Aggressioni in ospedale, cifre da guerra - QdS

Aggressioni in ospedale, cifre da guerra

Serena Giovanna Grasso

Aggressioni in ospedale, cifre da guerra

martedì 17 Aprile 2018

L’indagine condotta da Fnomceo: il 65% degli attacchi si verifica tra le 12 e le 6 del mattino, il 15% tra le 6 e le 20. Una su sei avviene in Sicilia: la nostra regione seconda in Italia per incidenza di episodi 

PALERMO – Circa 1.200 l’anno, dunque tre al giorno e una ogni otto ore: questo è l’allarmante bollettino di guerra relativo al numero di aggressioni subite dai medici italiani. Due vittime su tre sono donne. Questi sono solo alcuni dei dati resi noti dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri). Quella compresa tra mezzanotte e le sei del mattino appare la fascia oraria maggiormente pericolosa: infatti, il 65% delle aggressioni si concentra in queste sei ore, il 20% tra le 20 e mezzanotte, mentre il 15% tra le 6 e le 20.
 
Inoltre, bisogna precisare che i presenti dati sono certamente sottostimati: infatti, ci si riferisce alle analisi effettuate dall’Inail (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro) relative alle pratiche di risarcimento di infortuni sul lavoro, dunque ci si trova di fronte ad un’area circoscritta ai soli casi gravi. La Sicilia è la seconda regione per incidenza maggiormente sostenuta di aggressioni sul totale: infatti, un’aggressione su sei si verifica nella nostra regione (16%). Un’incidenza percentuale più sostenuta si osserva solo in Puglia (26%).
 
Nel 60% dei casi i medici sono stati soggetti a minacce verbali, nel 20% a percosse, nel 10% ad atti di vandalismo e nel restante 10% a violenza a mano armata.
 
Come anticipato, la Sicilia “vanta” un elevato tasso di aggressioni. L’ultima risale a circa una settimana fa, ai danni di un medico dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, aggredito prima verbalmente poi colpito con un casco alla schiena dal parente di un paziente in attesa del trasferimento in chirurgia. Qualche giorno prima, il genitore di un neonato, morto a seguito di un delicatissimo intervento teso a rimuovere un tumore, ha picchiato quattro medici dell’ospedale dei Bambini.
 
Vi è poi il caso dello scorso gennaio del dipendente dell’Asp di Agrigento in servizio presso l’ufficio gli uffici di invalidità civile aggredito da un uomo che gli ha provocato una frattura del cranio. Sempre a gennaio si sono verificate due aggressioni a Palermo: una al pronto soccorso dell’ospedale Di Cristina, l’altra al Cervello di via Trabucco.
 
Nel primo caso ad avere la peggio sono stati due infermieri, aggrediti dal padre di un piccolo paziente. Nel secondo caso, invece, un paziente, a causa dei tempi d’attesa considerati troppo lunghi, ha dato in escandescenza.
 
Sempre nel mese di gennaio, un ulteriore episodio violento ha interessato Catania, precisamente l’ospedale Vittorio Emanuele. Nel caso in questione, ad essere aggredito è stato un poliziotto intervenuto per calmare il parente di una paziente.
 
A dicembre, un medico e un ausiliario del pronto soccorso dell’ospedale di Caltanissetta sono stati colpiti a pugni da un paziente, un giovane con precedenti penali.
 
Dunque, il quadro che emerge è tutt’altro che roseo, tanto che i medici palermitani negli scorsi giorni avrebbero chiesto l’intervento di prefettura e questura, l’assunzione di bodyguard personali o addirittura le ronde dell’esercito per presidiare il pronto soccorso.


Lo scorso anno a Catania furono arrestate sette persone responsabili di un raid punitivo contro un medico dell’ospedale Vittorio Emanuele: dopo quest’increscioso episodio, i sindacati dei camici bianchi chiesero l’apertura di un tavolo di confronto con le prefetture di tutta l’Isola ma nulla è ancora stato fatto.
 
“Le aggressioni di personale sanitario nei pronto soccorso siciliani rischiano di non fare più notizia, visto che ormai, purtroppo, sono all’ordine del giorno – afferma Francesco Cappello, deputato M5s all’Ars componente della commissione Sanità – “Per questo ho chiesto oggi, con posta certificata, alla presidente della commissione Sanità, l’istituzione di una sottocommissione sui pronto soccorso che, assieme a tutti i primari e ai rappresentanti degli infermieri di questi reparti della Sicilia, metta sul piatto le soluzioni praticabili di cui si dovrà far carico a stretto giro di posta la Regione”.
 
Addirittura, la Federazione degli ordini dei medici e degli odontoiatri ha deciso di includere corsi di autodifesa nella formazione professionale dei medici. Il primo corso è già online.
 
I corsi, approvati dall’Agenas, cercheranno di dare strumenti adeguati ai medici costretti a tutelarsi come possono.
Infine, la Cgil, tenuto conto di tali criticità, ha tenuto alle 13 di ieri, un’ assemblea davanti al pronto soccorso dell’Ospedale civico. All’incontro, che si è concluso alla 14.30, hanno preso parte parte il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo, il segretario generale della Fp Cgil Giovanni Cammuca e Federico Bozzanca, segretario nazionale della stessa federazione.
 
“Riteniamo che la misura sia colma e che non sia più rinviabile la ricerca di una soluzione che ponga fine alle ormai quotidiane aggressioni nei confronti di operatori sanitari e dipendenti pubblici – dicono Campo e Cammuca -. “I continui tagli al personale hanno portato a una notevole compressione dei servizi che, nel caso dei presidi di pronto soccorso, si traducono in estenuanti e interminabili attese”.

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