Formazione non agganciata al futuro, fuori dai corsi le professioni digitali più ricercate - QdS

Formazione non agganciata al futuro, fuori dai corsi le professioni digitali più ricercate

Michele Giuliano

Formazione non agganciata al futuro, fuori dai corsi le professioni digitali più ricercate

sabato 25 Gennaio 2020

Sviluppatori e consulenti software, analisti di sistemi, amministratori di database, disegnatori di app

Cerca cerca nella formazione professionale siciliana ma alla fine la delusione è sempre la stessa. Delle professioni più ricercate nel territorio italiano e siciliano non c’è quasi nessuna traccia. Non solo di quelle più tradizionali, che possano essere idraulici, falegnami o carpentieri specializzati, ma anche di quelle più moderne. Parliamo quindi delle cosiddette professioni digitali, quelle collegate in qualche modo al mondo di internet e delle più moderne tecnologie. Profili ricercatissimi come conferma l’ultima indagine portata avanti dall’Osservatorio delle competenze digitali, varato da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter, con il supporto di Cfmt ed in collaborazione con Agid, l’Agenzia per l’Italia Digitale del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Nel lungo elenco delle professioni più ricercate nel mondo digitale, in ambito nazionale la figura più cercata è quella di chi disegna e sviluppa componenti software per rispondere alle specifiche soluzioni dell’azienda; o anche chi supporta il processo per la valorizzazione e la comprensione del valore che le tecnologie digitali forniscono al business aziendale. Si parla complessivamente di circa 100.000 potenziali nuovi posti di lavoro che restano di fatto vacanti, tecnicamente introvabili e definiti quindi “developer”.

Se si guarda più specificatamente alla Sicilia e al Sud in genere, spiccano tra le figure più ricercate sul mercato i Blockchain Specialist, l’Artificial Intelligence Specialist e i Digital Media Specialist, che insieme fanno all’incirca più di un terzo delle professioni ricercate nell’ambito digitale.

Il vero dramma sta nel fatto che la formazione professionale finanziata dalla Regione non sta formando queste nuove figure. Il risultato quindi è quello di una nuova infornata di giovani e meno giovani, che stanno frequentando i corsi degli enti – in fase di ultimazione – e che sostanzialmente non avranno sbocchi concreti sul mercato del lavoro, né siciliano, né tantomeno in ambito nazionale. Insomma, nemmeno emigrando al Nord si potrebbe far valere la qualifica che si sta conseguendo.

Nell’edizione dei corsi tradizionali dell’Avviso 2 che sono attualmente in via di conclusione, costati dalla Regione 139 milioni di euro, in effetti c’è di tutto, tranne quello che le imprese chiedono. Nel lungo elenco rientrano 79 corsi per operatori del benessere e altri cinque di estetista, ma non si ha traccia di carenze di queste figure nel mercato del lavoro. Il risultato appare scontato: in Sicilia, dove tanto si piange per la mancanza di lavoro, non ci sono le figure professionali ricercate e dunque le imprese finiscono per non assumere.

La distribuzione percentuale per macroregione (dei circa 106.000 annunci Web osservati nel 2018) evidenzia una maggiore concentrazione nel Nord-Ovest (soprattutto in Lombardia), che, con una percentuale complessiva del 45% (era 48% nel 2017), esprime la maggiore domanda per tutti i profili Ict.

Più concentrata nel Nord-Ovest è anche la domanda di Big Data specialist (48%) e Data Scientist (58%). Nord-Est e Centro hanno complessivamente valori simili, 26% il Nord-Est e il 20% il Centro, erano 25% e 20% nel 2017. La domanda di Cio, lo Chief information officer che è il manager responsabile della funzione aziendale tecnologie dell’informazione e della comunicazione, è particolarmente alta nel Nord-Est (50%).

Le vacancy nel Sud e Isole ammontano complessivamente al 6%. Da Assintel arriva quasi un monito: “Per accelerare sul digitale – si legge nella relazione dell’Osservatorio – occorre accelerare su chi ha le competenze per abilitarlo. Più professionisti esperti, laureati e non, più formazione di qualità, più soft skills sono tra i fattori determinanti per ridurre il gap domanda-offerta di competenze digitali. Non solo i progetti digitali ritardano per carenza di personale con skill adeguati, ma aumenta la disoccupazione di forza lavoro con competenze in obsolescenza”.

Una recente indagine dell’Istat evidenzia che cresce la domanda di competenze digitali da parte delle imprese. “Al mercato del lavoro al momento mancano i profili giusti – commenta Miriam Persico, direttore Area Legal e risorse Umane di Soft Strategy -. Gli studenti che fanno percorsi di studi che hanno un’evoluzione in linea con i sistemi informatici sono pochi, per questo facciamo fatica a reperire risorse”.

Del nuovo corso della Formazione siciliana ha parlato l’assessore Roberto Lagalla

Assessore, alla formazione finanziata dalla Regione si chiede di essere al passo con i tempi. Da una recente indagine dell’Osservatorio delle competenze digitali emergono una serie di professioni introvabili in Sicilia e che non figurano neanche tra i corsi tradizionali finanziati in quest’ultima annata. Vi state attrezzando per cercare di colmare questa carenza di competenze nel settore delle professioni digitali?
“La difficoltà di incrociare domanda e offerta di lavoro è stata una delle prime problematiche rilevate da quando ho iniziato a ricoprire il ruolo di assessore alla formazione professionale. Sin da subito abbiamo cercato di intervenire per creare la giusta corrispondenza tra la richiesta di professionalità e l’effettiva disponibilità sul territorio delle competenze utili. Rimettendo in piedi la formazione professionale, attraverso l’Avviso 2, abbiamo inserito nel catalogo nuove figure professionali secondo le indicazioni del partenariato economico-sociale che ha affiancato tutto il processo. Inoltre, stiamo lavorando, attraverso diverse azioni tuttora in corso, per formare nuove professionalità e competenze in grado di cogliere le opportunità offerte dalle imprese siciliane”.

Tante sono state le innovazioni apportare alla formazione siciliana da quando si è insediato il governo Musumeci, ultima la riforma del settore. Cosa concretamente pensate che cambierà anche nell’ottica di una migliore aderenza con il fabbisogno del mercato del lavoro?
“Considero la nuova legge sulla formazione professionale un altro importante obiettivo raggiunto, dopo la legge sul diritto allo studio. La riforma consentirà di modificare profondamente il comparto della formazione professionale in Sicilia facendone, finalmente, strumento efficace delle politiche attive del lavoro. Abbiamo portato avanti sia l’impegno di garantire tutele agli attuali operatori del settore della formazione sia quello di rendere il sistema maggiormente efficiente e coerente con le richieste dei mercati, al fine di garantire percorsi formativi utili e spendibili”.

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