Scienze: l'Etna scivola verso mare - QdS

Scienze: l’Etna scivola verso mare

Scienze: l’Etna scivola verso mare

martedì 27 Marzo 2018

Emerge da uno studio della britannica Open University pubblicato sul Bulletin of Volcanology. Studi precedenti dimostrano infatti come questi movimenti possano rendere fragile la struttura, causando frane. Ma l'Ingv chiarisce, "non ci sono elementi per parlare di eventi imminenti o di pericolo"

L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa sta scivolando verso il mare al ritmo di circa 14 millimetri l’anno e questo movimento potrebbe in futuro causare frane e influire sulle sue eruzioni.
 

 
Lo afferma uno studio coordinato della britannica Open University e pubblicato sul Bulletin of Volcanology.
 
Ma l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) tranquillizza perché il movimento riguarderebbe solo il fianco destro del vulcano siciliano e rileva che si tratterebbe di un movimento lentissimo, relativo solo agli strati più superficiali del sottosuolo.
 
Il monitoraggio si è svolto per undici anni, dal 2001 al 2012. In base alle misurazioni Gps, il vulcano si sta muovendo in direzione Est-Sud-Est, procedendo, come detto, di pochi millimetri all’anno.
 
"Per la prima volta –  ha detto il vulcanologo John Murray – è stato misurato uno slittamento costante di un vulcano attivo. Non vi sono motivi di allarme ma dobbiamo continuare a seguire il fenomeno, soprattutto per vedere se il movimento subisce accelerazioni".
 
Studi precedenti dimostrano infatti come questi movimenti possano rendere fragile la struttura, causando frane.
 
"Non ci sono elementi per parlare di eventi imminenti o di pericolo", conferma intanto a Catania il direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv, Eugenio Privitera.
 
 
Lo studio, osserva Privitera, presenta una valutazione di pericolosità eccessiva che "non ha sufficienti evidenze a supporto".
 
Sono "diverse – prosegue – le perplessità in merito: la prima è che se tutto il vulcano scivolasse, si manifesterebbero tutta una serie di fenomeni, che noi nelle nostre continue osservazioni non abbiamo visto; la seconda è che, se si fosse manifestato un tale fenomeno, le attuali tecniche di rilevamento radar satellitare (InSAR, Interferometric Synthetic Aperture Radar), che permettono di misurare con estrema precisione lo spostamento della superficie del vulcano, lo avrebbero certamente registrato; infine le osservazioni fatte sul posto dagli autori dello studio sono piuttosto sporadiche, al ritmo di una l’anno e solo su un fianco del vulcano, quello orientale, mentre nello studio si parla del movimento di tutto il vulcano".
 
Privitera osserva infine che "secondo le nostre osservazioni solo il fianco orientale del vulcano si muove verso il mare, inoltre le valutazioni fatte da questo studio sulla pericolosità dell’Etna non presentano sufficienti evidenze a supporto".
 
"Quasi tutti i vulcani costieri – conclude lo scienziato – hanno questi movimenti, ma sono lentissimi. Possono comportare rischi di sfiancamento ovvero di crollo di una parte importante del vulcano, ma non ci sono elementi per parlare di eventi imminenti".

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