Ex Province, flop della Regione. Schifani vuole restaurarle - QdS

Ex Province, il grande flop della Regione Siciliana. Il progetto di Schifani per restaurarle

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Ex Province, il grande flop della Regione Siciliana. Il progetto di Schifani per restaurarle

Salvatore Rocca  |
domenica 20 Novembre 2022

Dovevano essere il modello di risparmio della Regione Siciliana, ma la crisi economica le ha travolte. Le ex Province ora sono un problema che il nuovo governatore Renato Schifani vuole risolvere.

Uno degli ultimi ammonimenti del Consiglio dei Ministri nei confronti della Regione Siciliana parla chiaro. La proroga dei commissari straordinari delle ex Province al 31 agosto 2023 viola “i principi di democraticità” dell’articolo 1 della Costituzione e non può essere ulteriormente tollerata.

Un parere, quello proveniente da Palazzo Chigi, che appare come un ultimatum nei confronti dell’Ente regionale che adesso dovrà necessariamente correre ai ripari per risolvere il grande guazzabuglio.

Elezioni ex Province, 7 anni di rinvii

La Regione Siciliana dovrà permettere finalmente lo svolgimento delle elezioni di secondo livello dopo 11 rinvii avvenuti in 7 anni a partire dal 2015 e compiendo un enorme salto all’indietro nel tempo.

L’ultimo rinvio del voto era avvenuto la sera del 15 dicembre 2021, quando nel corso di una seduta rovente l’Assemblea regionale siciliana della precedente legislatura (con il forzista Marco Falcone autore di una dura invettiva nei confronti del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e dell’aula intera) aveva posticipato la consultazione precedentemente in programma il 22 gennaio 2022.

Sulle ceneri delle ex Province

La tematica era stata discussa dall’Ars dopo la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, della legge Delrio che prevedeva l’immediata coincidenza del sindaco di capoluogo con la carica di sindaco metropolitano dopo la creazione delle Città Metropolitane e dei Liberi Consorzi.

In Sicilia a essere riconosciuti come Città Metropolitane sono i tre grandi capoluoghi di provincia di Palermo, Catania e Messina. I Liberi Consorzi, invece, coincidono con le altre 6 province isolane soppresse.

Ex Province, Enti in crisi

Inizialmente, così come sostenuto dall’allora Governo Crocetta, la soppressione delle Province avrebbe comportato un notevole risparmio per le casse della Regione Siciliana.

Una visione che, con il trascorrere del tempo, ha dovuto fare i conti con le continue richieste degli Enti di accedere a nuove risorse economiche per riuscire a porre un argine alla loro grave crisi finanziaria.

Nel 2021 il Governo Musumeci ha stanziato 100 milioni di euro (somma confermata fino al 2025) per le ex Province al fine di provvedere alla manutenzione di strade e istituti scolastici.

Nel dettaglio, alle tre Città metropolitane sono stati destinati 52,4 milioni di euro, mentre ai Liberi Consorzi comunali 47,6 milioni. L’anno precedente da Palazzo d’Orléans erano giunti “soltanto” 20 milioni di euro.

Schifani il “restauratore”

La querelle sulle ex Province siciliane rappresenta una delle ingombranti eredità lasciate dalla vecchia amministrazione Musumeci (che non è riuscita a risolvere) alla quale il nuovo governatore Renato Schifani vuole porre rimedio.

Già in occasione della sua presenza come ospite al Forum del Quotidiano di Sicilia dello scorso 31 agosto l’ex presidente del Senato aveva espresso la volontà di ripristinare le ex Province attraverso il transito di un disegno di legge all’Ars consentendo ai cittadini di tornare al voto con l’elezione di primo livello.

Intenzione ribadita anche recentemente, a margine della cerimonia di consegna delle lauree e dell’inaugurazione dell’anno accademico a Enna.

“Uno dei primi atti del mio governo dovrà essere quello di trovare una soluzione legislativa che permetta di reintrodurre le vecchie Province e con elezione diretta”, sono state le parole di Schifani.

Una promessa che potrà essere mantenuta soltanto dopo la fine delle beghe interne alla maggioranza, dilaniata dalla scissione dell’ala siciliana di Forza Italia.

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