Economia, gli agriturismi isolani strangolati dalla pandemia - QdS

Economia, gli agriturismi isolani strangolati dalla pandemia

Chiara Borzi

Economia, gli agriturismi isolani strangolati dalla pandemia

venerdì 11 Dicembre 2020

Emanuele Savona (vice presidente Agriturism Sicilia): “Gli aiuti che non arrivano provocano chiusure e fallimenti”. Il Fondo Perduto che doveva essere erogato col click day ai primi di ottobre è stato un vero fallimento

PALERMO – L’intervista al vice presidente nazionale Agriturism Emanuele Savona svela e chiarisce, ribadendolo, l’attuale stato di grave crisi economica che interessa il mondo degli agriturismi siciliani.

Tutti gli organi di governo hanno promesso interventi e sostegno economico per il settore, delle somme che solo in parte sono pronte per l’erogazione, ma stando a quanto fatto emergere dal vice presidente siciliano di Agriturism Nazionale non ci sono elementi per poter guardare con fiducia neppure al futuro immediato.

Alcune procedure di accesso ai fondi hanno perfino finito per escludere delle aziende chiaramente finite in deficit a causa della pandemia, mentre com’è noto sono in ritardo somme proveniente dai vari Decreti Legge Ristori.

Presidente Emanuele Savona, 530 aziende hanno avuto accesso all’operazione 21.1.1 “Sostegno per l’agriturismo, le aziende e fattorie didattiche” avviato dalla Regione Siciliana. Può essere considerata una misura utile per gli agriturismi siciliani?
“La misura 21 è un intervento che si sta verificando in tutte le regioni – spiega Emanuele Savona -. Si basa sull’eccedenza di spesa dei PSR, cioè con i soldi risparmiati in quanto non spesi dalle programmazioni passate. è una boccata d’ossigeno importante, ma dobbiamo al contempo registrare il fallimento del Siciliapei, ossia il Fondo Perduto che doveva essere erogato col click day ai primi di ottobre e che in realtà si è verificato essere un vero fallimento. Aziende che hanno chiesto contributi di più di 30.000 euro, giustificando la richiesta con la perdita d’esercizio, riceveranno appena duemila euro, tanto quanto le aziende che hanno avuto perdite bassissime. Purtroppo il principio di suddividere il plafond in maniera uguale per tutti non risulta meritocratica. La Regione Siciliana ha provato a limitare i danni con il Bando IRFIS che alla fine si è rivelato un nuovo fallimento. Doveva essere un finanziamento a tassi molto agevolati, senza valutazione del merito creditizio, e invece la commissione ha bocciato anche delle pratiche di aziende in difficoltà”.

530 aziende siciliane servite possono essere considerate un buon numero?
“I nullaosta agrituristici in Sicilia sono circa 800. Purtroppo la maggior parte delle aziende è sorta solo ai fini del contributo per la ristrutturazione, ma non svolgono professionalmente l’attività agrituristica. Consideriamo che probabilmente solo circa 200 aziende sono quelle che svolgono attività di ricezione in stanze e ristorazione”.

Decreto Legge Ristori. Gli agriturismi siciliani hanno ricevuto le somme?
“Il DL Ristori purtroppo è sorto con troppe lacune. Siamo già al Ristori quarter a testimonianza del fatto che i decreti vengono sfornati velocemente senza criterio. Agriturist ha più volte denunciato incongruenze. Il rischio è sempre quello di avere aziende che meritano un sostegno senza che ne abbiano in maniera adeguata. Ad oggi è arrivato soltanto il contributo del primo “Ristori”, i ritardi sono causa di chiusure e fallimenti”.

Basta calcolare il fatturato perso per pensare di ottenere aiuti utili a permettere una ripartenza?
“Agriturist ha più volte chiesto che i contributi alle aziende siano elargiti in termine percentuale del 25% sulla differenza di fatturato tra il 2020 e il 2019. Fino ad ora invece è stato dato il 20% sulla differenza tra Aprile 2020 e Aprile 2019, prendendo quindi in considerazione solo un mese di fatturato. Inoltre non si sta in nessun modo aiutando chi continua a lavorare garantendo stipendi, perché i fondi si limitano ad un periodo circoscritto di chiusura. In questo modo ripartire è assolutamente impossibile”.

Sembra dunque cadere la maschera per quelle procedure burocratiche che non allargano la platea dei beneficiari, ma l’hanno stretta, mentre emerge il peso di una burocrazia italiana lenta, che rischia di affossare definitivamente l’attività dei tanti capo azienda siciliani aperti anche a ristorazione e ricezione turistica. Il rischio per il comparto è reale perché interessa numeri economicamente rilevanti per il territorio regionale.

Stando agli ultimi dati comunicati da Istat (anno 2018), in Sicilia il 94% delle strutture agrituristiche siciliane prevede anche la possibilità di alloggio per ben 12.143. Oltre alla possibilità di alloggio, i due terzi delle aziende agrituristiche isolane prevedono anche attività di ristorazione (488), per un totale di 24.545 posti a sedere, mentre ammontano a 408 gli agriturismi siciliani che all’alloggio accostano anche attività di degustazione.

Sono, invece, pari a 687 le aziende agrituristiche siciliane che, oltre all’alloggio, permettono di svolgere altre attività: in particolare, parliamo di escursionismo (489), sport (480), equitazione (227), osservazioni naturalistiche (138), trekking (81); tra queste vi sono anche 105 agriturismi con fattorie didattiche. Il settore agrituristico è un piccolo fiore all’occhiello a cui la Sicilia non può economicamente rinunciare.

Twitter: @ChiaraBorzi

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