In Sicilia un quinto degli edifici inutilizzati ma continuano a crescere consumo di suolo... e CO2 - QdS

In Sicilia un quinto degli edifici inutilizzati ma continuano a crescere consumo di suolo… e CO2

Rosario Battiato

In Sicilia un quinto degli edifici inutilizzati ma continuano a crescere consumo di suolo… e CO2

mercoledì 22 Gennaio 2020

Arpa: nel 2018 coperti dal cemento più di 300 ettari isolani. L’incremento più alto nella provincia di Caltanissetta

PALERMO – Il consumo di suolo continua a crescere in una Sicilia che detiene lo stesso numero di edifici abitativi della Lombardia, circa 1,4 milioni, ma la metà della sua popolazione (5 milioni contro 10). Non ci vuole molto a capire che lo spreco abitativo isolano, circa il 17% del totale delle abitazioni vuote d’Italia si concentra nell’Isola, non giustificherebbe nemmeno un ettaro di consumo di suolo all’anno, dal momento che ci sarebbe un patrimonio da mettere in sicurezza e rendere sostenibile grazie anche agli incentivi del governo come il sisma bonus e l’eco bonus. Ma i siciliani sembrano non saperlo, continuano a costruire e intanto l’Isola perde terreno.

I NUMERI DEL CONSUMO DI SUOLO SICILIANO
Nel corso del 2018, risultano essere 185.719 gli ettari di suolo consumati nell’Isola rispetto agli 185.417 dell’anno precedente, realizzando pertanto un consumo di suolo netto che vale 302 ettari, uno scarto che statisticamente raggiunge lo 0,16%. I numeri isolani, rispetto alla media nazionale, restano lievemente inferiori, considerando che la percentuale di suolo consumato nell’Isola si ferma al 7,22% contro il 7,64% che si registra nel resto del Paese. Il discorso cambia se si prende in considerazione “un’analisi della distribuzione – si legge nella relazione dell’Arpa Sicilia – in rapporto alla dimensione economica regionale” che viene effettuata tramite il confronto del suolo consumato tra il 2017 e il 2018 con il Pil regionale e il numero di addetti all’industria. L’indice di suolo consumato nel 2018 (ettaro/mln di euro di pil) vale 2,12 in Sicilia, 1,34 in Italia, mentre il dato relativo al rapporto con gli addetti nelle costruzioni (ettari/addetto alle costruzioni) vale 1,12 contro lo 0,43 del dato nazionale.

ARPA SICILIA 2 consumo suolo

I DATI PROVINCIALI: RAGUSA RECORD
Se il dato medio isolano è inferiore a quello nazionale, ci sono tuttavia serie preoccupazioni sul fronte di alcune precise situazioni. Ragusa si conferma, a livello regionale, come la provincia con la percentuale di suolo artificiale più elevata (15,43%) che risulta essere di gran lunga superiore alla media italiana, anche se a incidere sono soprattutto le tante serre presenti nel territorio che vengono considerate come “consumo di suolo permanente” e quindi l’Arpa, considerando che alcune di queste strutture potrebbero non essere pavimentate e quindi non considerate come consumo di suolo permanente, “fornirà un dato più attendibile” nel prossimo rapporto. In termini assoluti, è la provincia di Palermo a vincere la gara del consumato in valore assoluto con un dati pari a 29.426 ettari. I maggiori incrementi, tra il 2017 e il 2018, si sono verificati nelle “provincie di Caltanissetta con il 0.24% (pari a 28 ha) – unica provincia siciliana con valore superiore alla media nazionale – e di Ragusa con il 0.2% (pari a 51 ha)”. Intanto, l’Italia attende ancora una legge sul consumo di suolo per la quale ha fatto un appello anche il ministro Costa.

ARPA SICILIA 3 consumo suolo

LA COSTA NEL MIRINO DEL CEMENTO
A osservare la cartina che registra il consumo di suolo a livello comunale, c’è qualcosa che risalta in maniera evidente ed è la preponderanza delle più elevate percentuali di suolo consumato lungo la costa. In tal senso la “quasi totalità dei comuni della fascia costiera delle province di Ragusa e Catania e buona parte di quelli ricadenti, sempre nella fascia costiera, delle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Siracusa e Messina mostrano valori di percentuale di consumo di suolo sul totale della superficie comunale territoriale classificati negli intervalli più elevati della figura citata, ossia ricadenti tra i 9-15% e tra il 15-30% con punte anche superiori al 30%”.

IL CONSUMO VALE
L’Ispra ha realizzato una stima preliminare dei costi annui minimi e massimi dovuti al consumo di suolo che si è registrato tra 2012 e 2016. Il valore medio registrato, pari a 766 milioni di euro, comprende i danni economici relativi a una serie di indicatori: stoccaggio e sequestro del carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione legnosa, protezione dall’erosione, impollinazione, regolazione del microclima, infiltrazione dell’acqua, rimozione di particolato e ozono. È possibile quantificare ogni ettaro di suolo consumato in una cifra compresa tra 30 e 44 mila euro circa.
Il focus sulla Sicilia, sempre secondo i dati Ispra, mette in primo piano la provincia di Trapani (oltre 10 milioni di euro di perdita di servizi ecosistemici), seguita da Messina e dal ragusano (valori compresi tra 7 e 10 milioni), mentre appena più contenuto il dato dell’area etnea, palermitana, siracusana e nissena (tra 4 e 7 milioni). Tra 4 e 2 milioni le province di Enna e Agrigento. Complessivamente, la mappatura dei costi economici associati alla perdita di servizi ecosistemici (costi complessivi) dovuti al consumo di suolo tra il 2012 e il 2016, calcolata in euro per anno, oscilla in Sicilia tra 42 e 66 milioni.

ARPA SICILIA 1 consumo suolo

Un caso di interesse legato a trasformazioni significative avvenute nel periodo 2017-2018. Fonte: Arpa Sicilia


Demolire e ricostruire… in legno: impatto inferiore a un terzo rispetto al cemento

PALERMO – Il rapporto della Global alliance for buildings and construction ha rilevato che edifici, abitazioni e settore dell’edilizia sono responsabili del 39% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica nel mondo e pesano per il 36% dell’intero consumo energetico globale e per il 50% delle estrazioni di materie prime e per il consumo di un terzo dell’acqua potabili.

Eppure le alternative ci sono e in Italia, in particolare, esistono anche delle vantaggiose opportunità fiscali. In particolare, l’ecobonus, gli incentivi del governo che ormai da diversi anni consentono di investire nella riqualificazione energetica, si realizza tramite “cappotti termici”, sostituzione degli infissi, e tante altre operazioni che potrebbero permettere di ridurre anche la metà dei consumi energetici, facendo crescere il valore di mercato delle abitazioni fino al 10-15%.

Ma i siciliani sono campioni di pigrizia: un rapporto Enea, in relazione ai numeri dell’Ecobonus 2017, ha evidenziato un investimento da parte delle famiglie italiane per 3,7 miliardi di euro, pari a 420mila interventi di riqualificazione energetica, con un risparmio di oltre 1300 Gwh/anno. Soltanto 80 milioni di euro, cioè il 2% del totale, e 11mila interventi, da parte dei siciliani.

Dall’altra parte della barricata non mancano le eccellenze virtuose, come il progetto Ri-Genera che ha l’obiettivo di agire su capannoni dismessi ed edifici abbandonati come caserme, magazzini e case cantoniere creando serre verticali a coltivazione idroponica, ovvero fuori suolo, che garantiscono una maggiore produzione di verdure con minimo consumo di acqua e senza uso di pesticidi.

Il progetto è promosso da Enea in Veneto. Se le case tradizionali inquinano, le moderne e sostenibili, costruite in legno, sono addirittura una meraviglia che migliora il clima e resiste alle calamità naturali. Negli Stati Uniti e in Canada ci sono palazzoni interamente in legno, realizzati con tecniche antisismiche e resistenti al fuoco, che raggiungono anche i 18 piani, come il nuovo dormitorio dell’Università della Columbia britannica, che ha immagazzinato 1.753 tonnellate di anidride carbonica.

Secondo uno studio dello stesso ateneo, e riportato all’interno di un reportage del New York Times, dare vita a un edificio in legno di cinque piani determina un impatto sul riscaldamento globale inferiore a un terzo rispetto a quello di una costruzione delle stesse dimensioni realizzato in acciaio e cemento.

A destare preoccupazione, inoltre, secondo i dati Ispra, anche la porzione relativa al suolo consumato in aree a pericolosità sismica alta. In questo specifico ambito, la Sicilia ha toccato l’8,3%, circa un punto percentuale in più rispetto alla media nazionale (7,4%). E anche in questo caso ci sarebbe a disposizione il sismabonus, l’incentivo del governo per la messa in sicurezza delle abitazioni che continua comunque a faticare, secondo gli addetti ai lavori, tra i siciliani.


Nell’Isola tanti edifici quanti in Lombardia, ma metà della popolazione

PALERMO – La crescita del consumo di suolo continua inesorabile ed è un avanzamento ingiustificato, soprattutto se si prendono in considerazione i dati che riguardano le case vuote che sono circa 7 milioni. Un patrimonio pazzesco e inutile – i dati sono dell’ultimo censimento Istat – considerando appunto che le case in Italia non mancano proprio.

Il totale è pari a 12,1 milioni – delle quali 1,4 milioni sono soltanto in Sicilia – una vera e propria abbuffata di cemento che non trova corrispondenza negli abitanti, considerando inoltre il progressivo svuotamento a cui sono sottoposte le nostre città negli ultimi anni a causa delle centinaia di migliaia di giovani che hanno deciso si trasferirsi nel resto d’Italia o addirittura in altri Paesi.

Il risultato, appunto, è che, a livello complessivo, il 17% degli edifici non utilizzati rispetto al totale nazionale si trova in Sicilia. Una porzione gigantesca che trova la sua giustificazione nell’esagerata presenza di abitazioni – la Lombardia che ha il doppio degli abitanti isolani (10 milioni) ha appena 1,4 milioni di edifici, cioè la stessa cifra isolana – con la provincia di Messina che addirittura ha fatto registrare il 14,1% di quota di edifici non utilizzati.

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