Si parla sempre e solo di Reddito di Cittadinanza in questi giorni: ecco come la pensano sindacati e forze politiche.
Se ne parla ovunque e attraverso qualunque mezzo. Forze sociali e sindacati si dividono tra a favore e contro lo stop al reddito di cittadinanza, i primi auspicando nuove misure di sostegno efficaci contro povertà e disoccupazione e i secondi temendo che la vicenda scateni una vera e propria “bomba sociale”.
Mentre tutti, dai cittadini ai politici di maggioranza e opposizione, si esprimono sulle novità introdotte dal Governo Meloni, si attendono le risposte su RdC e salario minimo da parte del ministro per il Lavoro Elvira Calderone. L’informativa su questi due importanti temi, che da giorni sono il cuore di una polemica politico-sociale tra le più accese degli ultimi tempi, è iniziata alle 15.30 di oggi nell’Aula del Senato.
Stop Reddito di cittadinanza, i timori di sindacati e forze sociali
“Il governo Meloni, con un Sms, mette 169mila nuclei famigliari sul lastrico, togliendo loro il Reddito di Cittadinanza, l’unica misura di tutela sociale che in questi anni ha salvaguardato milioni di persone dalla povertà, ha ridato dignità al lavoro, ha sottratto manodopera alle mafie”. Questo il commento, divulgato attraverso una nota, de “La Rete dei Numeri Pari”, che oggi chiede un “reddito universale / di autodeterminazione” per “azzerare le diseguaglianze” e “sconfiggere la povertà”.
Il gruppo chiede alle forze che si oppongono alla sospensione del contributo economico – in primis il Movimento 5 Stelle che l’ha introdotto, ma non solo – di mobilitarsi affinché “il Governo non cancelli una misura così importante in un Paese già duramente colpito da 13 anni ininterrotti di crisi”.
“Vogliamo risposte per abbattere povertà e disuguaglianze e per una vita degna. Vogliamo strumenti di sostegno al reddito inclusivi, salario minimo garantito, contratti stabili, lavori sicuri e non sfruttati. Vogliamo che il Governo faccia marcia indietro”, si legge nella nota.
“Ora attenzione ai meno abbienti”
Più moderata, ma non esente da preoccupazioni, la reazione di Ugl Catania allo stop al reddito di cittadinanza. “Quello che sta accadendo rispetto al Reddito di cittadinanza era stato previsto da diversi mesi ed era stato, ancora prima, argomento di programma elettorale della compagine politica che oggi sta governando. Non è di certo una novità, anche se riteniamo che il sistema di comunicazione adottato dall’Inps inizialmente è stato alquanto maldestro e poco esplicativo”, si legge in una nota.
“La misura, a suo tempo intrapresa, era comunque temporanea e non ha sortito gli effetti sperati, anche perché ha confuso la missione del sostegno economico alle fasce più deboli con quella rivolta al supporto momentaneo degli occupabili in cerca di lavoro. E questo difetto in una realtà come quella di Catania si è notata in modo particolare.”
La preoccupazione per gli effetti dello stop sulle famiglie, però, non manca. “Finalmente i due obiettivi verranno scissi e si darà quindi un assegno a coloro i quali hanno davvero bisogno di un aiuto economico (da gennaio poiché fino a tutto il 2023 queste persone hanno ancora diritto al Reddito di cittadinanza), mentre per quanto riguarda chi è in grado di lavorare (e non avrà più il Reddito) da settembre ci sarà un emolumento mensile finalizzato alla formazione e al lavoro”, dice il segretario Giovanni Musumeci. “Senza contare che centinaia di nuclei familiari stanno ricevendo la carta “Dedicata a te” con un contributo spesa una tantum”.
Luci e ombre del reddito di cittadinanza
Per Ugl Catania, il reddito è servito – soprattutto durante la pandemia da Covid – ma, tra truffe allo Stato e mancanza di politiche attive efficaci, purtroppo è rimasta una misura come altre, inefficace a risolvere il problema della povertà e della disoccupazione al 100%.
“Se è vero dunque che il Reddito di cittadinanza è stato utile, principalmente durante il periodo più difficile della pandemia Covid, ad aiutare migliaia di cittadini è anche vero che soltanto la mole di truffe allo stato rilevate ha evidenziato non poco lo sperpero di denaro pubblico che si è avuto in questi anni, contribuendo sensibilmente ad alimentare il mercato del lavoro nero“, si legge nella nota sull’argomento.
“Siamo fiduciosi che il passaggio invocato dall’assistenzialismo alla giusta assistenza sul fronte della diffusa povertà e per il lavoro, porterà presto a una reale inversione di tendenza”, auspica il sindacato etneo.
Sul fronte del futuro post – RdC, chiedono confronti e soluzioni immediate – soprattutto in Sicilia, regione “regina” della misura di sostegno al reddito -, in particolare per le politiche del lavoro. “Si apre una nuova fase del reddito di cittadinanza che impone massima responsabilità e massima attenzione verso le politiche attive del lavoro. Oggi più che mai è indispensabile che il governo regionale si confronti con le parti sociali per affrontare questo momento complesso”, spiegano segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Sicilia, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Luisella Lionti che rimarcano come “si debbano subito attivare tutti i meccanismi per sostenere l’occupazione nell’isola, oltre che rafforzare tutti i presidi socio assistenziali nella regione” e “tutelare tutte le categorie fragili e in condizioni di disagio”.
La voce della politica
Sul reddito di cittadinanza, la politica è divisa. Tanto in passato quanto ora che le intenzioni del Governo Meloni si stanno realizzando. Da una parte c’è la maggioranza, convinta che lo stop deciso sia la strada da percorrere per contrastare la vera povertà e dare credibilità al Governo; dall’altra, le opposizioni (principalmente M5s, Pd, Unione Popolare e Sinistra Italiana), che parlano di “cittadini abbandonati” e rischio di “disastro sociale” (nelle parole del leader M5S ed ex premier Conte).
I Comuni sono anche in agitazione. Chiedono come assistere i cittadini (dopo il caso di Terrasini e considerando il rischio di gesti estremi) e linee guida per fare in modo che nessuno venga lasciato indietro.