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Sovranismo batte Autonomia

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Sovranismo batte Autonomia

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 16 Novembre 2022

Nel 1947 eravamo autonomi. Era nata la Sicilia, Regione a Statuto Speciale. Noi c’eravamo prima della Costituzione, prima della Repubblica. Fu l’ultimo atto politico che firmò il Re Umberto prima dell’esilio.

Oggi il Governo Schifani ha plasticamente abdicato a Roma la sua autonomia. Roma ha decretato il cambio della rappresentanza in giunta. Fuori Assenza e Savarino, dentro Pagana e Scarpinato. Il potere romano, in tutti i sensi – Meloni e Lollobrigida sono romani de Roma – ha vinto sull’autonomia politica dell’isola.

Il gruppo parlamentare regionale di Fratelli d’Italia ha tentato di difendere una autonomia locale, tentando uno Spartachismo siciliano come ai tempi di Euno, ma la dura legge del sovranismo non fa sconti e la legge di Roma ha decretato, per ordine del novello Lucio Calpurnio Lollobrigida, la sconfitta dei timidi insorti. Un gentiluomo educato come Giorgio Assenza non ha la tempra di un Diodoro Siculo e il gruppo regionale ha capitolato con un comunicato che sembra quello della lettera di Troisi e Benigni a Savonarola.

Schifani davanti alla capitolazione dei Fratelli siciliani ha dovuto rinunciare al paradigma dei deputati in giunta e ha finalmente avuto il via libera alla giunta seppur con un valzer di deleghe.

D’altra parte la Sicilia ha troppi problemi e poche soluzioni, se non presentarsi a Roma con il cappello in mano. Si è autonomi se si è forti in primis economicamente, se no la messa politica non si può cantare. E noi Siciliani siamo economicamente molto fragili, sia sul lato pubblico che quello privato, se non non avremmo certo record sul reddito di cittadinanza. E l’inflazione porterà altre famiglie sulla soglia di povertà.

Ora la giunta comunque è fatta, seppur tra strascichi e malumori e vedremo come sosterrà la prima prova, quella della finanziaria regionale. Li si vedrà la tenuta della maggioranza. Che nel frattempo registra la frattura del gruppo di Forza Italia, con Miccichè che costituisce un gruppo autonomo di cinque deputati. L’ex Presidente dell’Ars ha per statuto, in quanto coordinatore regionale, la titolarità del nome del partito, pertanto gli altri dovranno inventarsi un nome. La situazione non sembra ad occhio molto tranquilla e ci sarà nuovamente bisogno del rivale De Luca. A che prezzo? Lo scopriremo.

Così è se vi pare.

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