Concorso in Polizia, verso una soluzione politica - QdS

Concorso in Polizia, verso una soluzione politica

Lina Bruno

Concorso in Polizia, verso una soluzione politica

sabato 14 Dicembre 2019

Un emendamento nella Manovra finanziaria in discussione porterebbe in organico 1.800 agenti, più di quanti previsti in origine. I requisiti per l’ammissione erano cambiati scatenando una pioggia di ricorsi

MESSINA – Alla fine ci sarà una soluzione politica per un “pasticcio” burocratico che ha trasformato il tanto atteso concorso in Polizia in un crocevia di incongruenze da cui sono scaturite centinaia di ricorsi di giovani aspiranti poliziotti.

Potrebbe infatti essere accolto dalla manovra finanziaria in discussione un emendamento unico, inclusivo di quelli presentati in modo trasversale, dal Pd alla Lega, che risolverebbe ogni cosa portando in organico circa 1.800 nuovi agenti, più di quanto prevedesse il bando di concorso.

“Verrà superata finalmente – sottolinea Vito Alagna segretario Silp Cgil Sicilia – una carenza cronica di personale che penalizza molti servizi”. Al centro della contesa sono i requisiti cambiati, ad un anno dal bando del 2017 per 1.148 allievi agenti Polizia di Stato, di cui 893 posti riservati ai civili, quando la prima prova selettiva era già stata effettuata. Al momento di assumere tramite scorrimento della graduatoria infatti venivano esclusi chi alla data del primo Gennaio 2019 avesse superato i 26 anni e non avesse conseguito il diploma, mentre in origine si chiedeva che non si fossero superati i 30 anni e la licenzia media.

“Il cambio di rotta è stato consequenziale al decreto del 2018 di riordino della Pubblica amministrazione – dice Alagna – in cui si inseriva anche la riorganizzazione della Polizia con alcune nuove disposizioni anche sull’accesso in organico. Questo riordino era necessario, lo aspettavamo da 32 anni ma non si possono cambiare le regole mentre il gioco è iniziato”.

Sono stati circa 50mila i partecipanti al bando con prove selettive iniziate a luglio e finite a settembre e superate da solo 3.440 aspiranti. Dopo il ricorso presento presso il Tar del Lazio e avendo avuto una sospensiva, i 455 candidati del primo scorrimento sono riusciti a sostenere le prove psico-fisiche-attitudinali e ad ottenere lo status di idoneo con riserva.

Non è stato così per i 439 ragazzi del secondo scorrimento che pur avendo ottenuto numerosi esiti favorevoli dal Tar con tre giudizi cautelari a loro favore, sono ancora in attesa di essere chiamati per le prove di idoneità.

Davide Tancredi è uno di loro, originario della Puglia ma da 10 anni vive e lavora a Roma. I meridionali rappresentano la maggioranza dei partecipanti e di conseguenza degli esclusi anche se sono quelli che hanno una scolarizzazione più alta.

“Sono molti i siciliani – dice Alagna – anche se è difficile quantificarli, molti vivono da tempo fuori, lavorano o sono volontari in ferma prefissata e non hanno conservato la residenza di origine.

“Ho il diploma e ho anche studiato Giurisprudenza ma ho 28 anni – dice Davide – ho fatto questo concorso per passione, nella mia famiglia sono tutti militari, poliziotti e finanzieri, credo di potere fare solo questo e anche per altri giovani è così. Ho presentato la lettera di licenziamento all’imprenditore per il quale lavoro per dedicarmi a questo obiettivo, a seguire anche l’iter del ricorso. Nell’appendice del bando di concorso c’era scritto che sarebbe valso per tre anni, fino al 2020 e ad esaurimento della graduatoria quindi saremmo entrati tutti, ma con il cambio dei requisiti è stato messo tutto in discussione”.

Ci sono ben sette emendamenti, due sono specifici per i 455 del primo scorrimento e per i quali si prevede l’assunzione entro novembre 2020. Tutti gli altri sono generici e qualcuno include tutti, anche chi non ha fatto ricorso.

“Ci sono molti giovani che non potevano permettersi di affrontare le spese legali – dice Davide Tancredi – io come altri, ho speso finora più di 500 euro e spero che non ci sia bisogno di andare oltre”.

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