Turismo, ennesima beffa. La Sicilia è prima per siti Unesco, ma l'Unwto dell'Onu si ferma a Roma - QdS

Turismo, ennesima beffa. La Sicilia è prima per siti Unesco, ma l’Unwto dell’Onu si ferma a Roma

Giuseppe Lazzaro Danzuso

Turismo, ennesima beffa. La Sicilia è prima per siti Unesco, ma l’Unwto dell’Onu si ferma a Roma

lunedì 29 Giugno 2020

Corrado Bonfanti, vicepresidente nazionale dell’Associazione Beni Patrimonio dell’Umanità, “Rimediare all’errore invitando qui il segretario Pololikashvili e la dottoressa Priante”. Quest'ultima, a seguito del nostro servizio, risponde su Twitter, "Saremo lieti di venire in Sicilia e nel Sud". Gianni Puglisi, già presidente della Commissione Italiana per l'Unesco, aveva ipotizzato che la scelta della Lombardia fosse conseguenza della sofferenza patita per l'emergenza coronavirus. E ha messo in guardia, “In Italia ci mancano programmazione, progettualità, risorse per la realizzazione dei progetti e capacità di investimento in infrastrutture”. Intanto il sindaco di Noto sollecita il presidente della Regione Musumeci a mettere in rete i siti siciliani perché questi tesori possano produrre ricchezza

Mercoledì prossimo, giorno della riapertura dei confini esterni di Schengen, Zurab Pololikashvili, segretario generale dell’United Nations World Tourism Organization (Unwto), l’organismo turistico dell’Onu, sarà in Italia per l’avvio del #RestartTourism internazionale con l’obiettivo di far ripartire in sicurezza questo settore così vitale e determinante dell’economia mondiale.

Ma il
#RestartTourism in Italia – scelta dall’Unwto perché è uno dei Paesi più
desiderati dai viaggiatori di tutto il mondo ma anche tra i più colpiti dalla
pandemia – comincia con una bestemmia: il tour prevede infatti visite a Milano,
Venezia e Roma, tagliando fuori il Sud e soprattutto quella Sicilia che è la
regione con il maggior numero di siti, patrimoni immateriali e geoparchi di
tutt’Italia.

E questo il direttore Commissione Regionale Europa dell’Unwto, l’italiana Alessandra Priante, che accompagnerà Pololikashvili ed è stata un’importante esperta del Ministero del Turismo, dovrebbe saperlo.

Zurab Pololikashvili e Alessandra Priante

Il vicepresidente dell’Associazione Unesco Italia, “Invitiamoli noi”

“Credo – ci ha detto Corrado Bonfanti, sindaco di Noto e vicepresidente vicario dell’Associazione nazionale Beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità – che occorra rimediare, per cui mi permetto di invitare ufficialmente in Sicilia il segretario Pololikashvili e la dottoressa Priante. Se non subito, per una prossima visita: tra i Beni materiali Unesco la Sicilia annovera il vulcano Etna, le isole Eolie, la Valle dei Templi di Agrigento, la Villa romana del Casale di Piazza Armerina, Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica, la Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale e naturalmente le città tardo barocche del Val di Noto”.

E poi ci sono i beni
immateriali: l’arte dei muretti a secco, la vite ad alberello di Pantelleria,
la Dieta Mediterranea, l’Opra dei pupi. E infine i Geoparchi Rocca di Cerere e
delle Madonie.

Corrado Bonfanti

Così, se l’Italia, che ne ha cinquantacinque, è il Paese al mondo che vanta il maggior numeri di siti Unesco, la Sicilia detiene il primato italiano.

La pronta risposta, su Twitter, dell’Unwto

Pronta risposta dell’ Unwto dopo la pubblicazione on line, stamattina, di questo servizio.

Su Twitter, infatti, la direttore Alessandra Priante ha scritto: “Non tagliamo fuori nessuno. La missione, concordata con i Ministeri competenti, prevede passaggi nelle zone più colpite dal Covid 19”.

E rispondendo all’invito del Sindaco di Noto, ha aggiunto “Saremo lieti di venire in Sicilia e nel sud. Inviate la vostra proposta sia a noi che al @ _MiBACT”.

Bonfanti, formalizzeremo l’invito d’intesa con il Governo regionale

“La pronta risposta – ha sottolineato Bonfanti – fa emergere un interesse anche per le bellezze del Sud. Quindi, come richiesto, d’intesa con il Governo regionale formalizzeremo, anche al Mibact, il nostro invito a venire a visitare i luoghi siciliani Patrimonio dell’Umanità, alcuni dei quali sono, come si dice, ‘siti seriali’. Quello del Val di Noto, per esempio, inserito nella World Heritage List nel 2002, comprende Caltagirone, Militello, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli che, colpite dal terremoto nel 1693, rinacquero barocche. Questi tesori possono produrre ricchezza, ecco perché dobbiamo farci sentire: non è vero che con la Cultura non si mangia. Tra l’altro durante la visita l’Unwto firmerà, per la prima volta nella storia, un memorandum d’intesta con la Fao per lo sviluppo del turismo rurale ed enogastronomico. E noi, soprattutto dopo il lockdown, dobbiamo approfittare di ogni occasione per far sì che queste meraviglie possano produrre ricadute economiche: in ogni parte del mondo sono alla ricerca di siti Unesco per le loro vacanze culturali”.

Il Turismo, la Questione meridionale e l’emergenza coronavirus

Nel nostro servizio, prima della conferma contenuta nella risposta della direttore Priante, Gianni Puglisi, rettore dell’Università Kore di Enna e già presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, aveva ipotizzato che, a parte Roma e Venezia, città comunque uniche, dietro la scelta di inserire Milano ci fosse la volontà di privilegiare quella Lombardia, che, oltre a vantare, con la Sicilia, il maggior numero di siti Unesco, in più è stata pesantemente colpita dalla pandemia.

“Scegliere luoghi emblematici – aveva sottolineato Puglisi – in un Paese ricco di meraviglie come l’Italia è comunque difficile. Per esempio, secondo me, la Toscana è un gioiello dei Beni culturali nella loro complessità, sotto i profili storico-artistico, paesaggistico, delle tradizioni immateriali, dei geoparchi. Ovviamente, essendo siciliano, so che la mia terra non è seconda a nessuno. E rivendico di aver contribuito, prima di concludere la mia esperienza da presidente della Commissione Unesco, all’inserimento della Palermo arabo-normanna nel registro dei siti Patrimonio dell’Umanità. Ecco, se vogliamo metterla così, forse la Toscana e la Sicilia non hanno bisogno di essere pubblicizzate”.

Gianni Puglisi

Perché l’Italia non è un sito d’attrazione universale

Il Turismo, che nel nostro Paese vale il 13% del Pil, è certamente uno dei settori più danneggiati dalla pandemia, ma la scelta dell’Unwto di ripartire dall’Italia, secondo Puglisi, ha un difetto.

“Il Belpaese – afferma
– non riesce a essere, nel suo complesso un sito di attrazione universale,
perché ha una difficoltà a rappresentarsi come un luogo dell’eccellenza qual è in
effetti”.

“L’Italia –
spiega – si rappresenta male perché i suoi siti non sono adeguatamente
valorizzati e conservati, sono difficilmente raggiungibili e dunque fruibili. E
questo è un problema di incultura nel governo di questi beni. Ci mancano
programmazione, progettualità, risorse per la realizzazione dei progetti e
capacità di investimento in infrastrutture, dai collegamenti agli alberghi.
Senza parlare della diseducazione alla Cultura con il tentativo di eliminare la
Storia dell’Arte dai programmi scolastici”.

Le isole Eolie

Puglisi, ricordando l’abbandono delle miniere tra Enna e Caltanissetta racconta di come la Svezia, nazione con poche attrattive, ha fatto diventare un grande polo d’attrazione Falùn, da cui si ricavava il rame che, ricoperto d’argento, veniva utilizzato per gli oggetti in Sheffield. 

Gli altri siti siciliani che potrebbero diventare patrimonio Unesco

Sempre parlando
della Sicilia, lo studioso, sottolinea che, se l’Unesco non avesse deciso di
contingentare il numero di siti a uno l’anno per Paese, ci sarebbero in Sicilia
davvero tanti altri potenziali luoghi da inserire nella World Heritage list.

“Mozia, per
esempio – afferma – tappa di un sito seriale, un’ideale via dei Fenici che
dalla Siria, passa dal Libano, dalla Costa del Nordafrica e giunge in Sicilia e
poi in Sardegna: credo sarebbe nelle corde dell’Unesco. E poi c’è il Cretto di
Burri, che ricoprì la Gibellina distrutta dal terremoto del 1969: un’idea
geniale, emozionante come il Museo dell’Olocausto di Berlino, una grande opera
d’arte. Infine, tra i beni immateriali, potrebbe esserci la lavorazione del
corallo Toro, nel Trapanese e nel Saccense”.

Un’eruzione dell’Etna

Arti effimere, Tonnare e Carnevale tra le ipotesi

Tra i futuri patrimoni materiali e immateriali della Sicilia, Corrado Bonfanti vedrebbe invece un sito seriale delle tonnare – una di quelle meglio conservate, eretta dai principi netini Nicolaci di Villadorata si trova a Marzamemi, nel Siracusano -, le arti effimere, con l’Infiorata netina,  e quel Carnevale un tempo principale festa della Sicilia, ricca di canti, usi, e prelibatezze enogastronomiche.

“Anche alla luce della risposta ricevuta oggi dalla direttore europeo dell’Unwto Alessandra Priante – ha sottolineato Bonfanti – ritengo che di queste cose, che potrebbero produrre grande ricchezza, occorrerebbe discutere al più presto con il presidente della Regione Nello Musumeci, con gli assessori al Turismo Manlio Messina e ai Beni culturali Alberto Samonà e con tanti altri protagonisti dell’economia turistica siciliana: come dice il prof. Puglisi la programmazione deve diventare la nostra arma migliore insieme con la capacità di fare squadra e batterci per la nostra terra”.

“Mettendoci tutti intorno a un tavolo – ha concluso – e potremmo gettare le basi per mettere in rete i siti Unesco siciliani. Io, per parte mia. lo sto già facendo nel Val Di Noto: da tempo i siti dialogano, stilano insieme progetti, investono. E pensano in grande, come fecero coloro i quali ricostruirono Noto facendone un meraviglioso giardino di pietra”.

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