Economia

“Shock energetico”, i prezzi destinati ad aumentare e il rischio recessione nel 2023

Il caro energia continua a spingere l’inflazione e i prezzi sono destinati ad aumentare ancora: sono le pessime previsioni contenute in uno studio di Confesercenti-SWG.

Lo studio interessa principalmente le piccole e medie imprese, che con ogni probabilità si vedranno in buona parte costrette a segnare nuovi aumenti nelle tabelle dei prezzi per scongiurare la chiusura. La situazione è drammatica per imprese e famiglie e sicuramente la risoluzione dei problemi legati ai rincari dovrà essere una priorità del nuovo Governo.

Confesercenti, dati shock: con caro energia, prezzi destinati a salire ancora

“In seguito ai recenti incrementi delle tariffe, il 36% delle PMI prevede di essere costretta ad aumentare i prezzi finali dei propri prodotti e servizi per riuscire a sostenere la stangata in arrivo per le utenze di energia e gas“. Non sono per niente confortanti i dati che aprono la nota di Confesercenti sui continui rincari e la situazione delle imprese italiane.

Per molti imprenditori, quello dei rincari appare come un tunnel buio e senza fine. Per tanti di loro, infatti, aumentare i prezzi finali vuol dire letteralmente uscire dal mercato e perdere clienti. Sono due le alternative: alzare i prezzi o chiudere. E nessuna delle due porta a qualcosa di buono, soprattutto la seconda.

In Sicilia e nel resto d’Italia sono già tante le “vittime” dei rincari energetici e del caro bollette. E, se le previsioni di Confesercenti sono corrette, ce ne saranno ancora tante, troppe.

Se il 36% delle piccole e medie imprese si vedrà probabilmente costretto ad aumentare i prezzi, il 26% pensa di limitare gli orari di lavoro e apertura per consumare meno e risparmiare sui costi energetici. Tante attività (circa il 6%, secondo Confesercenti-SWG) – in particolare del terzo settore – potrebbero scegliere di sospendere l’attività in bassa stagione. Una soluzione che, in Sicilia, hanno già adottato diversi esercizi (soprattutto nelle isole minori).

Il 18% delle PMI, inoltre, valuta la riduzione del numero dei dipendenti. Una scelta che non farebbe altro che aggiungere – al dramma dei rincari – quello, già sin troppo pesante ed evidente, della disoccupazione.

Le “buone” soluzioni

Tanti pensano alla chiusura e alla riduzione “forzata” del personale. Tuttavia, c’è chi cerca – nei limiti del possibile – di rispondere alla sfida posta dai rincari con gli investimenti. Su cosa? Facile: macchinari ed elettrodomestici più efficienti, energie rinnovabili, tecnologia utile al risparmio energetico.

A guardare con interesse a questa prospettiva – secondo i risultati del sondaggio di Confesercenti-SWG, condotto su aziende con meno di 50 dipendenti – è circa il 12% delle PMI. Infine, c’è un 13% che intende sfruttare i finanziamenti previsti dal DL Aiuti Ter e pagare a rate gli importi richiesti e ottenuti.

Nuovo Governo, i tempi sono stretti e le richieste tante

Giorgia Meloni – con il partito “Fratelli d’Italia” e gli alleati del centrodestra – ha vinto le elezioni. L’esecutivo è ancora in fase di formazione, ma ha già molte “gatte da pelare”. La prima è quella dei rincari e delle misure di sostegno a famiglie e imprese.

Unimpresa, commentando l’ascesa di Giorgia Meloni e i primi segnali dalla nuova classe politica dirigente, rinnova l’appello per l’approvazione di misure per “fronteggiare la catastrofe dei rincari energetici, del carovita, dell’inflazione e della recessione incombente”. Una catastrofe che – specifica Unimpresa – “rischierebbe, nel giro di poche settimane, di minare anche l’ordine sociale e la stessa sicurezza nazionale”.

Un’impresa su due, secondo Confesercenti, intende chiedere nuove misure. Un 28%, inoltre, richiede anche uno stop all’aumento dei prezzi di beni e servizi (soprattutto delle materie prime). Altri (33%) puntano sull’attuazione delle risorse del PNRR e altri (30%) sulla semplificazione della burocrazia. L’11% – sempre secondo il sondaggio di Confesercenti SWG – desidera una moratoria sui finanziamenti; infine, il 6% chiede un aumento delle pensioni.

Tante richieste, tempo ridotto ed “eredità” difficile. Secondo la CGIA di Mestre, “senza approvare alcuna misura promessa in questa campagna elettorale, il nuovo Governo dovrà comunque trovare entro il prossimo 31 dicembre almeno 40 miliardi di euro; di cui 5 miliardi per estendere anche al mese di dicembre gli effetti contro il caro energia introdotti la settimana scorsa con il decreto Aiuti ter e altri 35 miliardi per consentire, attraverso la prossima legge di bilancio, che alcuni provvedimenti introdotti dal Governo Draghi non decadano con l’avvio del nuovo anno”.

Il nuovo premier – che potrebbe essere la stessa Giorgia Meloni – dovrà anche intervenire per mitigare il caro energia. E per questa difficile missione potrebbero servire – secondo la CGIA di Mestre – almeno altri 35 miliardi di euro per “oscurare” l’effetto drammatico dei rincari sui bilanci di famiglie e imprese.

Le priorità contro il caro bollette e le opinioni sulla pace fiscale

Tra le priorità delle piccole e medie imprese c’è anche il fisco. Nello specifico, secondo lo studio di Confesercenti-SWG: tra le misure più richieste figurano la riduzione del cuneo fiscale (31%) e il taglio dell’Irpef (13%).

Sulla pace fiscale, le PMI si esprimono:

  • Favorevoli al 36% (25% favorevoli, 11% molto favorevoli);
  • Contrari al 29%;
  • Neutrali al 25%.

La priorità assoluta rimane comunque la riduzione dei costi energetici. Anche se solo l’8% degli intervistati pensa che si arriverà a un vero e proprio price cap” per luce e gas.

Il rischio recessione in Italia nel 2023, anche a causa dei rincari

Il caro energia pesa sulle famiglie e sulle imprese italiane, ma anche sull’andamento della situazione economica nazionale. Secondo Confesercenti-SWG, solo il 10% delle PMI si attende un fatturato in aumento rispetto al 2021 (anno già segnato dalla pandemia); il 37%, invece, si attende una riduzione del fatturato.

L’Italia è a rischio recessione ed è soprattutto per i rincari nel settore energetico (e non solo). Lo conferma anche il report “Global Economic Outlook” di Fitch, che prevede una contrazione del Pil italiano dello 0,7% nel 2023. Secondo lo studio, il rischio recessione incombe un po’ su tutta l’Eurozona già dalla fine del 2022 e, tra qualche mese, potrebbe riguardare anche gli Stati Uniti.

Lo “shock energetico“, secondo Fitch, segnerà inevitabilmente l’economia italiana. E mentre il mondo segue con attenzione l’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina, chi può cerca di trovare un modo per sopravvivere a quello come si prospetta come uno dei maggiori disastri economici dell’ultimo decennio.