Srr, gestione rifiuti e riscossione Tari: le novità - QdS

Rifiuti, Srr coinvolte nella riscossione della Tari: l’ampliamento delle funzioni dopo anni di fallimenti

Rifiuti, Srr coinvolte nella riscossione della Tari: l’ampliamento delle funzioni dopo anni di fallimenti

Simone Olivelli  |
lunedì 12 Febbraio 2024

Cambiano i processi di riscossione della tassa sui rifiuti e si affidano nuovi compiti a enti che in tanti anni hanno prodotto pochi risultati e con problemi di organico.

Un modo per responsabilizzare chi, neanche tra molto, diventerà maggiorenne ma anche il rischio di affidarsi a qualcuno che finora non è stato all’altezza del compito. Non è semplice dare un giudizio sull’ampliamento delle competenze delle Srr, le società d’ambito nel settore dei rifiuti.

a norma è passata il mese scorso all’Ars, in occasione dell’approvazione della finanziaria, ma si è persa soffocata dal rumore della nuova pioggia di contributi elargiti dalla politica regionale a enti e associazioni. Eppure, in potenza, potrebbe apportare consistenti cambiamenti nei processi di riscossione della tassa sui rifiuti, quella Tari che negli ultimi anni ha tenuto banco un po’ dappertutto: nelle case di chi fa i conti con bollette sempre più salate e nei tavoli istituzionali – Comuni e Regione – dove si è tentato di trovare misure idonee ad ammortizzare l’aumento dei costi derivanti dalla spedizione dei rifiuti all’estero.

Srr, gestione rifiuti e riscossione Tari: le novità

Inserita nel maxi-emendamento, la norma ha introdotto modifiche alla legge regionale 9 del 2010. Si tratta della legge che disciplina il settore dei rifiuti in Sicilia. Nello specifico, sono stati aggiunti due commi all’articolo 8, quello che attribuisce le funzioni alle 18 società di regolamentazione del servizio in cui attualmente l’isola è ripartita. Il primo riguarda l’estensione alle Srr delle funzioni che l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) assegna agli Egato, la sigla con cui in Italia vengono individuati gli enti di governo d’ambito territoriale. Il secondo invece prevede che le Srr possano “fornire agli enti locali consorziati servizi strumentali alle attività amministrative, contabili e di riscossione collegate al ciclo dei rifiuti, anche al fine di garantire la piena copertura e l’equa distribuzione della tassa sui rifiuti”.

Nella relazione tecnica che ha accompagnato l’emendamento sull’ampliamento delle competenze delle Srr si legge: “Il supporto delle società consentirebbe ai Comuni beneficiari di riunire sotto un’unica gestione contestuale, una serie ampia e complessa di servizi, permettendo in tal modo il raggiungimento di importanti economie di scala in favore dei Comuni. Ove non vi fosse la gestione unitaria da parte delle società – continua la relazione – tali servizi verrebbero gestiti in maniera indipendente da ogni singolo Comune socio e ciò comporterebbe un sensibile aggravio di costi in termini di corrispettivi e aggi di riscossione da corrispondere ai fornitori”.

Pochi risultati in 14 anni

Le Srr sono state istituite nel 2010, proprio con la legge regionale 9. La loro comparsa sulla scena istituzionale era stata presentata come il modo migliore per superare l’esperienza fallimentare – in tutti i sensi – degli Ato, le precedenti autorità d’ambito. Tuttavia, quasi 14 anni dopo, è possibile dire che le Srr hanno disatteso gli auspici di chi sperava si potesse mettere a regime un settore, quello dei rifiuti, che in Sicilia da sempre va avanti in maniera sregolata. Oscillando tra emergenze e misure straordinarie, con i privati a fare il buono e, molto più spesso, il cattivo tempo.

A riguardo, tranne poche positive eccezioni, la debolezza delle Srr si è manifestata nell’incapacità di pianificare e dare seguito agli impiantistica pubblica. Iter lenti e penuria di risorse umane ed economiche sono stati gli ingredienti per un’inerzia, che ha trasformato i privati da alternative a pilastri del sistema. Tanto sul fronte dello smaltimento – prima le discariche, oggi gli inceneritori all’estero – quanto per la differenziata, su tutti la filiera del compostaggio.

Ogni qual volta si è presentata la questione, dai vertici delle Srr è arrivata quasi sempre la stessa giustificazione: senza personale e risorse adeguate è impossibile operare. Limitazioni che, per fare un altro esempio, hanno lasciato inadempiuto l’obbligo di adeguare i piani d’ambito al nuovo piano regionale dei rifiuti, nonostante la legge dia alle società tre mesi di tempo per farlo.

Tali problematiche, inoltre, hanno più volte fatto da sfondo al rimpallo di responsabilità con la Regione, con quest’ultima che – nei momenti più critici delle emergenze – non ha mancato di ricordare che spetta alle Srr la gestione del servizio nei singoli ambiti e le società di regolamentazione a ribattere che, alla fine della fiera, le decisioni straordinarie vengono prese sempre da Palermo.

La domanda, quindi, è una sola: come potranno le Srr occuparsi anche della gestione della riscossione della Tari, senza correre il rischio di contribuire involontariamente a ingigantire il fenomeno dell’evasione?

Srr in Sicilia, la novità sulla Tari: “Un supporto, non un passaggio di consegne”

Tra gli ispiratori dell’emendamento presentato all’Ars c’è Francesco Laudani, presidente della Srr Catania Metropolitana. “Questa proposta nasce dalla volontà di dare un senso a queste Srr alla luce di quello che l’Arera ci chiede ma che non si è in condizioni di fare – dichiara Laudani al Quotidiano di Sicilia – L’Arera assegna alle autorità d’ambito compiti anche in fatto di controllo della qualità dei servizi e di rapporto con gli utenti”. Per quanto riguarda il coinvolgimento delle Srr nella gestione delle bollette Tari, il presidente della Srr che in provincia di Catania si occupa del capoluogo e di altri 27 centri tende a specificare che si tratterebbe di un supporto: “Non ci sostituiremo ai Comuni, che continueranno a emettere bollette e a riscuotere la tassa, ma li affiancheremo su loro richiesta – continua Laudani – Di fatto si tratta di esigenze che gli enti locali già hanno e che soddisfano rivolgendosi ad altri soggetti”.

Il riferimento è l’Ato Simeto Ambiente, uno dei casi che più testimoniano il flop degli enti che poi furono sostituiti dalle Srr. “L’Ato Simeto Ambiente da una decina di anni è in liquidazione, un percorso che ancora non si è concluso, ma al contempo continua a svolgere attività di supporto su richiesta dei Comuni – spiega Laudani – Ecco: questa norma serve a spostare le competenze alle Srr, che dovrebbero essere i soggetti protagonisti di questa attuale fase di gestione del servizio”.

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Il problema del personale

L’emendamento votato dall’Ars a gennaio non tratta l’argomento degli organici delle Srr. Il nodo però, come detto, è già emerso più volte in questi anni e tutto fa pensare che diverrebbe ancora più centrale nel momento in cui le Srr dovessero essere coinvolte nella fase di riscossione. “Nella Srr Catania Città Metropolitana abbiamo quatto dipendenti e la nostra situazione è simile a quella di altre società di regolamentazione – va avanti Laudani –. Nel nostro caso, lasciando all’Ato Simeto Ambiente soltanto il compito di chiudere la liquidazione, il personale passerebbe nella Srr. Ma è chiaro che, come previsto dalla legge, bisognerà tornare a fare ricorso alla mobilità esterna, chiedendo ai Comuni di assegnare unità alle Srr”. Avere ampliato le competenze delle Srr può portare a nuove assunzioni? “Non è un tema all’ordine del giorno, ma è chiaro che in futuro se davvero si vuole gestire il settore a livello d’ambito bisogna che gli enti siano strutturati come accade in altre parti d’Italia”, conclude Laudani.

Il caso del ddl Province e l’emergenza rifiuti

Per una norma che amplia le competenze, un’altra che stava addirittura per cancellare le Srr. Nel laboratorio politico, un po’ scoordinato, che si rivela essere l’Assemblea regionale siciliana stava accadendo anche questo. L’occasione si era presentata con il discusso disegno di legge di riforma delle Province, trasformatosi nel giro di poche ore nella prima grossa crisi politica per il Governo Schifani, con l’aula che ha affossato la proposta che mirava soprattutto a reintrodurre le elezioni dirette per gli organi politici delle attuali Città metropolitane e Liberi consorzi.

All’articolo 4, quello che individuava le nuove funzioni degli enti di area vasta, si parlava di “sostituzione delle Province e delle Città metropolitane alle società di regolamentazione del servizio di gestione rifiuti” con tanto di trasferimento di “relative funzioni e relativo personale”.

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