Crisi e recessione, allarme Confagricoltura: "Consumatori in ginocchio"

Crisi e recessione, allarme Confagricoltura: “Imprese e consumatori in ginocchio”

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Crisi e recessione, allarme Confagricoltura: “Imprese e consumatori in ginocchio”

Melania Tanteri  |
domenica 18 Settembre 2022

Carburanti, energia e inflazione: la prolungata crisi potrebbe affossare agricoltori e l'intero ciclo di produzione.

Agricoltura in difficoltà. Il settore primario, su cui si fonda buona parte dell’economia italiana e di quella meridionale in particolare, rischia il blocco. L’allarme lo lancia Confagricoltura che torna sull’attuale congiutura economica e si sofferma sulla crisi in atto e sulle prospettive, nere, per il futuro, senza gli opportuni accorgimenti.

Gli aumenti continui

Carburanti, energia, prezzi e inflazione: la prolungata crisi potrebbe affossare agricoltori e l’intero ciclo di produzione, di fatto aggravando la situazione. Come spiega bene il siciliano Sandro Gambuzza, vicepresidente nazionale degli agricoltori.

Le difficoltà del settore primario

Secondo Gambuzza occorrerebbero correttivi immediati, per evitare il tracollo. “Una simile crisi sta ponendo in seria difficoltà la capacità produttiva del settore e necessita, pertanto, di essere affrontata con prontezza e ferrea determinazione sia sul piano nazionale, con misure economiche e finanziarie tempestive ed improcrastinabili, sia sul piano europeo, con prospettive di medio termine che non lascino margine di incertezza per gli agricoltori – sostiene. Siamo pienamente consapevoli delle difficoltà legate all’attuale stato della politica interna, ma la presenza di una simile situazione emergenziale non può attendere il risvolto elettorale e merita un’attenzione immediata per essere risolta al più presto”. Gambuzza elenca ciò di cui necessitano gli agricoltori.

Crisi energetica

Luce e gas quasi quadruplicati, aziende in crisi o già chiuse. Questo il risultato degli aumenti vertiginosi avviati all’indomani della pandemia e acuiti dalla guerra in Ucraina. “Come Confagricoltura – prosegue Gambuzza – abbiamo sempre riconosciuto gli importanti sforzi delle istituzioni per sostenere il comparto energetico italiano. Diversificando le fonti di approvvigionamento, stoccando il gas con una sensibile lungimiranza in vista di questo autunno e impostando la via per una definitiva rescissione dall’importazione russa. Effettivamente, gli ultimi decreti-legge hanno fornito un po’ di ossigeno alle imprese agricole italiane, ma i prezzi del gasolio agricolo, dell’energia elettrica, del gas naturale e dei costi di produzione rimangono ancora troppo elevati”.

Il pericolo recessione

Il contestuale calo dei prezzi agricoli a livello internbazionale, secondo Gambuzza, porterà inevitabilmente alla recessione per i mercati, che aggiungerebbe un carico non indifferente.

I prezzi

Gambuzza dà i numeri. “In Italia l’aumento dei prezzi dei prodotti energetici ha visto con riferimento al periodo che va da gennaio a maggio 2022 un incremento del +59% per le coltivazioni e del + 68,1% per gli allevamenti rispetto allo stesso periodo nel 2021, gravando pesantemente sui costi di produzione” – afferma. Evidenziando come l’incremento si verifichi, a caduta, sull’intera filiera. “Ancor più drammatica risulta essere la situazione legata al gasolio agricolo, che ha toccato l’apice nel mese di giugno 2022 (+106,8%) e ha mantenuto comunque un livello eccessivamente gravoso nel mese di agosto 2022 (+83,4%)”.

I rischi “nascosti”

Rischio insolvenza per le aziende agricole. “E’ sufficiente ripercorrere l’analisi effettuata dal CREA sul rischio di insolvenza delle aziende agricole, il quale ha evidenziato come la crisi internazionale in corso abbia determinato l’incapacità per una media di una azienda agricola su 10 di far fronte alle spese dirette necessarie a realizzare un processo produttivo – dice Gambuzza – estromettendola così dal circuito economico, con percentuali superiori rispetto alla media nazionale del 13% per i comparti cerealicoli e gli allevamenti “granivori”.

Il peso dell’inflazione alimentare

Evitare l’eccessivo aumento dei costi – ricorrendo innanzitutto al credito di imposta – la richiesta di Confagricoltura. Il cui vicepresidente sottolinea come “nei più recenti dati Istat per il mese di luglio, l’inflazione alimentare al consumo mostra un’ulteriore accelerazione, portandosi al +9,1% rispetto al +8,2% del mese di giugno, registrando così un aumento che non si osservava da settembre 1984. Se non si ferma l’aumento dell’inflazione nel settore agroalimentare a farne le spese saranno i consumatori che già negli ultimi sei mesi hanno diminuito le quantità di beni alimentari acquistate: un rapido intervento sui costi di produzione impedirebbe a molte imprese del settore di fermare la propria attività e la catena di produzione nei prossimi mesi”.

Confagricoltura propone di supportare le imprese con interventi sul fronte dei costi di produzione, mediante il rafforzamento delle misure normative già esistenti. Ecco cosa chiede:

❖ Aumento del credito d’imposta per i prodotti petroliferi (gasolio e benzina) dal 20 al 30% con conferma dell’estensione anche al quarto trimestre, ricomprendendo anche il gasolio utilizzato per il riscaldamento dei fabbricati produttivi. Sul punto ricordiamo come il settore agricolo sia stato escluso dal godimento del credito d’imposta previsto per il secondo trimestre 2022, di cui pertanto chiediamo l’estensione.

❖ Aumento del credito d’imposta per l’energia elettrica dal 15% al 30% per il secondo e terzo trimestre 2022, con conseguente abbassamento della soglia impegnata dalle imprese beneficiarie al di sotto del limite del 16,5 kW.

❖ Aumento del credito d’imposta per il gas naturale dal 25% al 35%, con mantenimento dell’IVA al 5%.

❖ Rafforzamento delle misure di rateizzazione delle bollette per compensare l’elevato innalzamento dei prezzi dei prodotti energetici delle imprese, estendendole al secondo semestre 2022.

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