Emergenza e Reddito di cittadinanza, i Cpi in ginocchio con il Covid 19 - QdS

Emergenza e Reddito di cittadinanza, i Cpi in ginocchio con il Covid 19

Michele Giuliano

Emergenza e Reddito di cittadinanza, i Cpi in ginocchio con il Covid 19

martedì 17 Marzo 2020

Sospese attraverso i Centri per l'impiego tutte le attività differibili, attivato dialogo via internet. Dalla Regione ok solo a servizi urgenti legati all’avviamento al lavoro o all’avvio di tirocini

PALERMO – Il coronavirus blocca qualunque attività lavorativa dei percettori del reddito di cittadinanza. Sono state sospese, infatti, tutte le attività e i servizi che possono essere differiti nel tempo, e tra questi saranno riprogrammati gli appuntamenti relativi al Reddito di Cittadinanza ed in genere tutte le attività propedeutiche all’avvio delle politiche attive del lavoro.

In questo periodo di emergenza sanitaria, i beneficiari del RdC saranno contattati telefonicamente dal personale Navigator per informarli della sospensione ed erogare tutte quelle attività che possono essere somministrati in remoto.

Nei Centri per l’impiego, quindi, saranno erogati solo servizi indifferibili legati all’avviamento al lavoro o all’avvio di tirocini. Ancora, sarà informata l’utenza, attraverso una apposita affissione interna ed esterna ai Centri per l’Impiego, di utilizzare il portale informativo regionale al link https://silavora.it/ per fissare gli appuntamenti facendo uso dell’agenda on-line; dove fosse necessario provvedere da casa alla stampa della scheda anagrafica professionale (Sap) facendo uso dell’applicativo in uso sul portale.

Per il resto, l’assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, ha disposto che gli uffici si occupino di erogare servizi esclusivamente tramite appuntamenti e di attenersi strettamente alle indicazioni contenute nelle disposizioni del Governo e del Presidente della Regione.

Si interrompe quindi quel processo che era partito da poche settimane, di attivazione delle otto ore lavorative settimanali che ogni fruitore del RdC “deve” al proprio Comune, per rendersi utile in tutte le attività che possono essere loro proposte in base alle proprie competenze, oltre che cercare tra le possibilità offerte dal Cpi di riferimento un impiego stabile.

La fase appena cominciata e adesso interrotta si concretizzava nella convocazione dei percettori del reddito di cittadinanza ad un primo colloquio, cui avrebbe dovuto seguire la definizione del “Patto per il lavoro” vero e proprio e infine la ricerca del posto. Chi riceve, già da aprile, l’assegno dovrebbe infatti essere avviato al lavoro: la prima offerta può essere rifiutata solo se il contratto offerto dista oltre 100 chilometri, la seconda se si trova a più di 250 e la terza in nessun caso. È questo lo snodo più delicato del meccanismo del Reddito di cittadinanza. Tutte le Regioni si sono impegnate ad avviare le convocazioni dei percettori a partire dal mese di settembre. I colloqui non riguardano solo l’intestatario del reddito, ma tutti i maggiorenni della famiglia non occupati o che non frequentano un regolare corso di studi.

Saranno invece esclusi i beneficiari delle pensioni di cittadinanza o gli over 65, nonché i disabili (per i quali può esserci però un’adesione volontaria finalizzata alla ricerca del lavoro). Esonerati sono anche i componenti della famiglia con impegno di cura per bambini sotto i tre anni o per persone non autosufficienti. Questo iter sarebbe dovuto partire già diversi mesi fa, poiché le prime convocazioni dai Centri per l’impiego sarebbero dovute arrivare ai beneficiari nei trenta giorni successivi al ricevimento del reddito: così però non è stato.

I ritardi si sono accumulati a causa dei tempi lunghi del concorso pubblico per navigator, che hanno preso servizio solo a luglio. Il patto per il lavoro servirà ad identificare le competenze e prevede che debba essere accettata almeno una delle tre offerte di lavoro congrue che verranno avanzate.

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