Cercare occupazione con lo smartphone. Le regole per non essere scartati - QdS

Cercare occupazione con lo smartphone. Le regole per non essere scartati

Cercare occupazione con lo smartphone. Le regole per non essere scartati

venerdì 14 Dicembre 2018

Nel 2018 quadruplicate le offerte di lavoro nel settore retail/Gdo pubblicate nelle App di recruitment. Il 77% dei millenials usa il telefonino per candidarsi alle offerte e dedica all’attività 10 ore a settimana

MILANO- CornerJob, l’app per il mobile recruitment, in Italia ha registrato, tra gennaio e ottobre 2018, un incremento del 400% (rispetto allo stesso periodo del 2017) delle offerte di lavoro in ambito retail/GDO pubblicate sulla piattaforma.
 
I motivi di questo “boom”? Da una parte un comparto economico che sta correndo sul percorso della digitalizzazione per migliorare la propria competitività (soprattutto nei confronti dei giganti dell’e-commerce). Dall’altra la consapevolezza, ormai chiara, che il migliore mix tra competenze tecnologiche e soft skills si trova tra i Millennials, una generazione cresciuta con lo smartphone in mano e che vive tale strumento come prezioso alleato per ogni aspetto della vita quotidiana.
 
Nell’ambito del Report Cornerjob 2018 sui Millennials e il mondo del lavoro pubblicato a ottobre, su 1,2 milioni di under 35 intervistati, il 77% dichiara di utilizzare lo smartphone per cercare lavoro e candidarsi alle offerte, a questa attività dedica fino a dieci ore alla settimana, preferibilmente nelle ore serali. Quando, evidentemente, terminati gli impegni della quotidianità, ci si può concentrare maggiormente e in tutta tranquillità. È un segnale importante, perché decreta definitivamente che oltre per comunicazione ed entertainment, nelle vite dei giovani, questo strumento è ormai “normalizzato” come alleato rapido, reattivo ed efficace per ogni tipo di esperienza o bisogno.
 
Cercare lavoro con il mobile recruitment? Semplice, ma non è un gioco. “Branding” è una parola che ricorre spesso nell’era dei social network. Lo utilizzano i politici, le aziende, gli HR manager. Significa costruire una strategia “di marca” esattamente come accade con un prodotto. Vale anche per i candidati che, proprio perché oggi hanno a disposizione strumenti per cercare e trovare un’occupazione rapidi ed efficaci, devono lavorare sul proprio “candidate branding” per rendersi, a “colpo d’occhio”, attrattivi nei confronti dei recruiter. CornerJob ha quindi identificato i passaggi chiave per ottimizzarlo.
 
1. In primo luogo va creata la propria “brand identity”, a partire dall’immagine
È ormai chiaro che l’avvento dei social media ha rivoluzionato il linguaggio portando in primo piano quello visivo. Per il candidato quindi è importante che la foto del profilo da utilizzare sulla piattaforma di mobile recruitment sia corretta. Il viso deve vedersi chiaramente e arrivare al “mezzo busto”. Il look deve essere professionale senza eccedere in formalità. Una giacca e una camicia sono sufficienti.
 
2. La compilazione del profilo deve essere sintetica e rilevante
Oltre a contenere i principali dati anagrafici, le esperienze maturate e, ad esempio, le lingue conosciute, è importante fornire tutte le informazioni, anche riguardanti il carattere o la personalità, rilevanti per la posizione a cui ci si candida.
 
3. Verificare la propria “reputazione digitale”
Tutti oggi sono sotto gli occhi di tutti. Anche dei recruiter. È quindi importante, quando si cerca lavoro, fare una verifica accurata sulla propria presenza on-line. Dai profili social in poi. Questo non significa doversi censurare: nessuno scarterà mai un profilo di un candidato che ha pubblicato le foto delle vacanze o i selfie con i calciatori. Basta tener presente che sui profili social vengono resi pubblici anche dati circa opinioni, credenze e altri aspetti sensibili. Ma tramite un corretto utilizzo dei livelli di privacy è possibile decidere chi può vedere cosa.
 
4.Candidarsi solo per le posizioni per cui si è davvero qualificati
Spesso, e soprattutto se disoccupati, la tentazione di candidarsi a quante più posizioni possibili è forte. Talvolta a prescindere dal fatto di possedere la corretta qualificazione. È un errore fatale. Per i recruiter il tempo è una risorsa fondamentale e un profilo che viene scartato perché fuori dal perimetro della posizione da coprire pregiudica non solo la candidatura attuale, ma anche quelle future.
 
5. Infine, la tempestività è essenziale
Così come le lunghe attese di un feedback per un candidato possono essere snervanti, per un recruiter il mancato riscontro a una segnalazione di positiva preselezione può denotare scarso interesse o superficialità. Anche un ritardo nella risposta può essere pregiudizievole. Il “mobile recruitment” è rapido, reattivo ed efficace. Per questo, quando viene utilizzata un app per la ricerca di lavoro, è importante sempre attivare le notifiche “push” in modo da rispondere in tempo reale alle segnalazioni del recruiter.

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