Assolombarda, Academy aziendali centrali per sviluppo competenze - QdS

Assolombarda, Academy aziendali centrali per sviluppo competenze

Assolombarda, Academy aziendali centrali per sviluppo competenze

lunedì 17 Giugno 2024

MILANO (ITALPRESS) – Assicurare ai propri collaboratori un aggiornamento continuo delle competenze; gestire, preservare e trasmettere la conoscenza, sia esplicita che tacita, delle organizzazioni; governare la crescente domanda di sviluppo professionale da parte dei collaboratori. E’ attraverso queste lenti che Assolombarda ha presentato, oggi, una approfondita ricerca dedicata alle Academy aziendali, alla luce della progressiva diffusione di tali realtà tra le aziende associate, anche di piccole e medie dimensioni. La ricerca analizza le “buone pratiche” di 15 imprese per ricostruire lo stato dell’arte e le prospettive di evoluzione futura delle Academy aziendali. “In un mercato del lavoro che cambia, l’investimento sulle persone, sulle competenze e sui nuovi modelli manageriali ed organizzativi è fondamentale per la crescita del capitale umano all’interno delle aziende” ha affermato la vicepresidente di Assolombarda con delega a Università, Ricerca e Capitale Umano, Monica Poggio.
“Non sorprende, dunque, che le Academy aziendali si stiano diffondendo nel nostro territorio, sia nelle grandi imprese che nelle Pmi. E’ un segnale di intraprendenza finalizzato a sviluppare ed aggiornare le competenze dei collaboratori che, allo stesso tempo, contribuisce a qualificare il capitale umano del nostro Paese a supporto della crescita economica – ha aggiunto -. E’ sotto gli occhi di tutti che la rapidità di cambiamento delle tecnologie e delle competenze richieda alle imprese di collaborare con il sistema educativo per costruire l’occupabilità delle nuove generazioni”. Negli effetti, le Academy aziendali si configurano come delle vere e proprie “lifelong” e “life-wide” schools, visto il focus sempre più ampio e la funzione sempre più profonda cui assolvono, che va dall’aggiornamento tecnico e della crescita dei collaboratori, fino a una prospettiva che attiene anche alle soft-skills, all’approccio al lavoro, alla cultura d’impresa. Il tema delle Academy aziendali, racconta la ricerca, è tornato al centro dell’attenzione per una serie di ragioni: l’ulteriore salto tecnologico verso piattaforme digitali che consentono sia una gestione sempre più efficace di percorsi in formato ‘blended’ sia esperienze formative sempre più immersive; il definitivo affermarsi del paradigma della ‘learning organization’ in cui i processi di generazione, condivisione e sviluppo di conoscenze e competenze diventano la fonte primaria di vantaggio competitivo;
la necessità di assicurare ai propri collaboratori un aggiornamento continuo delle competenze, sia dal punto di vista tecnico, sia per favorire l’attrazione e la retention dei talenti.
Nell’analisi emergono tre tratti distintivi: l’attenzione alle persone, l’espansione oltre i confini aziendali e il ruolo nell’innovazione e nel cambiamento. Queste realtà si configurano come veri e propri centri di apprendimento lungo tutto l’arco della vita professionale, influenzando non solo l’organizzazione stessa ma anche la rete di partner e fornitori. Le Academy sono vitali nell’affrontare lo skill shortage, collaborando con istituzioni, fornitori e comunità. Tra le istituzioni coinvolte, anche le università possono rivestire un ruolo. Secondo Poggio, gli atenei “possono contribuire nel portare metodo e formazione alla conoscenza che è chiave in un mondo che cambia così velocemente”. “Dall’altra parte possono continuare a collaborare con le aziende per comprendere le evoluzioni organizzative e i cambiamenti nei profili di competenze rispetto ai processi aziendali. Quindi uno scambio virtuoso di informazioni, competenze e conoscenze”, ha sottolineato.
Lo sviluppo delle Academy aziendali si in quadra in uno scenario secondo cui l’Italia si colloca ancora lontano dall’obiettivo del Consiglio europeo per il 2025 che, per i 25-64enni, fissa un minimo per il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione pari al 47%. Ancora, la quota di laureati di cui può disporre il mercato del lavoro italiano è ancora troppo bassa rispetto al panorama europeo: l’incidenza dei laureati sulla popolazione di 25-64 anni e 30-34 anni è pari al 21,6% e al 29,2% nel 2023. La Lombardia presenta tassi migliori della media nazionale (rispettivamente il 23,5% e il 33,7%) ma ancora troppo distanti dai benchmark oltre confine (ad esempio, in Catalunya l’incidenza di laureati tra i 30 e i 34 anni sfiora il 57% nel 2023). Attraverso l’indagine Excelsior le imprese segnalano difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: nella top 4 sono presenti operai specializzati (63,6%), professioni tecniche (52,2%), conduttori d’impianti (49,9%) e professioni high skilled (46,5%).

– Foto: (Xh7/Italpress) –

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