Comitato permanente partenariato euromediterraneo. La XV assemblea generale si è svolta a Palermo
PALERMO – Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e Carmelo Motta sono stati riconfermati rispettivamente presidente e segretario generale del Coppem (Comitato permanente per il partenariato euromediterraneo dei poteri Locali e regionali), nel corso della XV assemblea generale, svoltasi a Palermo lunedì e martedì scorsi.
Nel consiglio di presidenza e nelle commissioni dell’organizzazione di partenariato sono stati eletti i sindaci di Malaga, di Maastricht, di Rabat, di Cordova, il presidente della Regione di Al-Hoceima (Marocco) e la rappresentante della Regione dell’Ile de France.
Sono stati, infine, riconfermati il governatore di Qualyoubia, Adly Hussein (primo vice presidente), Abdelkarim Mosbah (vice presidente) e il rappresentante dell’Organizzazione delle citta’ arabe, Ghassan Samman.
I lavori della xv Assemblea generale del Coppem hanno visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali di 14 Paesi dell’area euromediterranea e in apertura si è celebrata la cerimonia del decimo anniversario della costituzione del Coppem.
Hanno aderito ai lavori del Coppem, in rappresentanza della Regione Siciliana, Francesco Attaguile, dirigente generale del dipartimento per gli Affari comunitari e internazionali e per l’Assemblea Regionale Siciliana, Antonello Cracolici, presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico.
Il segretario generale del Coppem, Carmelo Motta, ha sottolineato l’importanza di guardare al futuro per affrontare con determinazione e precisione le grandi questioni politiche ed economico – finanziarie. Motta ha poi posto l’accento sul ruolo dell’Upm: “L’Unione per il Mediterraneo è in preda ad una paralisi per la mancanza di accordi sui contenuti e sulle risorse economiche”. “Mi riferisco innanzitutto – ha precisato Motta – alla paralisi del processo di costituzione dell’Unione per il Mediterraneo che dopo la conferenza di Parigi e Marsiglia non ha avuto seguito. Non possiamo accettare una crisi di questa portata, è come se rinunciassimo agli obiettivi della Dichiarazione di Barcellona”.