Occupati in crescita: +22mila a marzo. Trend in linea con ciclo ma restano alcune criticità
(Teleborsa) - Il mese di marzo chiude con 22mila occupati in più (+0,1%). che portano l'aumento rispetto a marzo 2022 a +297mila (+1,3%). Lo ha rilevato l'Istat, che segnala un aumento del tasso di occupazione di 0,9 punti percentuali e degli occupati totali a 23,3 milioni. Una crescita - spiega l'Istituto - dovuta all'aumento "dei dipendenti permanenti e degli autonomi", a fronte "di una diminuzione dei dipendenti a termine".
Parallelamente, scende il tasso di disoccupazione generale al 7,8% (-0,1 punti) e quello giovanile al 22,3% (-0,1 punti), mentre si registra ancora una "stabilità" del numero di inattivi che "è sintesi della crescita tra gli uomini e tra chi ha 50 anni o più e della diminuzione tra le donne".
Secondo Confcommercio, questi numeri del lavoro sono "in linea con un quadro economico che continua ad evidenziare segnali di vivacità" e consolidano "il trend iniziato a febbraio del 2021 con una crescita, ad oggi, di quasi 1,2 milioni".
Secondo l'ufficio studi di Confcommercio "non mancano però elementi di criticità", in particolare, "il mondo del lavoro autonomo continua a mostrare elementi di difficoltà. Allo stesso tempo, nonostante la tendenza ad una maggiore partecipazione, i tassi di attività della componente femminile continuano a risultare distanti da quanto registrato negli altri paesi europei".
"Sui risultati, comunque confortanti, dell'attuale congiuntura economica – avverte - incombono i pericoli della crisi demografica: il bacino potenziale per la nuova occupazione si inaridisce progressivamente e la somma tra le forze di lavoro e gli inattivi cala di oltre 660mila unità negli ultimi tre anni, rendendo sempre più urgente innalzare i tassi di partecipazione nonché le competenze e le abilità di lavoratori e disoccupati".
C'è poi un problema grave che assilla le imprese e che ha a che fare con la carenza di manodopera, un problema non solo italiano, ma europeo e mondiale. Una scarsità certificata anche dall'ultimo rapporto Unioncamere-Anpal, secondo cui in Italia, quasi 1 lavoratore su 2 sarebbe di difficile reperimento. Questa scarsità, secondo uno studio condotto da Bcg in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, costerebbe all'Italia 15 miliardi l'anno e sarebbe facilmente superabile con una miliore gestione dei flussi migratori.