Covid Sicilia, la situazione Cina: "Attenzione, no allarme" - QdS

Covid, la variante cinese e la fine degli uffici di emergenza in Sicilia: errore o scelta giusta?

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Covid, la variante cinese e la fine degli uffici di emergenza in Sicilia: errore o scelta giusta?

Giuseppe Bonaccorsi  |
domenica 01 Gennaio 2023

Due esperti infettivologi siciliani intervengono sulla nuova variante cinese e sulla cessazione degli uffici commissariali Anti-Covid in Sicilia.

“Il coordinamento tra le vari aziende raggiunto con i commissari per la lotta al Covid in Sicilia ha permesso di avere quella sinergia che era necessaria nei momenti delicati della pandemia. Oggi, però, se mi si chiede se queste figure dovessero continuare a esistere in Sicilia, io dico solo che la Regione deve avere avuto le sue buone ragioni per porre la cessazione della loro operatività”.

Lo dice la direttrice dell’Unità complessa di Malattie infettive dell’Arnas Civico di Palermo, Chiara Iaria, che così risponde a una precisa domanda sulla decisione del Governo regionale di rinnovare per due mesi il contratto a una parte dei precari Covid, ma non ai responsabili degli uffici di emergenza antivirus nelle tre aree metropolitane.

Lo smantellamento degli uffici anti Covid in Sicilia: “Clamoroso errore”

Per il direttore del’Uoc Malattie infettive dell’ospedale Garibaldi Nesima di Catamia, il professore Bruno Cacopardo, l’avvio dello smantellamento degli uffici anti Covid è un clamoroso errore.

Riferendosi alla fine del mandato del commissario Pino Liberti, che dal 2 gennaio sarà nuovamente operativo alle Malattie infettive del Cannizzaro di Catania, Cacopardo spiega: “Una delle cose che ha meglio funzionato in Sicilia è stata la gestione commissariale di Covid. Ha consentito una diffusione capillare delle vaccinazioni e dei controlli, un efficace mantenimento del monitoraggio epidemiologico. Insomma, ha fatto funzionare un sistema che altrimenti sarebbe andato in anarchia totale. Invece devo dire che colleghi del Nord Italia e delle regioni virtuose del Centro hanno plaudito al funzionamento del nostro sistema”.

Il caso Cina e il rischio di nuove varianti

“Alcune idee – aggiunge Cacopardo – poi sono state geniali. Penso all’affidamento ai reparti di Usca dedicati ad antivirali e monoclonali. Il sistema ha funzionato benissimo. Io non lo avrei smantellato soprattutto in previsione di nuove temibili ondate”.

Il docente si riferisce a quanto sta accadendo in Cina. “Penso alle possibili Recrudescenze epidemiche dalla Cina, dove circolando all’impazzata in oltre 1,5 miliardi di persone potrebbero sortire nuove varianti. Io credo di avere la maturità epidemiologica e clinica per affermare che dinanzi a eventi sanitari così rilevanti e perdurante la politica deve essere sempre molto cauta nell’assumere decisioni tecniche. E in questo caso la politica siciliana si sta comportando incautamente. Eliminare le teste pensanti commissariali rischia di provocare un andamento anarchico del sistema e non dimentichiamo che la Sicilia è predisposta geneticamente alla anarchia”.

In merito a quello che è stato disposto a livello sanitario in Italia per individuare ogni possibile accesso di persone positive provenienti dal Paese orientale, magari malate con altre varianti, la primaria del Civico spiega: “Perso che quanto disposto dal Ministero, di effettuare tamponi negli aeroporti, sia una decisione molto giusta che dovrebbe essere presto estesa a tutti i nostri scali. Ma c’è da aggiungere una cosa – secondo me – e cioè che non bisogna lasciarsi prendere dal panico. Nel nostro Paese non c’è al momento alcun allarme, perché la situazione della Cina è completamente diversa dalla nostra. Noi viviamo in un Paese dove la stragrande maggioranza dei cittadini si è vaccinata con tripla dose e quindi ha sviluppato quella risposta immunitaria che manca a una parte dei cittadini cinesi o non vaccinati, oppure scarsamente vaccinati con sieri molti differenti dai nostri. Accortezza, attenzione massima quindi, ma nessun allarme”.

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