Il cha cha cha della Regione - QdS

Il cha cha cha della Regione

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Il cha cha cha della Regione

Giovanni Pizzo  |
lunedì 09 Gennaio 2023

La Regione Siciliana avrebbe pagato migliaia di euro per uno spot pubblicitario per esaltare le bellezze dell'Isola.

Non solo Cannes ma pure opere di bene alla Rai. Pare che la Regione Siciliana, che ha difficoltà a pagare gli operatori che operano nella sanità contro il Covid, e che ancora non ha trovato i soldi ad oggi per la Missione Speranza e Carità di Biagio Conte, abbia pagato mezzo milione per una puntata di Ballando con le Stelle, il programma nazional popolare di Rai uno.

Magari la Barilla ottiene uno sconto del 50% per uno spot del genere, o anche meno, ma noi siamo Gattopardi e sconti non ne chiediamo. Il mercato degli spot televisivi ha listini che si piegano fino al 75% di sconto, a seconda di chi compra e come compra. Ma noi abbiamo pagato nella scorsa legislatura oltre 40 milioni di spot pubblicitari, probabilmente a prezzo quasi pieno. Pieno per noi ma certamente non per i centri media che intermediano. Cui prodest? A qualcuno certamente sì.

Tutto per l’immagine della nostra beneamata isola. Ma queste operazioni incidono per esempio sulla destagionalizzazione del turismo, visto che è il primo problema di quella che dovrebbe essere la maggior industria della Sicilia, o sul caro voli? Come mai l’isola non compra biglietti aerei in forte anticipo a prezzo ribassato per poi concederli ai tour operator per esempio. E la politica dei voucher è stata attentamente calcolata e programmata con anticipo rispetto agli obbiettivi da perseguire?

L’assessorato al turismo che negli anni della prima repubblica era la cenerentola degli assessorati, in questi ultimi vent’anni è diventato il più ambito. Pochi problemi, rispetto alle altre deleghe, perché gli albergatori siciliani non hanno un potere contrattuale come quelli del Trentino o della Riviera Romagnola. Vuoi mettere con il potere politico dei forestali o dei Pip?

Pochi problemi e molto “scruscio”, ossia eco di comunicazione e passerelle, tanti contributi discrezionali a pioggia, onde irrorare clientele amicali, tante sagre di poco appeal per i tour operator internazionali, ma tanto per il consenso locale. Una visione provinciale di un’industria, quella del turismo, che in altre regioni, Veneto in primis, ed in altre isole, le Baleari solo per fare un esempio disarmante, perseguono altre logiche e tutt’altri flussi.

Da noi gli assessori al turismo stanno lì a farsi tirar le giacchette, o il Giachetto in altri tempi non lontani, da parvenu della comunicazione, quasi sempre amici di amici che hanno dei format e delle idee geniali alla Cesare Ragazzi che però, stranamente, vendono solo a noi e non ai forse più severi funzionari di altre regioni. Tutto questo perché nella comunicazione c’è molto margine e discrezionalità, che in altri servizi è più difficile trovare.

E più alti sono i margini più è facile intermediare, pensando male si fa peccato ma spesso, come è già capitato in Sicilia e altrove, ci si azzecca. Certo queste scelte vengono da una gestione precedente a Schifani, che si morde ormai ogni giorno la lingua per la dichiarata continuità con il governo precedente. E magari pensa a una chiara ed evidente discontinuità su uomini e scelte, se avesse una maggioranza che glielo consentisse.

Ballando, ballando si fa consenso, forse, ma non industria, che ha regole più tecniche e severe. È vero che con il Tango Brando e Bertolucci fecero il sold out, ma qua tutto sa di Ultimo tango a Zagarolo.

Cosi è se vi pare.

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