Pubbliservizi: vacanze e spesa con l'auto di servizio - QdS

Pubbliservizi: vacanze e spesa con l’auto di servizio

Pubbliservizi: vacanze e spesa con l’auto di servizio

mercoledì 11 Aprile 2018

Bianco, sindaco Metropolitano: "Fondate le nostre denunce su una gestione dissennata". Cinque dipendenti accusati di peculato e sospesi dal servizio a seguito delle indagini della squadra mobile della Questura di Catania sulla società in house dell'ex Provincia regionale

"Dopo una gestione dissennata, le cui gravi violazioni abbiamo denunciato in modo pienamente fondato, come ha certificato la Procura della Repubblica, e i cui responsabili abbiamo contrastato e mandato via, continua il percorso di una gestione trasparente e rigorosa che sta contribuendo a far venire a galla tutto ciò che è irregolare e illegale".
 
E’ il commento del sindaco della Città Metropolitana di Catania Enzo Bianco, che in una nota esprime "soddisfazione e gratitudine" per i provvedimenti adottati dalla Procura etnea nei confronti di cinque dipendenti della Pubbliservizi che sono stati sospesi dal servizio per un periodo compreso tra i sei e i 10 mesi perché accusati di avere utilizzato le auto dell’azienda per scopi privati.
 
Nella nota interviene anche il presidente della Pubbliservizi Silvio Ontario, che sottolinea come "da mesi la dirigenza di Pubbliservizi, in stretto coordinamento con la Città Metropolitana, collabori con la Procura della Repubblica per riportare la situazione alla normalità" e come la società, in questi giorni, sempre in totale sinergia con la Città Metropolitana, stia "lavorando al bando per dotare tutti i mezzi di dispositivi di controllo satellitare".
 
 
Le persone sospese, infatti, usavano l’auto di servizio per andare in villeggiatura, o, mentre erano ufficialmente al lavoro o in ferie, per andare a fare acquisti in negozi o supermercati o in agenzie di scommesse e in luoghi ricreativi.
 
E’ questa l’accusa contestata dalla Procura di Catania a cinque dipendenti della Pubbliservizi, società in house dall’ex Provincia regionale etnea, indagati per peculato, che sono stati sospesi dal servizio: uno per sei mesi, un altro per otto mesi e tre per 10 mesi in applicazione di un provvedimento del Gip.
 
Al centro dell’inchiesta le indagini della squadra mobile della Questura in collaborazione con personale del commissariato Borgo-Ognina, che si sono avvalse di attività di tipo tecnico, ma anche pedinamenti e osservazioni.
 
Per l’accusa, gli indagati "attestavano sistematicamente false prestazioni lavorative, in realtà mai effettuate, indicandone i relativi orari nonché la tipologia di lavoro svolto nel foglio presenze e nel modulo denominato riepilogo trasferta viabilità".
 
Le indagini del personale dell’unità Anticorruzione della Squadra Mobile si sono svolte tra luglio e settembre 2017. Per la Procura di Catania avrebbero permesso di accertare che "cinque dipendenti della Pubbliservizi Spa" con "funzioni di coordinamento e con autonomia decisionale sulle attività" di operai, "avendo per ragioni di servizio la disponibilità degli autoveicoli della predetta società, se ne sono appropriati, utilizzandoli sistematicamente per fini meramente privati sia durante che al di fuori dell’orario di servizio".
 
Ma non solo, contesta la Procura, "oltre a utilizzare le auto per fini meramente privati, erano soliti parcheggiarle presso il loro domicilio o presso la loro residenza estiva, alla stregua di mezzi di proprietà".
 
Dai servizi di osservazione della polizia è emerso che "due dipendenti della società si recavano con le auto di servizio nelle loro case di villeggiatura, in provincia di Siracusa, mentre altri, sia durante che oltre l’orario di servizio o anche nei periodi di ferie, le utilizzavano per raggiungere esercizi commerciali (supermercati e negozi) ove, dopo avere effettuato l’acquisto, caricavano la merce nel portabagagli del mezzo".
 
Dalle indagini è risultato anche "l’utilizzo delle autovetture per recarsi in agenzie di scommesse o ulteriori luoghi ricreativi".
 
In tal modo, contesta la Procura, "i cinque dipendenti-coordinatori, sebbene non avessero svolto le prestazioni lavorative falsamente attestate, venivano regolarmente retribuiti dalla Pubbliservizi, procurandosi un ingiusto profitto con contestualmente danno economico per l’Ente pubblico Città Metropolitana di Catania che, controllando la società, ha erroneamente elargito somme di denaro come retribuzione di prestazioni lavorative mai effettuate".
 
 
 

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