Variante Covid scoperta in Francia, cosa sappiamo di Ihu - QdS

Variante Covid scoperta in Francia, cosa sappiamo di Ihu

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Variante Covid scoperta in Francia, cosa sappiamo di Ihu

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mercoledì 05 Gennaio 2022

Mentre la variante Omicron continua la sua corsa in tutta Europa, anche in Italia, una nuova variante del coronavirus Sars-CoV-2 si è stata scoperta in questi giorni: si tratta di “B.1.640.2”. 

Si tratterebbe, in realtà, di una “sotto variante” della B.1.640, tanto che è stata definita una “lontana parente” di Omicron. E’ stata identificata in Francia a fine ottobre ma già isolata in Congo a fine settembre. E’ quello che si legge dallo studio preliminare sulla nuova variante portato avanti dai medici di Marsiglia, affermano che la variante è provvista di 46 mutazioni e 37 soppressioni immunitarie, di cui 23 localizzate sulla proteina spike.

L’Organizzazione mondiale della sanità sulla nuova variante

L’esperta Oms Maria Van Kerkhove via Twitter ricorda che la ‘madre’ di questa sottovariante – B.1.640 – è stata “classificata come ‘Variante sotto monitoraggio’ (Vum)” dall’agenzia Onu per la salute già “da novembre” e che l’Oms ha un solido sistema per intercettare e valutare le evoluzioni di Sars-CoV-2.

Dove è stata scoperta la variante

A scoprire la nuova variante del coronavirus SARS-CoV-2 è stato un team di ricerca francese guidato da scienziati dell’IHU Méditerranée Infection, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Laboratoire de Biologie Médicale SYNLAB, dell’Università di Aix-Marsiglia e dell’istituto INSERM. Gli scienziati, coordinati dal professor Philippe Colson, docente presso l’Institut de Recherche pour le Développement (IRD) dell’ateneo marsigliese, l’hanno identificata sottoponendo il campione biologico del viaggiatore camerunense al sequenziamento genomico di ultima generazione “Oxford Nanopore Technologies”.

Più mutata della variante Omicron, quindi è più pericolosa?

Dall’analisi è emerso che la nuova variante B.1.640.2 è persino più mutata della Omicron, principale responsabile dell’attuale ondata di contagi. Sono state infatti rilevate 46 mutazioni e 37 delezioni, con 30 sostituzioni di amminoacidi e 12 delezioni. Fra esse, 14 sostituzioni di amminoacidi e 9 delezioni si trovano sulla proteina S o Spike, il grimaldello biologico sfruttato dal coronavirus SARS-CoV-2 per legarsi alle cellule umane, rompere la parete cellulare, riversare all’interno l’RNA virale e avviare la replicazione, il meccanismo che determina la malattia (chiamata COVID-19). Il ceppo è “parente” della vecchia variante B.1.640.1, dalla quale differisce per 25 sostituzioni nucleotidiche e 33 delezioni.

Le caratteristiche di “Ihu”

I dettagli sulla nuova variante sono stati descritti nell’articolo “Emergence in Southern France of a new SARS-CoV-2 variant of probably Cameroonian origin harbouring both substitutions N501Y and E484K in the spike protein” caricato su MedrXiv, in attesa della revisione fra pari e la pubblicazione su una rivista scientifica.

Tra le sostituzioni di amminoacidi più significative di “IHU” rilevate dal professor Colson e colleghi vi sono la N501Y e la E484K, entrambe presenti in varianti di preoccupazione. La prima, identificata nella Alfa (ex inglese B.1.1.7) è stata associata a una maggiore contagiosità, mentre la seconda a una ridotta sensibilità agli anticorpi innescati dai vaccini.

Il fatto che B.1.640.2 o “IHU” le contiene entrambe non significa automaticamente che essa sia più trasmissibile ed elusiva, anche perché combinazioni di mutazioni possono “annullarsi” o comunque essere poco vantaggiose per il patogeno. Il fatto che al momento è stata rilevata solo in pochi pazienti è sicuramente un dato significativo, considerando che il primo caso è stato segnalato circa un mese fa.

Saranno ulteriori studi a determinare tutte le caratteristiche della variante e le potenziali minacce; solo allora l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) deciderà se metterla sotto la lente di ingrandimento o meno.

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