Energia, la Sicilia stavolta serve all’Ue - QdS

Energia, la Sicilia stavolta serve all’Ue

Energia, la Sicilia stavolta serve all’Ue

mercoledì 16 Ottobre 2013

Pronti 5,8 miliardi per le infrastrutture. Spuntano le ipotesi di un altro rigassificatore, stavolta a Gela, e di un gasdotto per Malta. Sono 31 i progetti preselezionati dalla Commissione europea che coinvolgono 8 regioni tra cui l’Isola

ROMA – C’è anche la Sicilia nei 31 progetti preselezionati dalla Commissione europea all’interno del blocco delle 248 infrastrutture che ridisegnano l’Europa dell’energia. Resta privilegiato, almeno in Italia, il potenziamento del collegamento est-ovest, ma uno dei progetti riguarda anche il collegamento Sicilia-Malta che prevede il gasdotto e il rigassificatore di Gela.
Andando nel dettaglio dei progetti approvati ce sono 19 per le reti elettriche, dieci per il gas, uno per il petrolio e uno per le ‘smart grid’. L’elenco europeo del nuovo piano strategico delle interconnessioni dell’energia dovrebbe permettere di stringere le maglie della rete energetica europea grazie al potenziamento delle infrastrutture senza lasciare indietro pezzi di Europa dipendenti da un’unica fonte di approvvigionamento o colli di bottiglia che mettono un paese in ginocchio per un black-out.
I progetti ‘promossi’, che coinvolgono anche l’Italia, aprono nuove autostrade energetiche tra il Mediterraneo (Algeria, Grecia, Malta, Francia), l’Adriatico (Slovenia, Croazia, Montenegro), fino ai paesi transalpini (Francia, Svizzera, Austria). Diverse le regioni italiane coinvolte, principalmente nell’area settentrionale del Paese, ma nel complesso la nuova rete abbraccerà l’intero paese: dal Piemonte al Friuli, da Sicilia e Sardegna sino a Lombardia e Veneto passando per Marche ed Emilia-Romagna. Il malloppo da spendere è bello corposo: 5,85 miliardi di euro per i prossimi sette anni, tramite la “Connecting Europe Facility”, anche se per completare i progetti questi fondi non saranno sufficienti. La Commissione, infatti, intende offrire anche garanzie, attraverso la Bei e i ‘project bond’, che facciano da effetto leva attirando gli investitori. Da Bruxelles è stato varato un piano preciso per attrarre gli investitori: un’autorità nazionale unica per paese per le autorizzazioni, massimo 3 anni e mezzo di tempo per far partire i lavori, taglio dei costi amministrativi e procedure di consultazione con le comunità locali per evitare nuovi casi ‘Tav’.
I fondi diventeranno disponibili soltanto dopo che ogni singolo progetto sarà stato corredato da domanda con piano di investimenti: semaforo verde sarà dato soltanto dopo la valutazione positiva della documentazione delle spese. I tempi della commissione dicono che all’inizio del 2014 dovrebbe partire il primo bando che poi sarà seguito da un ulteriore bando ogni anno successivo. La lista dei progetti prioritari, invece, sarà rivista e aggiornata ogni due anni a partire dal 2015.
“Riteniamo che la stragrande maggioranza dei progetti energetici Ue d’interesse comune verrà realizzata nei prossimi anni”, ha spiegato Guenther Oettinger, commissario europeo all’Energia. Nella lista, secondo quanto rivelato dal commissario, ci sono solo i progetti “fattibili a breve” e già “concordati da tutti gli stati membri”. In attesa del via libera dal Consiglio e dal Parlamento Ue, si è già incassato qualche parere positivo dagli addetti ai lavori, segno che il piano viaggia nella direzione richiesta dai grandi gruppi dell’energia. I progetti di interesse comune europeo che vedono coinvolta l’Italia sono 31, di questi 19 riguardano l’elettricità (corridoi Est e Ovest), 10 il gas (corridoi Est, Ovest e Sud), 1 il petrolio (corridoio Osc per l’Europa centro-orientale) e 1 le ‘smart grids’ (Mediterraneo).

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