Sfatare un modo di pensare “Al Nord si lavora, al Sud si sperpera” - QdS

Sfatare un modo di pensare “Al Nord si lavora, al Sud si sperpera”

Carlo Alberto Tregua

Sfatare un modo di pensare “Al Nord si lavora, al Sud si sperpera”

venerdì 08 Maggio 2020

La sparata di Vittorio Feltri, collega e vecchio conoscente, sull’inferiorità dei meridionali ovviamente non può essere presa sul serio. Si sa che lui ama le frasi ad effetto, anche se non vere. Tuttavia, noi che siamo meridionali, che abbiamo lavorato parte della nostra vita qui, non possiamo disconoscere che vi sia un fondo di verità.
Qualche mal pensante ripete, seppure riservatamente, che “al Nord si lavora e al Sud si spreca”. In questa generalizzazione, chi la pensa così, confonde il settore pubblico con quello privato.
Se pensiamo che ben otto o nove regioni hanno dichiarato il fallimento tecnico della loro sanità ed erano tutte meridionali, sottoponendosi ad una cura da cavallo per rientrare dal debito pregresso, non possiamo non rilevare come invece le regioni del Nord abbiano una sanità efficiente e i conti in ordine.
Se pensiamo che la stragrande maggioranza delle attività produttive si trovano dall’Umbria in su, mentre al Sud si fa molta fatica a farle funzionare, facciamo la fotografia di una realtà.


Non è che al Nord si lavora e al Sud si sperpera. Dove le attività produttive funzionano, il lavoro crea ricchezza e occupazione. Dove invece vi è un diffuso assistenzialismo, soprattutto pubblico, come vi è nel Mezzogiorno, non si crea ricchezza e neanche lavoro. Tant’è vero che di fronte a una disoccupazione del Nord di poco meno del quattro per cento, risultava il dato macroscopico del ventidue per cento in Sicilia, ove si conta quasi un milione di poveri, cioé un quinto della popolazione.
Ma perché in questi settantacinque anni dal dopoguerra, il Nord ha incrementato le proprie attività, la propria ricchezza e la propria occupazione, tant’è vero che molti meridionali vi si sono trasferiti? E perché il Sud non è stato capace di funzionare come il Nord?
Da un lato vi è una questione storica di gestione del Paese, dall’altro la responsabilità della gente, che è mediamente ignorante, per cui non capisce che facendosi mantenere in uno stato di bisogno da una classe politica disonesta, non decollerà mai.
Cosicché la situazione permane e non è suscettibile di evoluzione, neanche a pagarla.

Con la scusa della povertà dilagante, soprattutto nel Sud Italia, vi è un’altra questione da evidenziare e cioé che anche la classe politica eletta nel Sud ha, in gran parte, una mentalità accattona, per cui quando arriva in Parlamento non fa le adeguate battaglie per affermare i diritti del Meridione, che si soddisfa col trasferimento di risorse.
Il Mezzogiorno occupa circa un terzo del territorio nazionale ed un terzo è anche la sua popolazione, ma il tasso infrastrutturale rispetto al Nord è un quinto, il reddito pro capite è la metà, le linee ferrate da Salerno in giù sono di inizio secolo scorso, strade ed autostrade indecorose, interi territori a rischio idrogeologico.
Tutti i governi si impegnano ad inviare risorse al Sud intorno ad un terzo, ma così facendo il gap fra Nord e Mezzogiorno non si colmerà mai, con la conseguenza che quest’ultimo resterà, dicono, una palla al piede del Paese.


Che al Sud si sperperi è un modo di dire giusto e sbagliato, perché nel settore privato non si sperpera, ma si lavora molto più duramente in quanto le difficoltà sono nettamente superiori; invece, è vero riguardo la Pubblica amministrazione.
Che la burocrazia sia inefficiente per l’assenza dei valori di merito e responsabilità, perché non vince il sistema premiale-sanzionatorio, è un dato nazionale. Ma esso è più accentuato al Sud, dove sono maggiormente diffusi clientelismo e corruzione (va ricordato che durante lo sbarco degli americani in Sicilia, questa venne lasciata in mano alla mafia, come da accordo con gli alleati, provocando una più difficoltosa ripresa).
Ora, che la corruzione sia fisiologica a un sistema così come la prostituzione, lo diceva Georges Clemenceau (1841-1929). Avviene però che nel Nord, ove la corruzione c’è, le cose si fanno, qui invece la maggior parte delle risorse “si fumano” e le cose non si fanno, ovvero hanno bisogno di tempi immemorabili.
Cambierà questo stato di fatto appena descritto? Non lo sappiamo, perché non vediamo allo stato attuale una classe dirigente politica e non politica del Sud idonea al salto di qualità indispensabile per competere e crescere.

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