Palazzo Barone e il doppio filo che lo lega all’emergenza bare - QdS

Palazzo Barone e il doppio filo che lo lega all’emergenza bare

Gaspare Ingargiola

Palazzo Barone e il doppio filo che lo lega all’emergenza bare

sabato 22 Gennaio 2022

Il palazzo, sede anche degli uffici dei Servizi cimiteriali, non è sicuro per chi vi lavora e non lo è addirittura dal lontano 2017. Intanto ai Rotoli vi sono ancora 897 bare in attesa di sepoltura

PALERMO – Una relazione aveva segnalato già nel 2017 la necessità di esaminare la condizione strutturale di Palazzo Barone. È quanto emerso durante la seduta telematica del Consiglio comunale del 19 gennaio. A sollevare il caso è stato il consigliere di Sicilia Futura Giovanni Inzerillo, che ha letto in Aula virtuale la relazione tecnica del Rup Giovanni Riccobono.

Il 21 dicembre scorso il sindaco Leoluca Orlando ha firmato, sulla base della relazione dell’ingegnere e su input della dirigente Daniela Rimedio, un’ordinanza di sgombero dell’edificio di via Lincoln, sede di diversi uffici comunali (a partire dai Servizi cimiteriali), di un’attività commerciale e di un ambulatorio oncologico. La decisione è arrivata dopo il crollo dell’intonaco e di una parte del controsoffitto nell’ufficio Dispersione scolastica al sesto piano, “a causa probabilmente di infiltrazioni di acqua piovana”, come si legge nell’ordinanza. Un vero guaio sia per i pazienti oncologici dell’ambulatorio sia per i Servizi cimiteriali, scolastici e giovanili (oltre ai Servizi sociali della II Circoscrizione) che improvvisamente sono stati costretti a traslocare. Tuttavia, stando a quanto rivelato da Inzerillo, “Palazzo Barone non è chiuso. Nonostante l’ordinanza di sgombero non è stato rimosso nessuno degli impiegati: continuano a lavorare lì dentro”.

Il consigliere ha poi ricostruito le tappe che hanno portato allo sgombero: “Dalla relazione che il 21 dicembre l’ingegnere Riccobono ha inviato agli uffici della Rigenerazione urbana si evince che i problemi della struttura sono iniziati il 9 maggio 2018 quando il settore Risorse immobiliari aveva predisposto alcuni saggi su un pilastro lesionato. Saggi che però non hanno avuto seguito. Dopodiché si è deciso di procedere con il puntellamento del pilastro. Il 9 settembre 2020 Riccobono ha effettuato una nuova ispezione e ha verificato che i pilastri lesionati erano due ma che non si poteva essere sicuri della condizione degli altri, sia perché non sono visibili sia per le condizioni igienico-sanitarie dei sotterranei, a dir poco indecenti. Sta di fatto che ad oggi non abbiamo contezza della situazione strutturale del palazzo, a parte i sondaggi che avrebbero dovuto essere effettuati nel 2018. Perché a distanza di quattro anni i saggi non sono stati ancora fatti? Se il palazzo doveva essere sgomberato, dovrebbe essere vuoto”.

Ma per l’ingegnere Riccobono i “malanni” di Palazzo Barone vanno datati ancora prima, 5 marzo 2017, “quando ho fatto predisporre – ha precisato intervenendo alla seduta – il primo puntellamento. Sia per il personale che per i cittadini il problema è connesso al crollo dei controsoffitti per infiltrazioni dell’umidità, come confermato dal crollo di un soffitto successivo alla mia relazione (il 28 dicembre, nda), e dei solai nelle singole stanze degli uffici del personale. Il pericolo di crollo (del palazzo, nda) al momento lo escludo, anche se non abbiamo fatto le indagini strumentali che potrebbero rivelare delle ‘sorprese’, soprattutto negli scantinati. Altre indagini andrebbero effettuate sulle fondazioni. Un rischio per il personale però c’è, come pure per i passanti, i vicini e i frequentatori della struttura: va fatta una messa in sicurezza per prevenire la caduta di calcinacci”.

Allora perché non sono state ancora effettuate le indagini strutturali dal giorno dell’ordinanza di sgombero? La dirigente Rimedio ha alzato le braccia: “Ci vogliono tempo e risorse – ha detto – per fare la gara. Per il solo piano di indagini servono 88mila euro ma il Settore Risorse Immobiliari non ha capitoli di spesa per attività di manutenzione e ristrutturazione”.

Il dramma dei cimiteri, però, non è legato ovviamente soltanto alla postazione di lavoro degli uffici. Al cimitero dei Rotoli vi sono ancora 897 le salme in attesa di una degna sepoltura. Sul tema è intervenuto l’assessore Tony Sala: “Le salme in deposito in attesa di un loculo per la tumulazione sono 266 mentre sono aumentate a dismisura, 631, le salme in attesa di inumazione, stante il fatto che non abbiamo campi di inumazione disponibili. A diminuire sono solo le salme destinate a tumulazione, per due effetti. Grazie al protocollo con l’ente Santo Spirito che gestisce il cimitero di Sant’Orsola siamo riusciti a seppellire 243 salme, trasferite a Sant’Orsola sia con i mezzi comunali sia con l’ausilio delle imprese funebri sia con scelte autonome. L’altro effetto positivo è arrivato grazie al servizio di cremazione gratuita nei forni di Carpanzano e Misterbianco, per un totale di circa 120 salme. Siamo inoltre pronti a trasferire circa 70 salme a Sant’Orsola. Raggiungiamo così la cifra di 316 salme tumulate o da tumulare a breve. È stata infine pubblicata la gara di acquisto di 424 loculi da installare ai Rotoli.

Un emendamento dell’ultima Legge di Bilancio dello Stato, a firma di alcuni senatori della Lega, infine, ha messo a disposizione del Comune due milioni di euro per l’emergenza sepolture, che potrebbero essere sfruttati per creare nuovi campi di inumazione: tra le ipotesi in campo c’è quella di un bene confiscato alla mafia in via Inserra.

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