Mobilità sanitaria, la fuga dalla Sicilia costa 237 milioni - QdS

Mobilità sanitaria, la fuga dalla Sicilia costa 237 milioni

Serena Giovanna Grasso

Mobilità sanitaria, la fuga dalla Sicilia costa 237 milioni

mercoledì 13 Novembre 2019

Sumai-Assoprof: i 61 mln, dati dagli italiani che hanno scelto l’Isola per curarsi, non sono bastati a bilanciare i 298 persi per le fughe. La Lombardia si conferma ancora una volta la regione più attrattiva, con un saldo pari a +804 milioni

PALERMO – Sfiora i 240 milioni di euro (precisamente si tratta di 237,4 milioni di euro): ecco quanto ci è costata la mobilità sanitaria nel 2017. Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto “Specialistica ambulatoriale e universalismo differenziato”, redatto da Sumai (Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana) e Assoprof (Professionalità dell’area sanitaria) a partire dalle analisi condotte dall’osservatorio Gimbe, quegli oltre 237 milioni di euro già citati non sono altro che il saldo negativo risultante dalla differenza tra i 298,3 milioni di euro che costa alla Sicilia la mobilità sanitaria di tipo passivo e i 60,9 milioni di euro “guadagnati” grazie alla mobilità sanitaria di tipo attivo. Infatti, la mobilità attiva rappresenta per le Regioni una voce di credito, mentre quella passiva una voce di debito: ogni anno, la Regione che eroga la prestazione viene rimborsata da quella di residenza del cittadino.

Dunque, una regione incapace di attrarre, ma del tutto abile nel mettere in fuga gli stessi siciliani che cercano cure presso altre realtà italiane maggiormente efficienti. Il confronto tra l’indice di attrazione e quello di fuga fornisce un quadro impietoso circa l’efficacia ed efficienza del nostro servizio sanitario regionale nel rispondere ai bisogni di salute della popolazione residente e riguardo la qualità percepita dai cittadini rispetto ai servizi sanitari erogati.

Il saldo siciliano risulta essere il quarto maggiormente negativo a livello nazionale: risultati peggiori si rilevano solo nel Lazio (-243,9 milioni di euro), Calabria (-278,2 milioni di euro) e Campania (-323,4 milioni di euro). Complessivamente sono tredici le regioni in cui il saldo complessivo della mobilità sanitaria chiude con il segno negativo. Tra queste, annoveriamo tutte le regioni meridionali (con l’unica eccezione del Molise), più Marche, Umbria, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. I saldi negativi, sono perlopiù determinati dalla scarsa accessibilità, molte volte causata dalle lunghe liste d’attesa, o dalla qualità delle cure. Una situazione simile comporta gravi iniquità tra i residenti: infatti, solo i pazienti con reddito medio-alto sono in grado di sostenere i costi delle trasferte; tutti gli altri sono costretti a fruire di un tipo di sanità di scarso livello.

Tra le regioni che chiudono il saldo con il segno positivo, troviamo a brillare la Lombardia con +804,6 milioni di euro (esattamente il 25,5% dell’ammontare complessivo pari a quasi 4,6 miliardi di euro): infatti, a fronte di 362,3 milioni di euro di debiti, corrispondenti alla mobilità passiva, i crediti determinati dalla mobilità attiva superano abbondantemente il miliardo di euro (precisamente 1,1 miliardi di euro).

Bene anche per l’Emilia Romagna (+302,4 milioni di euro), Toscana (+139,4 milioni di euro) e Veneto (+138,2 milioni di euro). Risultati positivi, seppur più contenuti, sono stati totalizzati anche da Molise (+21,7 milioni di euro), Provincia autonoma di Trento (+1,2 milioni di euro) e Provincia autonoma di Bolzano (+785 mila euro). Mentre saldi negativi più modesti hanno caratterizzato l’attività di regioni come Valle d’Aosta (-1,4 milioni di euro) e Umbria (-6,8 milioni di euro).

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