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Siracusa, la ricetta del presidente di Confindustria per il Paese

redazione

Siracusa, la ricetta del presidente di Confindustria per il Paese

sabato 18 Gennaio 2020

Vincenzo Boccia all’assemblea pubblica degli industriali aretusei voluta da Diego Bivona," Un piano di lungo termine per la crescita del Paese e per ridare un futuro ai giovani"

SIRACUSA – “Ridurre il debito, ridurre il deficit e aumentare la crescita”. Abbiamo tre grandi questioni davanti a noi: la questione infrastrutturale, la formazione e inclusione dei giovani e la competitività del Paese. Su questo dobbiamo agire. La formazione ci garantisce il futuro del Paese e le infrastrutture ci garantiscono la competitività del Paese”.

Questo il messaggio che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, lancia da Siracusa in occasione dell’assemblea pubblica di Confindustria Siracusa sul tema “Il capitale umano – risorsa strategica per l’impresa ed il territorio” che si è tenuta mercoledì a villa Politi.

“Abbiamo tre grandi questioni davanti a noi – ha proseguito Boccia – quella infrastrutturale, la formazione e l’inclusione dei giovani e la competitività del Paese. Su questi punti dobbiamo agire e orientare tutte le risorse. La formazione ci garantisce il futuro del Paese e le infrastrutture ci garantiscono la competitività del Paese”.

L’incontro è stato utile anche per sancire la firma dell’accordo per il potenziamento della filiera formativa in apprendistato per l’industria 4.0 – “Talent Pipeline” tra l’Assessorato Regionale all’istruzione e formazione, l’Università di Catania, l’Usr ambito X di Siracusa, l’Anpal Servizi e Confindustria Siracusa.

Subito dopo spazio dedicato a una tavola rotonda moderata da Marcello Sorgi, alla quale hanno partecipato dando il proprio contributo Luca Bianchi (Direttore Svimez), Giovanni Brugnoli (Vice Presidente Confindustria per il capitale umano), Edoardo Garrone (Presidente Erg), Roberto Lagalla (Assessore all’istruzione e formazione Regione Siciliana), Andrea Prencipe (Rettore Luiss) e Francesco Priolo (Rettore Unict).

Nella provincia di Siracusa, come emerge da un focus di Svimez sull’economia del Mezzogiorno del 2018, a fronte di una popolazione inattiva, ma in età lavorativa, pari a 107 mila unità, i giovani tra i 15-29 anni che non studiano né lavorano sono oltre 74 mila. A questo fatto fa da contraltare un altro elemento, altrettanto preoccupante, sia per la dimensione che per il depauperamento del capitale umano interessato, relativo alla “migrazione selettiva” dei giovani laureati. I dati sono noti: negli ultimi 15 anni la Sicilia ha perso 175.000 giovani ed oltre 52.000 laureati, di cui circa 6.000 solo della provincia di Siracusa. Una dispersione di capitale umano a cui occorrerebbe porre rimedio con incisive politiche attive per attenuarne quanto meno la dimensione.

“Oggi molti giovani rinunciano alla vicinanza dei propri cari, alle radici ed al clima del proprio territorio e non sono invece più disposti a rinunciare a servizi essenziali e determinanti per la qualità della vita: i trasporti, le infrastrutture, la sicurezza, la sanità, i servizi della pubblica amministrazione” – Così Diego Bivona, presidente di Confindustria Siracusa, nella sua relazione iniziale .

“L’ambizione di questi giovani oggi è di lavorare in un contesto in cui vengano favoriti lo scambio di esperienza per una crescita personale, la valorizzazione del merito per una crescita professionale, si possa guardare con fiducia al futuro dei propri figli. Condizioni assicurate in molte Regioni del Paese e d’Europa. Le nostre aziende del polo industriale hanno difficoltà a trovare manodopera specializzata, di saldatori, strumentisti, elettricisti ed anche di giovani laureati di talento da Napoli in su, che siano disponibili a lavorare in Sicilia.

Succede, ad esempio, che un giovane ingegnere, dopo aver superato brillantemente il colloquio, rifiuta l’assunzione perché ha valutato più importante l’aspetto della reputazione del contesto territoriale dove dovrebbe lavorare. Ed oggi, nella nostra zona industriale, le aziende, nonostante i continui e consistenti investimenti realizzati per migliorare la sostenibilità ambientale e sociale, vedono passare il messaggio anche mediatico di un territorio “negativo” per la qualità della vita.

Se il nostro territorio è diventato poco attrattivo, non solo per le imprese, ma anche per chi è in cerca di lavoro, in parte lo dobbiamo, a chi, pur avendo responsabilità pubblica, contribuisce a dare una visione negativa di invivibilità, ben oltre la realtà, amplificata dall’utilizzo dei social, spesso con titoli ad effetto.

Ecco perché di fronte a questo quadro occorre mettere in campo una decisa discontinuità rispetto al passato, ricercando una coesione d’intenti, a prescindere dalle appartenenze politiche, per cambiare rotta. Agire in fretta e mettere in campo azioni forti, concrete, non occasionali: un piano strategico decennale per investimenti veri in infrastrutture e servizi, nel turismo, nell’innovazione tecnologica, nella buona sanità, che tenga conto anche della questione temporale”.


L’erosione del capitale umano sta danneggiando la capacità di creare una nuova classe dirigente nel pubblico e nel privato

“Non si risolvono i problemi per decreto o con provvedimenti tampone come il reddito di cittadinanza o simili. È inutile “pompare” risorse finanziarie, sprecandole in sussidi a pioggia. Le Politiche di corto respiro servono solo per prendere qualche voto alle prossime elezioni, ma non per invertire la fuga dalla nostra Sicilia. La Sicilia è una grande Regione con 5 milioni di abitanti, che ha la necessità e il diritto di cittadinanza di far viaggiare i propri abitanti, i turisti e le merci che le aziende producono, non solo per via aerea, peraltro con costi delle compagnie aeree diventati insostenibili.

Il Ponte sullo Stretto risolverebbe una volta per tutte il tema della continuità territoriale, con la possibilità di utilizzare anche il trasporto ferroviario che sostanzialmente è stato abolito. Questa provincia negli ultimi anni è stata testimone del fallimento di importanti investimenti imprenditoriali ecosostenibili, nel campo dell’energia, del turismo, della portualità diportistica (e financo nell’agroalimentare), iniziative che se realizzate avrebbero oggi dato un altro volto alla nostra economia. Chi amministra la cosa pubblica deve poter valutare ex ante, con responsabilità e in tempi ragionevoli, l’impatto sull’economia degli iter autorizzativi e dei conseguenti processi decisionali.

Mentre il mondo corre, da noi, purtroppo, la burocrazia si aggroviglia in pastoie a volte davvero incomprensibili anche per il comune cittadino. Diamoci come Paese una strategia chiara per raggiungere tale obiettivo, partendo da un corposo piano di rafforzamento delle risorse umane delle Amministrazioni preposte alla gestione dei processi programmatori.

I decisori politici sposino il valore della meritocrazia dei giovani talentuosi. Come Confindustria Siracusa ci stiamo impegnando con le nostre aziende per rafforzare il rapporto con l’Università, con il sistema scolastico e formativo in genere. Siamo di recente entrati tra i soci fondatori dell’ITS – Istituto Tecnico Superiore della Fondazione Archimede di Siracusa per formare giovani con professionalità rispondenti ai fabbisogni delle aziende.

Gli Istituti Tecnici Superiori – ITS, scuole di tecnologia post-diploma, a dieci anni dalla nascita registrano l’82% di occupazione degli iscritti. Il loro successo occupazionale è legato a due fattori: il primo è che questi istituti si collegano ad un bisogno delle aziende e formano direttamente per un mestiere, il secondo fattore è che la formazione è a cura di docenti che provengono in buona parte dal mondo del lavoro e si svolge per il 42% in stage. Tuttavia abbiamo ancora pochi iscritti in Italia, 8000 diplomati l’anno contro 800.000 della Germania.

Stiamo inoltre lavorando con la Scuola per implementare l’alternanza scuola-lavoro. Proprio oggi (mercoledì scorso, ndr) sottoscriveremo con l’Assessorato Regionale all’Istruzione e Formazione, l’Università di Catania, l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Anpal Servizi, il protocollo denominato “Talent pipeline” per il potenziamento della filiera formativa in apprendistato per l’industria4.0, che, confidiamo, potrà soddisfare pienamente le esigenze di professionalità dell’area industriale di Siracusa.

In queste attività siamo agevolati dalla presenza di importanti società multinazionali nel nostro territorio che hanno fatto, oggi come non mai, della Responsabilità Sociale d’Impresa un loro credo e sono disponibili a mettere a fattor comune delle imprese e dei giovani del territorio, le proprie competenze, tecnologie, management. Crediamo che la loro “contaminazione” possa produrre effetti positivi sulla intera società e crediamo che il territorio e le Istituzioni rispondano a questa opportunità in maniera matura e coesa. Per primi, in Italia, sperimenteremo l’apprendistato di primo e terzo livello per gli studenti per immetterli direttamente nel mondo del lavoro rispondendo così alle esigenze delle nostre aziende, piccole, medie e grandi e, perché no, anche della auto-imprenditorialità.

Crediamo fortemente che occorra intercettare precocemente i giovani, attraverso percorsi formativi strutturati e già sperimentati: si rafforza la cultura d’impresa, si danno opportunità concrete ai giovani di trovare un lavoro o di crearselo per loro stessi, ma soprattutto si trattengono qui risorse qualificate. Nello stesso tempo, auspichiamo misure e strumenti adeguati per attrarre da noi nuovo capitale umano già formato da inserire nelle aziende a più alto tasso di sviluppo o nelle multinazionali pronte ad investire e nei Dipartimenti pubblici regionali e locali, per alzarne la qualità”.

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