Le bonifiche attendono, le morti no - QdS

Le bonifiche attendono, le morti no

Le bonifiche attendono, le morti no

giovedì 21 Giugno 2018

Istituto superiore sanità: +9% di tumori maligni tra 0 e 24 anni nei siti contaminati come Gela, Priolo e Milazzo. Risanamento all’anno zero, mentre cresce l’incidenza del cancro nel Polo industriale 

PALERMO – Si ammalano e muoiono più facilmente gli abitanti dei siti contaminati dall’inquinamento. Lo ha evidenziato lo studio Sentieri, realizzato dall’Istituto superiore di Sanità in relazione al periodo 2006-2013, che ha messo in evidenza alcune tendenze particolarmente significative: rischio di morte più alto del 4-5% che ha chi vive nei siti contaminati da amianto, o nei pressi di raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche, rispetto al resto della popolazione.
 
Risalta, tra gli altri dati, anche un +9% di tumori maligni in bambini e ragazzi, tra 0 e 24 anni, almeno in riferimento ai 28 siti in cui è attivo il registro tumori.
 
Numeri che trovano conferma nelle varie pubblicazioni relative ai registri dei tumori locali. A Siracusa, la pubblicazione della scorsa estate ha definito un aumento dell’incidenza, con particolare riferimento ai comuni dell’area industriale rispetto al resto della provincia, e una riduzione della mortalità. In particolare, nel triennio esaminato (2010-2012) “la zona che fa registrare i tassi più elevati – si legge nella nota dell’Asp – si conferma quella del polo industriale con Augusta in testa, e con tassi più alti tra i maschi (551,6) rispetto alle femmine (427,6)”.
 
Bonifiche che restano molto complicate – poche le aree con procedimento concluso, secondo il rapporto aggiornato a dicembre scorso del ministero dell’Ambiente – anche se qualche modello virtuoso comincia a delinearsi.
A Gela, ad esempio, la bioraffineria Eni, in vista della piena operatività, è comunque un esempio progettuale per la riqualificazione del territorio.
 
A Biancavilla si sono compiuti diversi passi in avanti: tra il 2009 e il 2017 prelievo e analisi di 882 campioni di particolato atmosferico per la ricerca di fibre di fluoro-edenite e appena 33 superamenti, il 4% del totale. Un lavoro che ha visto la bonifica delle strade e degli intonaci degli edifici pubblici, mentre si aspetta il passaggio determinante della bonifica di Monte Calvario, un progetto da 12 milioni di euro.
 
I veleni dell’industria pesante: 12 mila morti in più in 8 anni
Vivere nei pressi di impianti industriali di un certo peso specifico, come raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche, o nelle vicinanze di un sito contaminato dall’amianto, causa un rischio di morte più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale.
Una tendenza statistica che ha prodotto, in un periodo di 8 anni e in tutta Italia, dei numeri impressionati che si traducono in un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio.
Lo hanno rivelato i dati relativi a 45 siti di interesse per le bonifiche inclusi nella nuova edizione dello studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che è stato presentato in via preliminare, la scorsa settimana, al workshop “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati”, che si è tenuto al Ministero della Salute.
 
In Sicilia quattro siti di interesse nazionale
Andando più in dettaglio, i valori studiati confermano che vivere nei siti contaminati determina un aumento di tumori maligni del 9% tra 0 e 24 anni. Lo rivelano i dati dello studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, che hanno registrato, inoltre, come “l’eccesso di incidenza” rispetto a coetanei che vivono in zone considerate ‘non a rischio’ sia del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute; 50% per i linfomi Non-Hodgkin. Numeri che riguardano la porzione di siti con attivo il registro tumori, cioè 28 siti sui 45 oggetto dello studio Sentieri, che ha elaborato i dati relativi al periodo 2006-2013.
Complessivamente, il rapporto Sentieri esplora caratteristiche e problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (Sin/Sir) che si trovano in tutta Italia: quattro sono in Sicilia e si chiamano Priolo, Gela, Biancavilla e Milazzo. In tutta Italia queste aree ospitano 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni.
Nove le tipologie di esposizione ambientale considerate: amianto, area portuale, industria chimica, discarica, centrale elettrica, inceneritore, miniera o cava, raffineria, industria siderurgica.
 
Risanamento del territorio in quattro passaggi
I quattro sin isolani sono stati istituiti in momenti diversi: Gela e Priolo tra il 1998 e il 2000, Milazzo e Biancavilla tra il 2002 e il 2006. Per i primi tre la necessità di essere definiti sin è collegata alla contaminazione delle aree di lavorazione dei prodotti petroliferi, mentre per l’unico centro etneo si tratta della presenza di un minerale, successivamente denominato fluoro-edenite, con caratteristiche chimico-tossicologiche riconducibili all’asbesto.
Lo stato di avanzamento degli interventi di bonifica del suolo e/o delle acque superficiali e sotterranee di questi siti si divide in quattro fasi: percentuale di aree piano di caratterizzazione; percentuale di aree a terra con progetto di messa in sicurezza/bonifica presentato rispetto alla superficie del sin; percentuale di aree con progetto di messa in sicurezza/bonifica con decreto rispetto alla superficie del sin; percentuale di aree con procedimento concluso. A fornire questi ultimi dati, aggiornati al 31 dicembre scorso, è stato il ministero dell’Ambiente nel consueto rapporto annuale “Stato delle procedure per la bonifica”.
 
Va avanti la bonifica dei terreni ma pochi procedimenti conclusi
Andando a spulciare il dettaglio del rapporto ministeriale è emerso lo stato dell’arte delle bonifiche nell’Isola. Per quanto riguarda Gela, la bonifica dei terreni è “caratterizzata” al 100%, mentre soltanto un 13% ha ottenuto un progetto di messa in sicurezza con decreto, ed è a zero la casella della percentuale conclusa.
Anche per quanto riguarda la bonifica di falda, la caratterizzazione è completa e c’è un 54% di aree che ha ottenuto il decreto per il progetto di messa in sicurezza.
A Milazzo, la caratterizzazione dei terreni ha raggiunto il 62% delle aree, con un 20% che ha avuto il procedimento concluso. Risultati simili per quanto riguarda la bonifica della falda. A Priolo, il 48% delle aree a terra è stato caratterizzato, ma soltanto l’8% ha fatto registrare il procedimento concluso, perfettamente in linea con i numeri della falda. Biancavilla ha completato al 100% le prime tre fasi (caratterizzazione, progetto, decreto), anche se la casella che determina la conclusione del processo è ancora a una bassa soglia percentuale.
 
Non solo Sin: nell’Isola 461 bombe ecologiche
Ci sono dei siti che hanno una certificazione di pericolosità per il loro impatto ambientale. L’Arpa li ha mappati in quanto, in seguito ad attività umane svolte o in corso, è stata accertata, sulla base della vigente normativa, “un’alterazione delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un agente inquinante”.
I quasi cinquecento siciliani, senza considerare l’area palermitana che non ha fornito dati, si concentrano soprattutto tra Caltanissetta, Siracusa e Enna.
Le cause della contaminazione possono essere svariate, ma le più importanti riguardano gli eventi contaminanti all’interno dei siti di interesse nazionale (37% dei casi), la cattiva gestione d’impianti e strutture, per esempio la cattiva gestione dei serbatoi interrati presenti nei punti vendita di idrocarburi (17%), e la scorretta gestione delle discariche (12%). Porzioni più piccole riguardano gli incidenti in aree industriali attive (1%).
 
Aree contaminate, mancano i progetti
Così come avviene per i sin, anche per i siti contaminati le bonifiche procedono a rilento. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Agenzia regionale, che ne ha fatto un quadro all’interno dell’annuario dei dati ambientali, anche se un buon numero di procedimenti è “stato avviato avvalendosi delle procedure semplificate previste per i siti di ridotte dimensioni (17 siti)”, soltanto in una minima percentuale di questi si è “arrivati alla presentazione e approvazione di un progetto di bonifica”. Lo stato delle bonifiche portate a compimento, così come aggiornato al 2016, non supera il 18% su base regionale. La ripartizione dei siti potenzialmente contaminati per stato di avanzamento (2016) registra 82 casi con iter concluso, 114 con progetto operativo di bonifica o messa in sicurezza operativa o permanente.
Una situazione che in alcuni casi si è anche scontrata con la difficoltà progettuale da parte delle amministrazioni locali, determinando anche la difficoltà di accesso ai fondi per la riqualificazione dei siti che si trovano anche all’interno delle risorse previste nel Patto per la Sicilia. 

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