Il 31 dicembre finisce anche la Cgi
Mancano circa venti giorni all’alba del peggior inizio dell’anno per oltre 600 lavoratori della Almaviva Contact spa che, la mattina del primo gennaio, potrebbero svegliarsi senza occupazione, prospettive e neanche più cassa integrazione a zero ore, in scadenza appunto l’ultimo dell’anno in corso e non prorogabile. La crisi del settore terziario dei call center, che negli anni era stato fenomeno occupazionale di un paese in crisi, è cresciuta proporzionalmente allo spostamento degli appalti in altri paesi.
Timidi interventi normativi non hanno ridimensionato il fenomeno e gli italiani si sono abituati a sentir rispondere che “la chiamata verrà gestita dall’estero”. L’opzione di richiesta per un operatore nazionale non è di immediata accessibilità e lo spostamento verso l’est Europa e l’Asia è ormai strutturale. Ma in gioco, con la sola Almaviva che intende dismettere il settore, ci sono 608 posti di lavoro e nella sola Sicilia 469, dei quali 316 a Palermo e 153 a Catania.
L’accordo quadro disatteso
Questi dati sono presenti nell’accordo quadro siglato a Roma il 19 dicembre 2023, quando al Ministero delle Imprese e del Made in Italy si sono riunite tutte le parti, incluso il vertice di Almaviva Contact spa che ha ribadito di volersi tirare fuori da un settore ormai non più produttivo. L’accordo prevedeva l’impegno di tutte le parti, ministeri inclusi, di “concorrere alla realizzazione di un percorso di ricollocamento dei lavoratori di Almaviva Contact spa, anche strutturando, qualora necessario, eventuali percorsi di adeguamento delle competenze professionali”.
La società quotata, a quella data, contava in totale 627 dipendenti e di questi 585 erano operatori telefonici. La pianta organica dei call center Almaviva era distribuita i cinque regioni, con il numero più elevato di dipendenti in Sicilia. E per la Regione Siciliana ritrovarsi quasi cinquecento disoccupati in più, oltre 300 dei quali solo nel capoluogo, non è una eventualità auspicabile. La vertenza Almaviva è stata infatti seguita con impegno dall’Assessorato regionale alle attività produttive con la piena consapevolezza degli effetti che un crollo simile avrebbe sulla città.
L’impatto sociale della crisi
“Non possiamo permetterci di ignorare l’impatto sociale che questa situazione potrebbe generare”, ha appunto dichiarato lo scorso giovedì l’assessore Edy Tamajo. L’occasione è stata quella di un ennesimo incontro con il Mimit, in collegamento da remoto, per il tavolo Almaviva tenutosi il 5 dicembre. Nel corso del suo intervento, l’assessore regionale alle attività produttive ha sottolineato che “Solo in Sicilia stiamo parlando di circa 300 famiglie che rischiano di trovarsi in una condizione di estrema difficoltà” e che “è nostro dovere fare il possibile per evitare una crisi di queste proporzioni”. La crisi però è giunta al giro di boa e se un anno e mezzo non hanno prodotto risultati, difficilmente venti giorni, con festività di mezzo, potranno fare miracoli. Il 31 dicembre infatti scade l’ultimo periodo di cassa integrazione, non prorogabile, per i lavoratori non ancora ricollocati.
Il servizio di pubblica utilità per la pandemia
Tra gli operatori in esubero, oltre a quelli impiegati in contratti con imprese private, c’erano anche quelli del numero istituito dal Ministero della Salute durante la pandemia. Gli operatori del numero gratuito di pubblica utilità 1500, che molti ricorderanno ancora dal periodo del Covid con relativo ciclo di vaccinazioni, sono arrivati ad un picco di circa 400 sul territorio nazionale e solo nella città di Palermo, tra esodi incentivati, dimissioni volontarie ed assorbimenti nel bacino LSU, ne sono rimasti attualmente circa 200. Per questi, che nel corso del tavolo tecnico tenutosi il 7 dicembre del 2022, alla dismissione del non più necessario numero utile per la pandemia, il Ministero della Salute aveva proposto un reimpiego in ambito sanitario per non disperdere le competenze acquisite durante il periodo Covid-19, non è stata trovata alcuna soluzione strutturale dopo ormai due anni esatti.
L’idea del “Super CUP” per gli operatori dell’ex “1500”
Una proposta sul tavolo, per ricollocare in Sicilia gli operatori siciliani di Almaviva impiegati durante l’emergenza Covid, c’era ed era anche interessante nella sua convergenza di interessi. L’idea, di cui abbiamo raccolto notizie, parrebbe nata all’Assessorato di Edy Tamajo e voleva coniugare l’esigenza di ridurre le liste d’attesa nella sanità pubblica e privata accreditata mediante l’istituzione del cosiddetto “super CUP” con quella di ricollocare operatori del call center che erano già stati in parte formati sulla gestione sanitaria di vaccinazioni e dintorni. Ma l’assorbimento diretto di lavoratori in esubero da una azienda privata in un servizio pubblico ancora tutto da costruire non era strada praticabile senza gettare tutte le opportune basi finalizzate al superamento degli ostacoli di natura giuridica e burocratica.
Anche il caldo è finito e ricomincia la crisi
Il 20 settembre 2024 è terminato il servizio di pubblica utilità 1500, attivato dal Ministero della Salute nell’ambito della campagna informativa “Proteggiamoci dal caldo“, in sinergia con l’INAIL. Era la soluzione tampone del Ministero della Salute per il servizio di pubblica utilità, ma temporanea come la stagione per cui era stata messa in atto. Il numero di pubblica utilità ritorna così, sul volgere degli ultimi mesi dell’anno in corso, ad essere inutile e quindi gli operatori ad essere in esubero. Sul finire di luglio del 2023, in una nota congiunta, le sigle sindacali coinvolte sul caso della crisi Almaviva Contact spa avevano definito quello del servizio di pubblica utilità 1500 come “l’imbarazzante vicenda del 1500 che vede coinvolto direttamente il Ministero della Salute”.
La vicenda adesso ritorna, e per la Regione Siciliana diventa anche seriamente problematica perché nel corso di due anni non è stato messo in atto alcun progetto strutturale per tutelare i circa 600 lavoratori ed in particolare, per la sola Sicilia, le circa 300 professionalità che dopo il 31 dicembre non percepiranno più neanche la cassa integrazione.
Altre tappe al Mimit ed all’Assessorato regionale
Le segreterie nazionali delle sigle sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, UilCom-Uil e Ugl-Telecomunicazioni parteciperanno domani ad un nuovo, ulteriore tavolo tecnico a Roma con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy che non sembra riuscire ad intervenire sulla delocalizzazione all’estero dei servizi di call center per gli utenti italiani. L’incontro è in programma per le 15, mentre martedì alle 12:30 si terrà un tavolo a Palermo presso l’Assessorato alle attività produttive.
Sul nuovo tavolo tecnico di martedì in via degli Emiri a Palermo, l’assessore Edy Tamajo ha detto al termine della riunione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy di giovedì 5: “Questa riunione sarà l’occasione per valutare insieme possibili soluzioni, ma è evidente che il sostegno del Mimit rimane un elemento fondamentale per arrivare a un risultato concreto”. La soluzione dovrebbe nascere e concretizzarsi in 21 giorni, al termine dei quali sarà difficile augurare “buon anno” a circa trecento lavoratori che attendono da due anni risposte concrete sul loro futuro.
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