Analizzando i dati disponibili, gli scienziati dell’Istituto Max Planck per la meteorologia e dell’University College London hanno riscontrato una relazione lineare tra l’estensione del ghiaccio marino artico nel mese di settembre e le emissioni cumulative di anidride carbonica negli ultimi 30 anni. Per ogni tonnellata di CO2 emessa – scrivono – si perdono tre metri quadrati di ghiaccio marino. Ciò significa che l’Artico sarà privo di ghiaccio marino in estate quando saranno immessi in atmosfera altri mille miliardi di tonnellate di CO2.
Al tasso attuale di emissioni, pari a 35 miliardi di tonnellate all’anno, il ghiaccio marino artico sparirà nei mesi estivi prima della metà di questo secolo. I risultati dello studio, tuttavia, suggeriscono che ogni misura messa in campo per mitigare le emissioni di carbonio andrà a rallentare direttamente la progressiva perdita di ghiaccio marino nei mesi estivi, evidenziano gli esperti. Contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi centigradi, concludono, darebbe al ghiaccio artico “una chance di sopravvivenza nel lungo termine”.