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Un fiore nel deserto

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Un fiore nel deserto

Giovanni Pizzo  |
domenica 29 Gennaio 2023

L’emendamento presentato dalla deputata Marianna Caronia tende a rappresentare una parte di isola che non producendo consenso, ma sforzandosi di produrre PIL, è onestamente ignorata dalla politica.

Nel deserto di parole consone ad una politica di contributi a pioggia rarefatta, visto che i bilanci sono magri, tra sagre paesane, mostre di autori non altisonanti, carnevali brasiliani in tutte le contrade, spunta un fiore nel deserto. Spunta in finanziaria regionale un contributo di mezzo milione per una piattaforma on-line agroalimentare. L’emendamento presentato dalla deputata Marianna Caronia tende a rappresentare una parte di isola che non producendo consenso, ma sforzandosi di produrre PIL, è onestamente ignorata dalla politica provinciale siciliana. Il PIL, chi era costui? Per i politici siciliani chi produce prodotti, e che ha bisogno di piattaforme di vendita necessarie, è un Carneade. Quanti voti dispone il mondo produttivo? Tanti, ma assolutamente dispersi e non canalizzabili su un singolo deputato. Allora che ci frega.

L’emendamento Caronia, non nuova a queste visioni, sua la norma sulla quota obbligatoria di rappresentanza di genere in giunta, sembra un salmone controcorrente. È il tentativo di dare un segnale differente nell’inutile rappresentazione paesana della finanziaria regionale. Ci sta dicendo che abbiamo bisogno di avere una Amazon glocal, una Alibaba siciliana, se no ci disperderemo al ribasso tra le tante piattaforme virtuali di vendita e acquisto. Ci dice che ci dobbiamo aggregare, se vogliamo essere Brand Sicilia e difenderci sui mercati. È ovvio che questa soluzione è più utile ai piccoli produttori agroalimentari, che non hanno una forza di marketing virtuale per autopromuoversi, ma i grandi campioni del nostro vasto mondo agricolo dovrebbero partecipare, rinunciando all’individualismo, e fare da guida, come fece il compianto Diego Planeta nel vino. Il mondo agroalimentare siciliano è vasto, con un’enorme biodiversità e qualità. Ma sconta le catene dell’intermediazione, fatte anche da soggetti miopi o senza scrupoli. Come per esempio la catena sulle olive da mensa, comprate a pochi centesimi da sensali locali e vendute ai grossisti napoletani.

Entrare direttamente sui mercati globali è una scommessa da sostenere, e sarebbe giusto rinforzare questa norma aumentandone la somma. Vogliamo competere con Amazon con mezzo milione? Non possiamo rinunciare a qualche ora di carnevale o mostra di vattelappesca per sostenere la nostra agricoltura ed il futuro alla nostra terra? Abbiamo strappato per anni braccia all’agricoltura per trasformarle in forestali votanti i rais del voto, possiamo invertire questo flusso dando un futuro ai nostri figli?

Mi raccomando gestiamo in modo decente questo fiore nel deserto, diamogli un nome che buchi il web e affidiamolo a mani esperte, mi viene in mente proprio l’Irvo che guidò Planeta, tramite un bando pubblico per evitare che i Moja di turno non facciano finire tutto in salamoia.
Così è se vi pare.

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