Caso ex Pip in tribunale, la Regione trema davanti alla carica dei 2.800 - QdS

Caso ex Pip in tribunale, la Regione trema davanti alla carica dei 2.800

Michele Giuliano

Caso ex Pip in tribunale, la Regione trema davanti alla carica dei 2.800

sabato 12 Dicembre 2020

I precari avanzano il diritto al riconoscimento delle differenze retributive e contributive. Nel frattempo continua il cammino per la stabilizzazione grazie ad un emendamento al dl Ristori

PALERMO – Il caso di un ex Pip sbarcato in tribunale potrebbe a catena creare grossi problemi alla Regione Siciliana. Chiede i “danni” da mancata stabilizzazione, facendo riferimento alle norme europee sull’obbligo della contrattualizzazione dopo 36 mesi di servizio. E se il giudice del lavoro di Palermo dovesse dare seguito a queste richieste, a cascata si estenderebbero a tutti gli appartenenti al bacino, circa 2.800. La Regione dovrebbe quindi mettersi un bel malloppo in mano.

Intanto si è celebrata la prima udienza dove sono state discusse le ragioni di un lavoratore appartenente al “Bacino ex Pip – Emergenza Palermo”. In tale occasione sono state discusse le ragioni comuni a tutti i lavoratori appartenenti al bacino, i quali avanzano il diritto al riconoscimento delle differenze retributive e contributive, oltre che il risarcimento del danno comunitario in luogo della tanto auspicata stabilizzazione. “In attesa di un favorevole esito giudiziale, si lavora per raggiungere un punto di incontro tra i diversi lavoratori appartenenti alla categoria degli ex Pip, con l’Ente ospedaliero e altri enti utilizzatori, nonché con la Regione Siciliana”, dichiara l’avvocato Giuseppe Emanuele Greco. A lui è stata data in mano questa vertenza con l’obiettivo di trovare un risultato di interesse comune nel rispetto del lavoro svolto da tutti quegli ex Pip. “Al momento non possiamo negare l’entusiasmo per lo svolgimento della citata udienza, potendo ragionevolmente immaginare un esito favorevole dell’incoato giudizio”.

“Nell’attesa che a livello nazionale si sblocchi la vicenda di persone che sono state confinate in una condizione di lavoro nero, attraverso un lungo lavoro fatto insieme al vicepresidente della Regione l’assessore Gaetano Armao e che prevede il loro transito in Sas, – dichiara Vincenzo Figuccia commissario provinciale per Palermo e deputato della Lega all’Ars – arriva questa ulteriore conferma che la strada percorsa è quella giusta. Il rischio è che gli enti utilizzatori dei Pip possano essere da qui a breve condannati all’esborso di importanti somme, è chiaro quindi che dobbiamo fare in fretta per mettere fine a questa terribile vicenda”.

C’è da dire che proprio in questi giorni il cammino verso la stabilizzazione degli ex Pip ha fatto un altro passo avanti. L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, ha ottenuto il via libera da tutti i governatori per far inserire nel prossimodecreto Ristori un emendamento che consenta il passaggio dei quasi 3 mila precari storici di Palermo alla Sas, la più grande partecipata regionale. Il decreto rientra nelle misure anti-Covid, per cui il personale dovrà essere impiegato in attività di contrasto all’emergenza coronavirus. Tutto ciò dovrà comunque essere ratificato dal Parlamento nazionale.

“Dopo mesi di lavoro giunge finalmente al prossimo Decreto ristori, al vaglio del Parlamento, l’emendamento che prevede il transito degli Ex Pip, il bacino Emergenza Palermo in Sas, – ha aggiunto Figuccia -. Dopo tanti anni di lavoro nero e di ingiustizia, spero si possa veramente e finalmente porre fine a questo lungo calvario. Un grazie all’assessore Gaetano Armao che attraverso la Conferenza Stato-Regioni è riuscito ad ottenere questo importante risultato”.

Un percorso che sembra vedere un po’ di luce dopo le mille curve e salite che ha dovuto affrontare. Ultimo passaggio, la decisione della Corte Costituzionale, con la sentenza 194 del 2020, gli articoli della finanziaria regionale del 2018 “nella parte in cui prevede il transito dei soggetti indicati con contratto a tempo indeterminato anche parziale presso la Resais Spa. È stato considerato illegittimo l’articolo 23 “nella parte in cui prevede il transito di soggetti titolari di contratto di lavoro a tempo determinato presso la Resais spa con contratto di lavoro a tempo indeterminato” e l’articolo 75, commi 2 e 3, nella parte in cui non prevede il rispetto dei limiti di spesa previsti dal decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, denominato “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”.

Un grosso rischio per i precari, per i quali la Regione ha messo a disposizione fondi fino al 2021, procedendo con deroghe e proroghe ma senza trovare una via definitiva. E i sindacati non sono rimasti a guardare, definendo la situazione “assurda”, come ha detto Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Sicilia, per un gruppo di persone che hanno lavorato per vent’anni nel precariato e adesso si vedono mettere da parte. Mentre fuori dai palazzi impazzava il caos, dentro gli uffici regionali si è cercata una via d’uscita formale per tentare di trovare la scappatoia e riuscire in qualche modo a garantire, che potrebbe trovare il la nel decreto ristori.

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