A lanciare l’allarme è Confcommercio che ha inviato una lettera aperta a Giuseppe Conte e Nello Musumeci con un elenco di iniziative da adottare immediatamente per scongiurare il peggio
SIRACUSA – Confcommercio Siracusa lancia un grido d’allarme per la possibile chiusura di ben 9.000 aziende in tutta la provincia aretusea a causa dell’istituzione della zona rossa in Sicilia. Per tale motivo, il presidente di Confcommercio Siracusa, Elio Piscitello, ha inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Regione Siciliana, ed alla Deputazione Nazionale e Regionale.
“Già dal mese di marzo e per tutto il primo lockdown – si legge nella lettera – abbiamo fornito il massimo aiuto sia dando il nostro contributo nel formulare le norme, sia per dare diffusione, comunicazione e supporto ai vari provvedimenti emanati. Ma ora non possiamo accettare questa nuova chiusura che di fatto discrimina alcune attività a scapito di altre. Non possiamo mettere alcuni settori contro altri, infatti, rispetto agli allegati 23 e 24, relativi al Dpcm del 14 gennaio, i più colpiti rimangono, tra gli altri, i pubblici esercizi, gioiellerie e i negozi di abbigliamento, creando un malcontento profondo tra le imprese che, nonostante gli sforzi, non riescono più a gestire la propria liquidità”.
Confcommercio Siracusa chiede, pertanto, che vengano prese le seguenti iniziative:
- Aperture di tutte le attività senza discriminazioni di settori merceologici, ma con le dovute cautele già fissate dai protocolli di sicurezza (anche ad esempio i negozi di abbigliamento e i pubblici esercizi, oltre a tutte le altre attività escluse);
- Controlli serrati per la corretta applicazione delle norme (qualora le forze dell’ordine non avessero le unità sufficienti a presidiare i territori, chiediamo l’impiego delle forze armate ad ausilio delle attività di monitoraggio e controllo del territorio), per evitare assembramenti specie nelle attività che richiamano i più giovani o nelle piazze;
- Ristori immediati e sostanziali secondo la perdita di fatturato e non per codici ateco o settori merceologici;
- Indennizzi adeguati anche alle aziende – start up – che hanno avviato la propria attività a partire dal 2019;
- Defiscalizzazione e decontribuzione per i possessori di partita iva per tutte le mensilità (compresa la tredicesima);
- Blocco immediato della tassazione e della contribuzione su tutti i livelli (nazionale, regionale, comunale) per tutto il 2021;
- Moratoria dei mutui e di qualsiasi impegno finanziario delle aziende, degli autonomi e dei professionisti e di tutto il mondo delle partite iva;
- Aumento dei posti letto delle terapie intensive in ogni provincia ad uso esclusivo dell’emergenza sanitaria.
“Siamo consapevoli che soltanto nella nostra provincia, con una popolazione di circa 400 mila abitanti e con circa 38 mila aziende, rischiano la chiusura circa 9 mila attività con la perdita di oltre 5 miliardi di fatturato insieme alla perdita di oltre 28 mila unità lavorative – conclude Piscitello -. Una ecatombe annunciata che il nostro tessuto sociale, oltre che economico, non si può e non deve permettersi. Siamo rispettosi della salute di tutti e siamo pronti ai sacrifici per l’emergenza sanitaria, ma dobbiamo salvaguardare l’emergenza sociale ed economica alla stessa stregua, pertanto aspettiamo rapide risposte senza le quali saremo costretti ad organizzare manifestazioni pubbliche di protesta, per salvare le aziende, i lavoratori e l’economia della nostra provincia”.