungla degli adempimenti: autocertificazione per snellire l’iter
Nel recente Ddl “Semplificazione” che presto approderà in Aula manca anche un altro aspetto che è quello legato dell’autocertificazione.
Quello che nel Ddl “Sammartino” è espresso in un’intera pagina – con un linguaggio che è tutto fuorché semplice – potrebbe essere infatti condensato in poche parole: qualunque procedimento, conforme alla legge, di qualsiasi natura amministrativa deve essere corredato da dichiarazioni sostitutive di certificazione, ai sensi del Dpr n. 445/2000.
Le richieste andrebbero dunque accompagnate da documenti sottoscritti dall’interessato, prodotti in sostituzione dei certificati rilasciati da una amministrazione pubblica aventi funzione di ricognizione, riproduzione e partecipazione a terzi di stati, qualità personali e fatti contenuti in albi, elenchi o registri pubblici o comunque accertati da soggetti titolari di funzioni pubbliche. In una sola parola le autocertificazioni.
Ciò consentirebbe di abolire le infinite trafile burocratiche in cui vengono inghiottiti gli utenti che, sballottati da un ufficio all’altro, arrivano spesso a rinunciare a quanto legittimamente richiesto perché non riescono a districarsi nella giungla degli adempimenti.
Sanzioni certe per i fannulloni: basta con i lauti premi a pioggia
Premiare sì ma solo chi lo merita davvero, stabilendo obiettivi tassativi: è questa la regola da applicare nel Piano delle performance di dirigenti e dipendenti pubblici. Per contro, chi non raggiunge l’obiettivo andrebbe sanzionato con penalità che incidano sullo stipendio e sulla carriera. Oggi invece vengono elargiti premi a pioggia che – come ha segnalato il procuratore regionale della Corte dei conti di Sicilia, Gianluca Albo, nella relazione l’inaugurazione dell’anno giudiziario in corso – costituiscono “una fattispecie di danno all’Erario per esborso ingiustificato” in quanto il sistema premiale si dimostra ancora oggi in Sicilia “incurante degli obblighi di predeterminazione e specificità degli obiettivi a cui ricondurre le indennità di risultato erogabili solo e nella misura in cui l’obiettivo sia stato realmente raggiunto”.
È necessario ribaltare il principio “chi non fa non sbaglia”, per cui molti burocrati non fanno camminare le pratiche per paura di sbagliare i perché non c’è l’interesse a farle camminare. Quel principio deve essere trasformato in “chi fa bene viene premiato, chi non fa o fa male sbaglia”. E va sanzionato. Senza alcuna attenuante.
Ddl n. 733 su semplificazione: ecco cosa prevede
C’e voluta una pandemia per convincere il governo regionale ad intervenire, attraverso leggi di riforma, sui complicati meccanismi della burocrazia nella Pubblica Amministrazione, vero freno alla ripartenza economica della Sicilia. L’emergenza Covid 19 ha messo ancor più in evidenza le pecche di un sistema obsoleto, complesso ed elefantiaco.
A dire il vero una legge per rendere più snella la macchina burocratica era stata già approvata l’anno scorso. Si tratta della l.r. n.7 approvata dall’Assemblea regionale siciliana il 21 maggio 2019, su ‘disposizioni per i procedimenti amministrativi e la funzionalità dell’azione amministrativa’.
Una riforma che è intervenuta sulla materia della burocrazia a distanza di vent’anni, visto che la precedente legge risale al 1991. Nel nuovo testo approvato si è voluto dare priorità a questioni spesso dibattute, come quella di rendere più responsabili i dirigenti regionali e allo stesso tempo ridurre i tempi per l’espletamento dei procedimenti. E’ anche stato messo nero su bianco il diritto per i titolari delle istanze, di presentare memorie scritte e documenti o di svolgere audizioni, che l’amministrazione è obbligata a valutare. Ma, alla luce delle nuove esigenze, per far ripartire velocemente l’economia dell’Isola, dopo lo stop forzato di tutte le attività produttive, il governo di Musumeci ha voluto intervenire ulteriormente sule regole della burocrazia regionale, dettando le linee per un ideale funzionamento della pubblica amministrazione, che sia al servizio del cittadino e nel massimo rispetto di una trasparenza, che fino ad oggi non c’è mai stata.
Queste nuove regole erano state inserite nella legge di stabilità regionale 2020, ma per approvare nei tempi stabiliti i documenti finanziari, sono state stralciate e trasformate in un ddl a se stante (n.733 – Disposizioni per l’accelerazione delle procedure autorizzatorie e di spesa e della realizzazione di interventi infrastrutturali urgenti) e il documento ora si trova all’esame della prima commissione legislativa dell’Ars, quella degli Affari Istituzionali. In tre soli articoli vengono previste significative modifiche. In particolare all’articolo 1 viene prevista la riduzione dei termini di conclusione dei procedimenti (da 60 gg si scende a 45) e in caso di procedimenti complessi da 150 gg il termine si riduce a 120. In caso di necessità di acquisizione di pareri il tempo massimo per questa operazione scende da 30 a 20 giorni. Anche i termini per le conferenze di servizio legate ai procedimenti vengono di conseguenza ridotti di un terzo.
Nel ddl viene prevista inoltre la possibilità per coloro che vantano crediti dalla pubblica amministrazione, di produrre dichiarazioni sostitutive della documentazione da produrre per ottenere il pagamento. Dal canto suo la P.A. aumenterà i controlli a campione. Stesso discorso vale per il rilascio di autorizzazioni, licenze, concessioni ed atti comunque finalizzati ad abilitare lo svolgimento di attività: tutto con autocertificazione. All’articolo 2 viene previsto il conferimento di maggiori poteri decisionali ai sindaci e ai direttori generali delle aziende sanitarie per accelerare le procedure per la realizzazione di opere infrastrutturali di interesse strategico, e per la riqualificazione, l’adeguamento e la messa in sicurezza di edifici scolastici di proprietà della Regione e degli enti locali e di immobili di proprietà delle aziende del servizio sanitario regionale in relazione alla gestione dell’emergenza di pandemia Covid-19. Dopo il passaggio in commissione di merito il documento andrà in Aula per la sua definitiva approvazione.