“L’associazione gode di buona salute, abbiamo 520 associati e c’è un clima all’interno sereno che ci consente di essere operativi e funzionali, frutto anche della buona direzione degli ultimi anni”.
“La situazione rispecchia il quadro che ha dato la Banca d’Italia in un recente report, esistono delle realtà fantastiche e ci sono anche molte criticità e problemi che stiamo cercando di risolvere”.
“La prima forma d’intervento che abbiamo favorito è l’incentivo all’investimento. La crisi deve essere combattuta con il reperimento di fondi e la crescita anche attraverso l’internazionalizzazione. Su questi temi ci siamo spesi molto attraverso numerose manifestazioni fatte insieme all’Ice e Autorità Portuale. I problemi sono tanti e il credito si è ridotto in maniera drammatica. Secondo le indicazioni di Banca d’Italia bisogna creare delle alternative al credito bancario, come succede in altre parti d’Europa. Confindustria è intervenuta anche con il Consorzio Fidi ma i tempi di gestione sono lunghi e anche le imprese in questo momento sono ferme sull’innovazione. A volte si rinuncia al credito perché troppo oneroso e condizionato. Poi c’è una Pubblica amministrazione che continua a non pagare e neppure una legge dello Stato è servita a fare invertire la rotta visto che dei 47 miliardi di euro assegnati per sanare i debiti con le imprese ne sono stati concessi solo 25. Tutto questo si ripercuote drammaticamente sulle imprese anche perchè il ritardo di un credito mette in crisi un intero sistema, facendo venir meno il senso del fare azienda. Per non parlare delle opere per le quali si fa la gara, le imprese vi partecipano sostenendo delle spese e magari, per vari motivi, i lavori non vengono avviati. Purtroppo in questo momento contare sulla pubblica amministrazione è come puntare su un cavallo sbagliato”.
“Intanto sosteniamo le imprese con i nostri sportelli e poi credo che dovremmo fare capire anche nei contesti istituzionali, che bisogna avere nei confronti delle aziende, su cui credo vada costruito il futuro dell’economia siciliana, un approccio diverso. A Messina ancora non siamo riusciti a fare un progetto di finanza, non si riesce a dialogare con le Istituzioni, non si riesce ancora a fare recepire che ci sono progetti che l’amministrazione pubblica, con le limitate risorse economiche di cui dispone, non può realizzare e che devono essere affidati ai privati attraverso accordi che tutelano gli interessi di tutti”.
“A Messina siamo ancora in piena emergenza e quindi non è possibile un dialogo di programmazione né si riesce a pianificare un progetto di sviluppo. Dopo un anno vorremmo vedere dei risultati concreti anche se comprendo le difficoltà che il nuovo sindaco sta incontrando. Abbiamo delle priorità su cui si deve lavorare come la nascita della Città metropolitana, la permanenza dell’Autorità portuale e della Camera di Commercio. Le città metropolitane che nasceranno in Sicilia devono avere pari dignità, ognuna con la sua Autorità portuale e la sua Camera di Commercio. Chi sta sostenendo con convinzione la città metropolitana di Messina, anche con studi e supporti tecnici, sono due docenti universitari, Josè Gambino e Michele Limosani, insieme a ordini professionali, sindacati e Confindustria. La politica continua invece ad essere latitante. Se ci fosse stata la Camera di Commercio nel pieno delle sue funzioni avrebbe potuto dare un grande contributo”.
“Vorrei proporre dei protocollo d’intesa, se possibile anche al Comune, per dare un minimo di ripresa alle attività produttive. Si potrebbe ad esempio intervenire sui prospetti dei palazzi messinesi in sinergia con il Comune che potrebbe ad esempio non fare pagare la tassa di occupazione suolo per i primi tre mesi. Questo potrebbe essere un incentivo per i proprietari a ristrutturare e lavorerebbero i professionisti, con i quali si potrebbero fare delle convenzioni, e gli edili. La città avrebbe degli edifici più belli e l’economia si rimetterebbe in moto, ma per innescare tutto ciò in un momento di crisi servono incentivi”.
“Le Start up le abbiamo sempre sostenute promuovendole anche attraverso seminari informativi. Abbiamo un bellissimo e proficuo rapporto con l’Università che ha mostrato nell’ultimo anno un’apertura mai registrata prima al mondo dell’impresa. Con la facoltà di Economia ad esempio abbiamo realizzato un evento nel corso del quale alcuni studenti hanno sottoposto al giudizio di una commissione, di cui anch’io facevo parte, dei progetti interessanti, con dei business plan molto ben costruiti. In un contesto come il nostro, sentire dei giovani universitari parlare d’impresa è stata una bella novità che ci fa ben sperare per il futuro”.