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Lavoro: dati Eurostat, è disastro Sicilia. L’Isola è ormai ai margini dell’Europa

Michele Giuliano

Lavoro: dati Eurostat, è disastro Sicilia. L’Isola è ormai ai margini dell’Europa

giovedì 16 Maggio 2019

Si parla del 21,5% di disoccupati, uno dei dati più alti in assoluto. E la disoccupazione giovanile è al 53,6%. Negli ultimi quattro anni quasi 38.000 ragazzi hanno lasciato la Sicilia per trasferirsi all’estero, iscritti nei registri dell’Aire

Va bene la crisi, passi anche l’arretratezza infrastrutturale. Di sicuro, pur con tutte le “attenuanti” possibili e immaginabili, resta comunque improponibile il gap che c’è tra il mercato del lavoro della Sicilia e quella delle regioni del Nord. Per non parlare poi di confronti con altre regioni d’Europa dove l’abisso diventa anche, se vogliamo, siderale. La Sicilia ancora una volta esce con le ossa rotte dall’ultima ricognizione statistica sulla disoccupazione. I dati pubblicati dall’Eurostat inchiodano l’Isola come uno dei territori tra i più pesantemente segnati da chi non ha un lavoro. La classifica generale che è pubblicata nella sezione statistiche della Commissione Europea parla di un totale di 21,5% di disoccupati, uno dei dati più alti in Europa in assoluto (settima regione su 280 censite).

Peggio riescono a fare solo qualche arretrata e marginale regione degli stati francesi, spagnoli e della Grecia. Poi all’11° e 12° posto assoluto spuntano due italiane: prima la Calabria al 21,6, poi la Sicilia al 21,5%. Mettendo a confronto il 2017 con il 2018, non un solo passo in avanti si è fatto per migliorare questo disastroso risultato: la disoccupazione è rimasta inchiodata.

Va anche peggio se invece si va a vedere la disoccupazione giovanile, nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni. La Sicilia sale tristemente addirittura al settimo posto (su 280 regioni censite), appaiata con la Campania, per effetto del suo incredibile 53,6%. Anche qui prima ci sono solo cinque regioni di Francia, Spagna e Grecia.

Numeri terribili se si considera la media europea che per disoccupati totali si ferma al 6,9% mentre la Sicilia ne ha il triplo in più; di disoccupati giovani invece la proporzione si allarga addirittura a quattro volte di più mentre la media Ue è al 15,2%. Se di per sè a livello nazionale sotto questo aspetto si può notare un’Italia a due velocità, quando il panorama si allarga all’Europa possiamo anche dire che ci sono 3 o 4 velocità differenti.

Le disuguaglianze a livello occupazionale sono nettissime e risalta tutto questo subito all’occhio proprio nel guardare la mappa dell’Eurostat che contraddistingue con colori diverse le varie regioni a seconda del loro tasso di disoccupazione. Appare evidente che mentre più a Nord si evidenzia la stragrande maggioranza dei colori blu e azzurri, che indicano le cifre più basse di disoccupati, più a Sud invece e quindi nella fascia meridionale dell’Italia e lungo tutto il mediterraneo spicca quell’arancio fuoco che invece segna le perfomance peggiori. A far paura è soprattutto il mondo giovanile che dovrebbe rappresentare il futuro.

Di segnali incoraggianti però non se ne vedono neanche lontanamente. Anzi, in Sicilia si peggiora anche: perchè i ragazzi dai 15 ai 24 anni nel 2017 senza un lavoro erano il 52,9%, un anno dopo questa cifra è salita al 53,6. Segnali evidenti che al peggio non sembra esserci mai fine per la Sicilia. Non solo: ciò che viene fuori è che chi entra nel vortice della disoccupazione non ne esce più. è altissima anche la cifra dei disoccupati di lunga durata, considerati così se non riescono a trovare una nuova occupazione entro un anno dal loro licenziamento. Questa categoria rappresenta il 68,8%, in aumento rispetto all’anno prima dell’2,1%.

Anche questo è un dato emblematico perchè nelle regioni del Nord i disoccupati di lunga durata sono quasi sempre al di sotto del 50%, insomma uno su due riesce a ripiazzarsi nel mercato del lavoro prima di un anno dal licenziamento.

“Occorre diffondere il valore dell’impresa – afferma Gero La Rocca, presidente dei giovani imprenditori siciliani di Confindustria – come uno dei principali motori dell’economia e creare le condizioni strutturali con politiche pubbliche efficaci affinché i giovani non siano costretti a lasciare la Sicilia. I numeri lasciano poco spazio alla retorica e inchiodano ciascuno alle proprie responsabilità”.

“Dati e numeri – aggiunge il segretario regionale di Articolo Uno in Sicilia, Pippo Zappulla – che rappresentano un disastro economico, il fallimento del governo regionale e l’assenza di una pur minima idea di crescita e sviluppo della Sicilia. Grandi annunci ma ancora risultati deludenti sul terreno infrastrutturale, sulle bonifiche e risanamento ambientale, sul recupero e riqualificazione del tessuto urbanistico dei centri storici e periferie; non si realizza quel necessario processo di riconversione dell’apparato industriale”.


Ecco la ricetta della Regione per fermare l’emorragia di giovani

L’emorragia dell’emigrazione è un fatto evidente e diventa anche fulcro dell’agenda politica. Ci prova il governo regionale a frenare il fenomeno e l’ultima iniziativa messa in cantiere è il “Progetto giovani 4.0”: 7 milioni di euro per l’acquisizione di competenze nell’alta formazione e di titoli spendibili nel mercato del lavoro.

Si tratta di una sperimentazione inedita che, attraverso un modello innovativo rispetto a quanto fino a oggi realizzato in Sicilia, contribuisce ad accrescere le competenze dei giovani nel campo della formazione post laurea, in quello linguistico e promuove il conseguimento di licenze, patenti e brevetti. “È un’iniziativa – sottolinea il presidente della Regione Nello Musumeci – che va a sostegno degli obiettivi perseguiti dal governo, finanziando l’acquisizione di competenze e, più in generale, promuovendo la riqualificazione del mercato del lavoro. Stiamo lavorando per dare ai giovani gli strumenti migliori per perfezionare la loro formazione e ottenere maggiori risultati in termini occupazionali. Daremo priorità al merito e saranno agevolati coloro i quali non godano di condizioni economiche particolarmente agiate. In particolare, una sezione sarà dedicata al finanziamento di corsi per migliorare la conoscenza delle lingue straniere, dall’inglese al tedesco fino al cinese, per recuperare il gap che ci separa dalle altre regioni italiane e rispondere positivamente all’attuale domanda proveniente dalle imprese, sia sul piano regionale che nazionale”.

“Come governo regionale – aggiunge l’assessore alla Formazione Roberto Lagalla – intendiamo provvedere alla crescita qualitativa del capitale umano, contribuendo ad ampliare il bacino di professionalità a cui le imprese possono attingere per migliorare la loro competitività e capacità innovativa”.


Fuga dalla Sicilia famiglie e cervelli via

La disoccupazione complessiva e quella giovanile hanno una diretta conseguenza per la Sicilia: l’effetto emigrazione. Recentemente la Cgil ha presentato a Terrasini i dati dello studio “Scuola e università: la grande emigrazione degli studenti siciliani”, a cura di Roberto Foderà, docente presso il Dipartimento di Giurisprudenza della Lumsa di Palermo, realizzato dal Centro Studi della Cgil Sicilia.

Secondo lo studio, sarebbero migliaia, i giovanissimi ancora in età scolare che lasciano l’Isola al seguito delle loro famiglie, costrette ad emigrare a causa della mancanza di lavoro. “Negli ultimi 15 anni – ha evidenziato Graziamaria Pistorino, segretaria generale della Flc Cgil Sicilia – il numero degli iscritti alla scuola pubblica di ogni ordine e grado è passato da 769.111 a 642.486. Una caduta che trova spiegazione nella flessione della natalità e nel fenomeno dell’emigrazione interna ed esterna.

Dal 2002 ad oggi la Sicilia ha perso oltre 140 mila residenti attraverso trasferimenti netti verso altri territori nazionali, mentre i siciliani che hanno trasferito la residenza all’estero negli ultimi quattro anni, dal 2013 al 2016, sono stati quasi 38 mila”.

A lasciare la Sicilia sarebbero prevalentemente i giovani tra i 25 e i 35 anni. C’è anche un identikit di chi tendenzialmente lascia la Sicilia: si tratta di singoli o coppie con livelli di istruzione medio-alti, diploma e laurea, che dopo gli studi decidono di iniziare un nuovo percorso di vita in territori che offrono maggiori chance di lavoro. Nel 2005 sono state cancellate dalle anagrafi dei Comuni siciliani per altri territori quasi 32.500 persone, nel 2010, in piena crisi, le cancellazioni si sono ridotte a poco meno di 28 mila, per risalire a oltre 36mila nel 2016. Al contrario di quanto avveniva nei decenni passati ad emigrare sono sempre più giovani laureati e diplomati.

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