Rottamare l’arretrato con un piano serio - QdS

Rottamare l’arretrato con un piano serio

Rottamare l’arretrato con un piano serio

sabato 19 Febbraio 2011

Forum con Nicolò Fazio, presidente della Corte di Appello di Messina

Qual è l’attuale situazione del distretto della Corte di Appello di Messina?
“Il quadro generale che attualmente si può delineare è desolante. Bisognerebbe assolutamente cambiare registro ed indirizzo. Ciò che ci tarpa le ali è l’avere a che fare con un arretrato spaventoso e soprattutto nel settore civile. Dobbiamo fare i conti con una pendenza di cinque milioni e cinquecento cause in tutta Italia. In questa Corte d’Appello abbiamo dieci mila cause e di sola cognizione ordinaria. Riporto un  esempio su tutti: tra i tribunali di Barcellona Pozzo di Gotto, di Mistretta e di Patti c’è una pendenza di trentaseimila cause di lavoro. Conseguenza anche di una situazione socio economica che è di depressione totale”.
Qual è la situazione, nei tribunali di Messina e provincia, riguardante il personale operativo rispetto a quello necessario e comunque previsto?
“Mancano i giudici e si fa ormai fatica a comporre i collegi e ad assicurare la regolare celebrazione delle udienze senza il supporto e la supplenza della magistratura onoraria. I posti vacanti direttivi sono quelli di presidente del tribunale per i minorenni, di presidente del tribunale di sorveglianza, di presidente del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Al tribunale di sorveglianza è in servizio un solo magistrato su quattro in organico; sono vuoti circa quindici posti di giudici nei tribunali del distretto e tre di consigliere nella Corte di Appello. Nella Procura della Repubblica di Mistretta c’è solo il procuratore in servizio, mentre a Patti mancano due sostituti su quattro; a Barcellona quattro su cinque ed a Messina sette su ventotto. In una situazione siffatta sarebbe insensato pretendere rendiconti positivi, cioè risultati di riduzione delle pendenze, a fronte peraltro di un progressivo incremento delle sopravvenienze. E’già tanto che si sia conseguito l’obiettivo di un sostanziale contenimento dell’arretrato”.
Quando parla di necessità di cambio di registro a quali azioni in particolare si riferisce?
“Bisogna prioritariamente sbarazzarsi dell’arretrato presente; se non si risolve questo problema nessuna riforma, neanche la migliore, potrebbe srevire. L’arretrato è lo zoccolo duro da abbattere. Si è parlato di piano straordinario per lo smaltimento di questo arretrato; ma tale piano, che dovrebbe, evidentemente, passare attraverso l’impiego di altre risorse umane, risulta per così dire misterioso perché non abbiamo saputo come si attiva. Viene sostenuta la mancanza di risorse finanziarie che ne impedisce l’attuazione ed io mi chiedo: queste risorse economiche per la Legge Pinto esistono e da dove vengono attinte?”
Quali le possibili soluzioni in questa direzione, a suo parere?
“Si dovrebbe, a mio parere, distogliere una parte di queste risorse finanziarie della Legge Pinto per finanziare i provvedimenti straordinari di smaltimento dell’arretrato. Se non si procede in questa maniera, resteremo in un vicolo cieco“.
A suo parere, dunque, se venisse eliminato l’arretrato, il corrente si potrebbe smaltire?
“Sì, senza dubbio. Ho fatto anche delle prove in questa direzione. Noi siamo al passo con il corrente, cioè riusciamo a smaltire quanto entra e se non ci fosse questo arretrato, riusciremmo ad essere al passo con il corrente”.
Nell’ambito di questa situazione così difficile e complicata ha qualche possibilità di manovra nel suo distretto?
“La possibilità di manovra passa anche per uno scossone del magistrato, ma non perché renda di più ma perché cambi magari il modo di esprimersi. Cambi cioè anche una mentalità culturale. Siamo ancora vittima di uno schema decisivo: continuiamo a scrivere sentenze che sono dei trattati. Ho anche diramato delle note per invitare i giudici ad usare lo stile dell’ordinanza. Ma tutto questo passa anche per una rivoluzione culturale generale del foro. Bisognerebbe utilizzare dei moduli semplicissimi, pur se mi rendo conto della sua non facilità".
 

 
Necessità dello screening su tutte le cause per stabilire quelle prioritarie e tagliare quelle “morte”
 
Perché in questi decenni, a suo parere si è accumulato un così elevato e notevole volume di arretrato?
“Le cause sono antiche. Abbiamo una avvocatura costituita da duecento trenta mila avvocati che non trova riscontro in nessuno altro Paese. E’ chiaro che questa avvocatura sospinge il contenzioso. Abbiamo avuto delle sopravvenienze di cause che sono, comunque, portate avanti. C’è poi un’altra ragione. Se avessimo la possibilità di effettuare uno screening di tutte queste cause, quindi del contenzioso attuale, ci accorgeremmo che molte di queste stanno nei ruoli magari senza che la parte sia a conoscenza del suo essere ancora in iter”.
Ci sono state proposte o progetti portati avanti per una suddivisione di cause?
“Avevo personalmente suggerito a tal proposito e chiesto l’aiuto dell’osservatorio della giustizia civile per potere effettuare uno screening di tali pendenze; chiedevo e suggerivo cioè di avere la possibilità di vedere quali sono le cause vive e vere e quelle oramai “morte”. Queste ultime da lasciare su un binario assolutamente cieco mentre le prime da portare avanti. In tal maniera, dividendo i rami verdi da quelli secchi, si potrebbe incidere concretamente su di un tessuto per così dire ancora magmatico”.
Quale esito ha avuto questa sua proposta di screening? Ci sono le basi per una sua concerta attuazione?
“Questo piano non si può attuare se prima non si riesce prima ad avere una collaborazione magari dell’ufficio del giudice. Bisogna considerare che, attualmente non si ha neanche il personale amministrativo adeguato; non esiste più, qui da noi, neanche il turnover”.

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