Il neo assessore regionale all’Agricoltura ha sollecitato il completamento dell’impianto di Pantano d’Arci
L’area del Mediterraneo diventerà sempre più arida a causa della crisi climatica per l’effetto combinato delle incostanti precipitazioni e dell’aumento dell’evapotraspirazione. Tale previsione è ampiamente descritta nel “Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change IPPC” che dedica uno specifico focus sul Mediterraneo. Per una prima valutazione degli impatti sul territorio italiani dovuti alla crisi climatica è possibile consultare la Piattaforma nazionale sull’adattamento di cambiamenti climatici. Come riportato da diversi documenti sui cambiamenti climatici, l’agricoltura italiana, come quella di tutti i Paesi dell’area mediterranea, è una delle più esposte e vulnerabili, di conseguenza, potrebbe essere necessario spostare le coltivazioni verso nord e/o a quote più elevate.
Per far fronte all’emergenza, le Istituzioni nazionali hanno risposto alla crisi con il Decreto Legge Siccità del 14 Aprile 2023, convertito in legge nella legge 68/2023 che ha come obiettivo la semplificazione e l’accelerazione delle procedure autorizzative, con riferimento alla costruzione di infrastrutture idriche e l’efficientamento della risposta di Governo e Regioni alla crisi idrica. Il decreto ha come finalità il riutilizzo delle acque reflue urbane affinate ai fini irrigui, industriali, civili e ambientali. Le acque affinate devono essere conformi agli obblighi di legge e, pertanto, devono essere sottoposte al monitoraggio secondo le modalità e le tempistiche stabilite dalle Autorità competenti.
La distribuzione e l’utilizzo di queste acque sono anche oggetto di una gestione del rischio e, a tal proposito, il Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti della Regione Siciliana approva annualmente un piano di gestione dei rischi, acquisendo i pareri di Arpa Sicilia, dell’ASP competente per territorio e dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia, prima del rilascio dell’autorizzazione al riuso delle acque reflue.
In Sicilia c’è una scorta d’acqua di quasi cinquecento milioni di metri cubi
Secondo i dati di Utilitalia, in Sicilia c’è una scorta d’acqua di quasi cinquecento milioni di metri cubi l’anno, potenzialmente utile per dare sollievo all’agricoltura siciliana vessata dalla siccità, putroppo sprecata quasi per intero. Si tratta delle acque reflue depurate, che però nell’isola sono immesse nei “corpi idrici superficiali” ovvero laghi, fiumi e torrenti, per poi finire a mare senza essere utilizzate. La ragione di tale spreco va ricercata nel basso livello di depurazione: in Sicilia sono presenti depuratori che svolgono un lavoro “di trattamento di bassa potenzialità”, che garantiscono la depurazione necessaria per scaricare l’acqua nei corpi idrici naturali, senza che possa avere altra funzione. Soltanto una minima parte di quest’acqua passa da depuratori che offrono trattamenti superiori. Si tratta di 70 mmc sui 490 mmc complessivamente depurati e, se tale quantità d’acqua utilizzabile appieno, permetterebbe di soddisfare il 71% del fabbisogno idrico della Sicilia. Alla luce dell’attuale situazione, con gli invasi della Sicilia che al primo giugno hanno il 4% in meno di acqua rispetto al mese precedente e il 45% in meno rispetto all’anno scorso, usare quest’acqua per l’agricoltura sarebbe fondamentale.
Investimento nel campo della depurazione pari a 354 milioni di euro
Il Fondo Sviluppo e Coesione, accordo firmato tra Governo nazionale e Regione Siciliana lo scorso 27 maggio, prevede un investimento nel campo della depurazione pari a 354 milioni di euro per 31 interventi per la realizzazione di impianti di depurazione e reti fognarie finalizzati alla gestione e al trattamento delle acque reflue. Nello scorso mese di luglio, inoltre, la Regione Siciliana ha dato mandato al Consorzio di Bonifica 3 di Agrigento di predisporre un PTFE (Piano Tecnico di Fattibilità Economica) per la realizzazione di una condotta per il trasporto dell’acqua reflua depurata in uscita dal depuratore di Sciacca verso una vasca per irrigazione nei pressi del lago Arancio. Il depuratore di Sciacca, dotato di moderne tecniche di depurazione e di sistema di trattamento reflui efficiente ed evoluto, garantisce quasi il 100% della depurazione delle acque reflue in entrata, fornendo circa 1.900.000 metri cubi all’anno di risorsa idrica. Tali acque, fino ad oggi inutilizzate, al termine degli interventi pianificati, potranno essere impiegate per uso irriguo, dando significativo sollievo al settore agricolo del circondario di Sciacca e consentirà una importante razionalizzazione delle risorse. Numerosi sono gli interventi pianificati e gli sforzi messi in campo per risolvere problematiche ataviche, gravate da fattori climatici impattanti e ben evidenti. Tra queste, non ultime, vi sono quelle correlate all’irrigazione delle colture nei terreni agricoli di Sciacca e dell’intera provincia, fortemente danneggiati dalla persistente siccità, ai quali verrà prestata la massima attenzione.
Nello scorso mese di giugno l’Amap, l’Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo, ha acquisito la gestione del servizio di depurazione nel comune di Mezzojuso. “In considerazione delle gravissime criticità del presidio depurativo, che negli anni della gestione comunale non era mai entrato in esercizio – si legge in una nota dell’azienda – ha deciso di utilizzare, nelle more degli interventi previsti per l’adeguamento dell’impianto di depurazione, un modulo compatto per il trattamento delle acque reflue urbane“. Il depuratore compatto sarà integrato a breve con una sezione di ultrafiltrazione per il riutilizzo delle acque reflue già depurate, in un’ottica di economia circolare in un momento storico, come l’attuale, di grave carenza della risorsa idrica dovuta al perdurare della scarsa piovosità in tutto il territorio siciliano. Il modulo sperimentale, a noleggio per un periodo iniziale di 12 mesi, rappresenta un’innovazione in tema di trattamento delle acque reflue sia in presenza di mancato funzionamento del presidio depurativo ma anche nei casi di incertezza sui tempi di realizzazione degli adeguamenti impiantistici. Il modulo compatto consiste in un impianto di depurazione prefabbricato in acciaio inox che ha l’obiettivo di contenere i volumi e aumentare i rendimenti attraverso l’utilizzo della tecnologia Mbbr (Moving Bed Biofilm Reactor).
Intanto arrivano i primi ricorsi contro il provvedimento del gip di Siracusa che non ha autorizzato la prosecuzione delle attività del depuratore Ias spa di Priolo Gargallo. I tecnici dell’assessorato al Territorio hanno sentito i loro corrispettivi del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e da loro sarebbe arrivata la conferma delle intenzioni di Roma di non accettare la decisione del giudice aretuseo di disapplicare il decreto interministeriale sul “bilanciamento” tra salute, industria, tutela dell’ambiente e del lavoro nell’intricata questione del sequestro, per disastro ambientale, dell’impianto biologico consortile del polo petrolchimico di Siracusa. Il 7 agosto scorso – si legge in una nota del Mimit – “su indicazione dei ministri delle Imprese, Adolfo Urso, e dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, gli uffici legislativi dei due dicasteri hanno dato mandato all’Avvocatura dello Stato di presentare immediato appello avverso il provvedimento del gip di Siracusa del 31 luglio 2024, che ordina l’interruzione dell’attività produttiva dello stabilimento Isab di Priolo”.
Brutte notizie, inoltre, arrivano dal neo assessore Barbagallo
Brutte notizie, inoltre, arrivano dal neo assessore Barbagallo che, nell’immediatezza del suo insediamento ha espresso riserve sull’utilizzo delle acque trattate dall’impianto di depurazione di Pantano d’Arci. “Allo stato attuale le acque reflue sversate in mare e trattate nell’impianto di depurazione di Pantano d’Arci non sono idonee al riutilizzo agricolo. Infatti l’impianto manca della fase di affinamento delle acque e pertanto in relazione alla normativa vigente e all’ultimo decreto pubblicato dal Dipartimento acqua e rifiuti regionale in recepimento di una direttiva europee, queste acque non possono essere impiegate in agricoltura”. “Ho condotto qualche anno fa – ha aggiunto Barbagallo – uno studio pianificando la riutilizzazione delle acque reflue trattate nel depuratore di Pantano d’Arci. C’è una previsione di completamento di una condotta realizzata dal Comune di Catania alcuni anni fa che allo stato attuale risulta incompleta. Questa condotta, con un investimento di circa due milioni di euro che l’assessorato all’agricoltura è disposto a finanziare, potrebbe essere completata anche con la realizzazione di un impianto di sollevamento per portare l’acqua a una vasca attualmente esistente nel consorzio di bonifica e collegata a una rete irrigua che potrebbe servire circa 1.500 ettari di terreni agricoli”.
“Il nodo risulta pertanto il completamento dell’impianto di Pantano d’Arci con la realizzazione di una fase di affinamento delle acque che risulta indispensabile per il rispetto della normativa vigente”. “Ho già incontrato e sollecitato il commissario per la depurazione Fatuzzo nei mesi scorsi, e lo rivedrò a breve – aggiunge Barbagallo – per il completamento dell’impianto. Senza questo intervento, le acque reflue non possono essere utilizzate. Allo stato attuale nell’impianto di Catania sono trattati circa 300-400 litri al secondo, che risulterebbero molto utili per soddisfare le necessità irrigue della Piana di Catania. Lo stesso vale per l’impianto di Caltagirone, di cui ho sollecitato il completamento, che potrebbe contribuire a soddisfare i fabbisogni irrigui di una vasta zona della Piana di Catania. E’ auspicabile che tutto ciò si realizzi in tempi brevi”.
Il commissario unico per la Depurazione Fabio Fatuzzo interviene al Quotidiano di Sicilia
Sbloccate quattro nuove gare. “Presto annunceremo ulteriori bandi”

Dopo un lungo e faticoso lavoro di riorganizzazione della Struttura, e grazie a un accordo di collaborazione tra il “Commissario per il contrasto del rischio idrogeologico” nella Regione Siciliana On. Renato Schifani e il Commissario Unico per la Depurazione Prof. Fabio Fatuzzo, è stata annunciata la pubblicazione di quattro gare di appalto riguardanti la costruzione o l’adeguamento di impianti di depurazione nell’isola. La prima riguarda i lavori di Costruzione di un nuovo impianto di depurazione a Tono, con un importo a base di gara di 66 milioni di euro. L’impianto, previsto nel Comune di Messina, è atteso da decenni e riveste un’importanza strategica di primissimo piano per il territorio.
Il secondo intervento, sempre nel Messinese, è l’adeguamento dell’impianto di depurazione consortile in località Zappardino, struttura he serve che serve i comuni di Gioiosa Marea e Piraino che prevede un importo a base di gara di 6 milioni di euro.
Seguono i piani di monitoraggio ambientale dell’impianto di depurazione in contrada Lusia a Ragusa, importo a base di gara 159 mila euro e dell’impianto di depurazione in località Tavola Grande e rifacimento della condotta sottomarina del comune di Capo d’Orlando, con un importo a base di gara 570 mila euro.
Il Commissario Unico per la Depurazione Prof. Fabio Fatuzzo ha dichiarato che ”si cominciano a vedere i primi importanti risultati, stiamo procedendo celermente per adeguare la depurazione Siciliana agli standard richiesti dalla normativa Europea e molto presto annunceremo la pubblicazione di ulteriori gare di appalto attese da anni, che consentiranno di aprire numerosi cantieri che porteranno la nostra Regione a recuperare il terreno perduto”.