Ambiente, problemi e soluzioni: il punto per la Sicilia - QdS

Da Cop27 all’azione contro il cambiamento climatico: ecco a che punto è la Sicilia

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Da Cop27 all’azione contro il cambiamento climatico: ecco a che punto è la Sicilia

Marianna Strano  |
domenica 04 Dicembre 2022

Dopo Cop27 e le esperienze concrete che mostrano il dramma dei cambiamenti climatici, la sfida delle politiche per l'ambiente più sostenibili riparte dai territori: la situazione della Sicilia.

Gli ambientalisti sono vagamente delusi da Cop27, la ventisettesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Sharm el-Sheikh lo scorso novembre. Per quanto siano salvi gli obiettivi sul riscaldamento globale, i risultati sul fronte dello stop alle emissioni non sono stati quelli attesi. La sfida adesso è ripartire dai territori per realizzare politiche idonee per l’ambiente e ogni area ha le sue “luci e ombre” da mettere sotto la lente d’ingrandimento, compresa la Sicilia.

L’isola è pronta a raggiungere gli Obiettivi 2030 sul fronte ambientale, ribaditi anche durante Cop27, o l’azione contro il problema dei cambiamenti climatici e i fenomeni correlati non è ancora “decollata”? Questa domanda richiede una riflessione profonda, che su QdS propongono alcuni esperti di Legambiente Sicilia.

Ecco i loro interventi su varie questioni ambientali, dalla gestione della produzione energetica con fonti rinnovabili alla lotta contro lo smog.

Politiche per l’ambiente in Sicilia, sfida 1: energia

Con lo shock energetico che sta travolgendo l’Europa e il resto del mondo, non si può ignorare l’importanza di quella parte delle politiche per l’ambiente che sono legate alla produzione di energia. Si parla quindi di fonti rinnovabili, che in Sicilia avrebbero un grande potenziale (soprattutto il fotovoltaico) se non fosse per certi ostacoli burocratici, economici e culturali. Problemi che ostacolano il progresso verso l’autonomia energetica e “fossilizzano” il modello economico siciliano del settore energetico.

“La nostra Regione si trova al centro di molte delle dinamiche che abbiamo visto esplodere in questi ultimi mesi, con l’acuirsi della crisi energetica iniziata ben prima della guerra in Ucraina. I costi alle stelle dell’energia per famiglie ed aziende, la crisi del polo petrolchimico di Siracusa, sono tutte figlie di una visione miope che non osa immaginare un’economia siciliana fuori dal modello energetico fossile”, spiega Anita Astuto, responsabile Energia e Clima di Legambiente Sicilia.

L’economia del fossile in Sicilia, gli effetti sull’ambiente

La Sicilia ha una posizione geografica strategica, il che ha contribuito – almeno in parte – al consolidamento dell’economia del fossile. Astuto cita alcuni casi, dal gasdotto Transmed a Mazara del Vallo allo Greenstream a Gela (rispettivamente dall’Algeria e dalla Libia).

“Basti pensare che da gennaio a luglio 2022 in Sicilia è transitato il 33% circa di tutte le importazioni di gas fossile dall’estero, che nel Siracusano si raffina più del 25% dei prodotti petroliferi del Paese, che il 66,6% dell’energia elettrica lorda regionale prodotta nel 2021 (vale a dire 11,2 TWh su 16,8 TWh) è stata prodotta da impianti a fonti fossili. E poi che nel 2021 la nostra regione è stata seconda solamente alla Basilicata nella produzione di olio greggio, che – sempre nel 2021 – tra terra e mare sono stati prodotti circa 165 milioni di smc di gas (ovvero circa il 5% della produzione nazionale). Infine, la Sicilia è il principale produttore italiano di gasolina, coprendo circa l’87,6% del totale nazionale”, spiega l’esperta di Legambiente.

Sicilia come hotspot climatico

Se si parla di energia e ambiente, non preoccupa solo la scarsa considerazione per le fonti rinnovabili. Il fatto che l’economia fossile sia così radicata in Sicilia, con tutti gli effetti che ciò comporta in termini di cambiamenti climatici, rende la “Just Transition” immaginata dai leader riuniti per Cop27 ancora abbastanza lontana per l’isola.

“Appare evidente quanto complessa sia la transizione energetica in Sicilia e quanto la consapevolezza di un’economia radicata negli idrocarburi necessiterebbe di politiche coraggiose fatte non di aperture di tavoli di crisi o nazionalizzazioni, quanto di costruzione di nuovi scenari avvalendosi di strumenti che la politica ha a disposizione ma che non utilizza, come il “meccanismo per una transizione giusta” con il Just Transition Fund: 55 miliardi di euro nel periodo 2021-2027 a disposizione dei territori dove l’impatto socioeconomico della transizione va attenuato per ‘non lasciare indietro nessuno’, spiega Astuto.

La rappresentante di Legambiente sottolinea anche come tutti – cittadini e istituzioni – debbano prendere consapevolezza di come “la rivoluzione del modello energetico avverrà comunque, che lo si voglia o no” e di come sia necessario agire per cambiare le sorti tristi dell’ambiente con politiche coraggiose in Sicilia.

Eventi climatici e il bisogno di tutelare la biodiversità

I casi di Ischia, i timori per Stromboli e le isole minori in caso di maltempo e il dissesto idrogeologico fanno riflettere su come le politiche per l’ambiente in Sicilia non possano negare la necessità di agire contro gli eventi estremi.

A tal proposito, Giulia Casamento – responsabile Biodiversità di Legambiente Sicilia – spiega: “Quando si parla di preparazione agli eventi climatici estremi occorre anche considerare la necessità di tutelare adeguatamente la biodiversità, perché ecosistemi in salute e in equilibrio reagiscono più positivamente ai cambiamenti climatici e garantiscono una maggiore resilienza nei confronti degli eventi estremi (alluvioni, frane, inondazioni, siccità). Le soluzioni per la natura e la biodiversità sono spesso anche soluzioni per il clima e l’inquinamento. La tutela della biodiversità svolge un compito fondamentale nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici”.

“La Sicilia è ancora molto indietro su questi temi, sia nelle politiche che nella sensibilità generale dei cittadini. Appare necessario un grande cambiamento culturale che metta in atto una serie di azioni (interventi attivi e regolamentazioni) per tutelare adeguatamente specie ed ecosistemi, non solo nelle aree protette (che spesso sono protette solo sulla carta) ma anche all’esterno. Anche nelle città occorre aumentare l’attenzione verso questi temi, sia in fase di progettazione urbanistica che di gestione ordinaria (il verde urbano, l’approvvigionamento idrico, gli scarichi fognari e così via)”.

Mobilità sostenibile e la necessità di rivoluzionare i trasporti

La mobilità sostenibile è uno degli argomenti chiave per le politiche a sostegno dell’ambiente in Sicilia. E non è assolutamente separata dai cambiamenti climatici, anzi. “La relazione tra trasporti e cambiamento climatico è bidirezionale”, spiega Viola Sorbello, responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente Sicilia.

“I trasporti producono il 25% delle emissioni climalteranti e gli eventi atmosferici estremi producono rilevanti danni e alle infrastrutture e spesso vittime tra gli utenti della strada. Mitigazione e adattamento sono rispettivamente le strategie per ridurre le emissioni di CO2 e aumentare la resilienza del sistema dei trasporti”.

Mitigazione e adattamento per tutelare l’ambiente in Sicilia

Viola Sorbello parla della necessità di adottare strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici per la tutela dell’ambiente in Sicilia.

“Le misure di mitigazione si basano sulla riduzione del numero di spostamenti effettuati da singoli individui con automobili di grosse dimensioni alimentate da carburanti fossili (ridurre gli spostamenti, favorire l’uso della mobilità attiva, condivisa e del trasporto pubblico, migliorare l’efficienza energetica dei veicoli e la decarbonizzazione dei sistemi di alimentazione). Le misure di adattamento, soprattutto nelle are urbane, si basano su un deciso aumento delle infrastrutture verdi che hanno la capacità di attenuare gli impatti delle ondate di calore e delle alluvioni distruttive. La maggior parte delle regioni hanno adottato strategie e piani di azione per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico.
La Regione Siciliana non ha definito una strategia regionale, ma ha promosso l’adozione di Piani di azione per l’energia sostenibile e il clima (PAESC) nei comuni, quale precondizione per l’utilizzo dei fondi del PNRR (circa 6 miliardi di euro)”.

PAESC per l’efficientamento energetico

La responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente Sicilia spiega l’importanza e le potenzialità dei PAESC a favore dell’ambiente e dell’efficientamento energetico.

“I PAESC prevedono prevalentemente azioni di efficientamento energetico nel settore dell’edilizia e nell’illuminazione pubblica, più limitate le azioni per i trasporti sostenibili. Nel 2019 la Regioe ha adottato il Piano delle installazioni/Piano della Mobilità elettrica nel territorio della Sicilia, che prevede che parcheggi, autorimesse e attività commerciali medie e grandi installino apparecchiature per la ricarica elettrica nei parcheggi; prevede anche forme di sostegno finanziario per l’acquisto di autobus elettrici.
Il resto delle azioni per la promozione della mobilità sostenibile è affidata dalla legge nazionale che impone l’obbligo di redazione dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile alle le città metropolitane e ai comuni con più di 100.000 abitanti”.

Il trasporto pubblico locale “scadente” e l’effetto sull’ambiente in Sicilia

I trasporti pubblici sono un problema abbastanza noto per la Sicilia. Lo confermano vari report e anche Viola Sorbello ne discute: “Una grave responsabilità della Sicilia è il sottofinanziamento dell’esercizio del trasporto pubblico locale. Ad esempio, l’offerta di trasporto pubblico urbano in regime di contributi di esercizio regionale nella città di Catania si è più che dimezzato negli ultimi venti anni, passando da 16 milioni di km a 7.5. Lo stesso vale per le altre città. I posti-km per abitante di Catania e Palermo sono rispettivamente il 18% e il 13% rispetto a quelli di Milano, il 70% e il 52% rispetto a Bologna. Lo Stato e la Regione, attraverso i fondi comunitari, sostengono l’acquisto di autobus elettrici, ma non i fondi per un pieno ed efficace utilizzo”.

“Lo stesso vale per il trasporto ferroviario, dove la Regione Siciliana finanzia solo 10 milioni di km ogni anno, cioè 2 km/ab, mentre il Piemonte ne finanzia esattamente il doppio, 20 milioni di km per una popolazione minore di quella siciliana”.

L’ambiente in Sicilia tra l’eterna emergenza rifiuti e il modello dell’economia circolare

Tommaso Castronovo, responsabile Rifiuti ed Economia Circolare di Legambiente Sicilia, parla della questione ambientale per eccellenza dell’isola: l’emergenza rifiuti.

“Gli obiettivi selettivi previsti dalla normativa europea e dalla strategia nazionale per l’economia circolare ci obbligano a cambiare passo e ci spingono sempre di più verso il recupero di materia, sia a valle che a monte, non basterà più, quindi, raggiungere il 65% di raccolta differenziata – obiettivo minimo che si doveva raggiungere 12 anni fa – ma la misura di quanto i comuni siano stati efficaci e virtuosi sarà l’effettivo avvio a riciclo dei rifiuti raccolti”, spiega.

“Per questo occorre puntare a una gestione integrata e innovativa dei servizi di raccolta che vada in direzione della riduzione della produzione dei rifiuti e del recupero spinto di materia”. Per Castronovo, la strategia per l’ambiente contro l’emergenza rifiuti prevede interventi per:

  • rimodulazione dei servizi di raccolta;
  • introduzione di una tassa che premi chi produce meno rifiuti e promuove il riuso;
  • apertura di centri del riuso;
  • accelerazione di un “mercato dei prodotti riciclati”.

Inoltre, per concretizzare l’economia circolare in Sicilia, per il rappresentante di Legambiente, “devono trovare spazio e sostegno le iniziative pubbliche e private per la realizzazione di impianti per il riciclo, come quelli di biodigestione anaeorobica per trasformare l’organico in compost e per produrre biogas, gli impianti per recuperare le apparecchiature elettroniche, quelli per il riciclo dei pannolini usa e getta, per il trattamento delle terre di spazzamento e dei rifiuti ingombranti, e quelli per il riciclo chimico delle plastiche non riciclabili. Sono questi, e non gli inceneritori, gli unici impianti veramente utili capaci di far uscire dall’emergenza e creare occupazione e sviluppo durevole e sostenibile nel territorio”.

Rifiuti, le richieste di Legambiente a Schifani

Prendendo atto di quanto sia lunga la strada per la tutela dell’ambiente in Sicilia, Legambiente ha avanzato precise richieste al governatore Schifani. In particolare, spiega Castronovo, l’associazione ha chiesto “interventi concreti sui temi della gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, sostenendo lo sforzo che centinaia di comuni e milioni di cittadini siciliani hanno intrapreso in questi ultimi anni nel migliorare le performance di raccolta differenziata”.

Gli interventi che servono, secondo Legambiente, sono interventi normativi, finanziari, amministrativi. E sono urgenti e inderogabili.

In particolare, Legambiente “chiede interventi urgenti nelle quattro città siciliane più grandi, in particolare a Palermo e Catania, per migliorare la performance della raccolta differenziata”. “Queste città oggi – spiega Castronovo – sono i maggiori azionisti delle discariche siciliane, conferendo oltre il 50% dei rifiuti indifferenziati prodotti complessivamente in Sicilia”.

Ci sono stati dei progressi, soprattutto sulla raccolta differenziata. Secondo i dati Legambiente, i “Comuni ricicloni” sono passati da 17 a 230 negli ultimi 5 anni. “Sono indubbiamente risultati incoraggianti che ci indicano che siamo nella direzione giusta”, conclude Castronovo, pur sottolineando quanto lavoro ci sia ancora da fare per la protezione dell’ambiente in Sicilia sia da parte dei cittadini che delle istituzioni.

Immagine di repertorio

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