Bankitalia, cala il numero degli occupati ma in molti casi mancano le competenze - QdS

Bankitalia, cala il numero degli occupati ma in molti casi mancano le competenze

Pietro Vultaggio

Bankitalia, cala il numero degli occupati ma in molti casi mancano le competenze

sabato 23 Novembre 2019

Nel primo semestre di quest’anno è proseguita la riduzione dell’occupazione: 15.600 unità in meno. A livelli record la disoccupazione 21% e molti giovani rinunciano a cercare un lavoro

PALERMO – Povertà e disoccupazione, due facce della stessa medaglia protagoniste in una Sicilia sempre più malmessa. Il dato in controtendenza è legato al fatto che molti nell’Isola hanno rinunciato alla ricerca di un lavoro.

Questo quello che emerge da un’analisi presentata dal direttore Raffa della Banca d’Italia (sede di Palermo) e dal coordinatore dello studio sulle economie regionali, Giuseppe Ciaccio.

Nel primo semestre di quest’anno è proseguita la riduzione dell’occupazione, iniziata alla fine dello scorso anno. Il numero di occupati, nella media del semestre, si è ridotto di circa 15.600 unità rispetto allo stesso periodo del 2018 (meno 1,1%).

Non solo un’occupazione che stenta a ripartire, ma anche il venir meno della ricerca di un lavoro. In particolare l’aggiornamento congiunturale sull’economia dell’Isola di Bankitalia segna un trend sfavorevole per i lavoratori del settore costruzioni. Dopo essere diminuite del 7,2% nel corso del 2018, le ore lavorate denunciate alle casse edili si sono ridotte del 4,6 per cento nei primi mesi del 2019.

Il calo occupazionale più marcato si è avuto nel comparto lavori pubblici, concentrato territorialmente nelle province di Caltanissetta e Palermo. La flessione occupazionale ha coinvolto sia uomini che donne ed è dipesa dalla diminuzione del numero dei lavoratori autonomi.

Non è tutto negativo, prendendo i dati INPS, Bankitalia registra un lieve aumento di dipendenti nel settore privato riguardante le cessazioni e trasformazioni. Un leggero feedback positivo dovuto all’incremento delle posizioni a tempo indeterminato, che ha beneficiato la stabilizzazione di contratti a termine stipulati in precedenza.

È diminuita, invece, l’offerta di lavoro ed il tasso di attività si è ridotto di circa un punto percentuale (al 51,6%), anche a causa della diminuzione del numero di persone in cerca di un lavoro. Al netto dei dati presi in considerazione, con questa riduzione, più intensa di quella degli occupati, il tasso di disoccupazione è sceso al 21,1 per cento. In un contesto così fragile, si riscontra, anche, un disallineamento tra domanda e offerta, misurato dalla difficoltà di reperimento riscontrata dalle imprese.

L’Osservatorio di Confartigianato Sicilia evidenzia che le assunzioni previste, seppur ristrette, dalle aziende siciliane sono 189.380, di cui 34.430 sono le capacità professionali difficili da trovare. Una grande contraddizione quindi, “il lavoro non c’è” dicono in molti, ma la realtà dei fatti è che nella maggior parte dei casi mancano le competenze.

Nemmeno il segmento del mercato del lavoro giovanile (15-29 anni), secondo l’Osservatorio di Confartigianato Sicilia, registra un andamento positivo. Infatti, il tasso di occupazione giovanile più basso in Italia si registra proprio in Sicilia, dove si attesta al 18,3%: valore inferiore rispetto a quello medio nazionale di 12,5 punti e a quello del Mezzogiorno di 2,7 punti. “Resto al Sud” e misure simili rischiano di essere solamente un palliativo.

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