Salute, l’Istat inchioda la Sicilia agli ultimi posti - QdS

Salute, l’Istat inchioda la Sicilia agli ultimi posti

Andrea Carlino

Salute, l’Istat inchioda la Sicilia agli ultimi posti

venerdì 11 Ottobre 2019

L’Istituto nazionale di statistica ha preso in esame 24 indicatori elaborando una “classifica” delle regioni italiane. Sovrappeso, speranza di vita, mortalità prematura e altro: nell’Isola “condizioni di fragilità generale”

PALERMO – Un’altra classifica che boccia la Sanità in Sicilia. La situazione nell’Isola merita massima attenzione, eppure ormai non fa quasi più notizia.

L’Istat ha elaborato una classifica della salute nelle Regioni italiane dal 2005 al 2015, un range temporale significativo perché caratterizzato anche dall’avanzare della crisi economica. Tutto ciò è stato possibile grazie a 24 indicatori (dal sovrappeso fino alla speranza di vita). Le condizioni ottimali del Veneto e del Trentino Alto Adige si contrappongono alle condizioni più critiche della Valle d’Aosta e della Campania, caratterizzate da comportamenti profondamente atipici rispetto al contesto generale e di altre regioni meridionali.

Le altre due macroaree individuate si situano al centro nord (Toscana, Umbria e Marche, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna), con condizioni di salute ‘discrete’, e al Centro Sud (Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Abruzzo e Lazio), con “condizioni di fragilità generale” e valori peggiori rispetto agli altri ad esempio nella mortalità prematura e nella mobilità ospedaliera.

Già a partire dal primo parametro esaminato, la speranza di vita, emergono grandi differenze: “Nel 2015 – scrive l’Istat – un maschio nato in Trentino Alto Adige, la regione con il dato più elevato, ha una probabilità di sopravvivere 2,7 anni in più rispetto a un residente in Campania, regione collocata in fondo alla graduatoria, con un valore pari a 78,3 anni”. Diverse regioni del Sud sono invece accomunate da una longevità piuttosto contenuta, fra cui emergono la Sicilia con 79,4 anni, il Molise e la Calabria entrambe con un valore di 79,6.

Nel dettaglio, ad esempio, in Sicilia la sopravvivenza a 90 anni del genere femminile è di gran lunga sotto la media italiana sia per il basso titolo di studio (31,3 contro il 37,1 in Italia) che per coloro che hanno alti livelli di istruzione (41,4 contro il 44,5 in Italia). In Sicilia c’è anche la minor percentuale di uomini che sopravvivono all’età di 90 anni (24%, mentre in Molise, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta il valore supera il 30%).

Risultano particolarmente critici i dati di mortalità per le “maggiori cause” negli adulti (24,4 persone per 10 mila) e di vita perduta (276,2 anni per 10 mila), che forniscono elementi di dettaglio in ordine alla stima della mortalità prematura.

Le condizioni di salute in Sicilia possono definirsi precarie anche in relazione alle circa 48,3 persone ogni 100 che si trovano in condizione di eccesso di peso, cui è associata una prevalenza di diabete del 6,2 per cento. Questo dato, insieme alla presenza di elevati tassi di dimissioni per malattie ischemiche del cuore, all’alta presenza di ipertesi (17,9%) e alla notevole diffusione di persone colpite da due o più malattie croniche (22,9%) concorre a delineare i contorni di una regione in cui la salute è maggiormente a rischio. Alta la percentuale di persone che vengono dimesse per malattie ischemiche del cuore (47.5 di gran lunga superiore alla media di 41.5). Elementi positivi sono invece quelli collegati ad alcuni comportamenti individuali quali l’abitudine al fumo e il consumo di alcol e i dati sulla mortalità per tumore (significativamente inferiore agli altri gruppi) e quella per traumatismi (4,9%).

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