Per la realizzazione della struttura che sorgerà al posto del Palazzo delle poste recentemente abbattuto. Ieri sono state generate le chiavi informatiche per i partecipanti alla gara di progettazione
CATANIA – Sono le 12.30 quando nella sede regionale del genio civile di Catania, il responsabile unico del procedimento Natale Zuccarello, gli architetti e Micaela Ara della Kinetica srl (in collegamento telefonico) – società privata fornitrice del portale su cui si svolge il concorso e convenzionata con il Consiglio nazionale degli architetti – si riuniscono per dare il via alla seduta di generazione delle chiavi informatiche, da fornire ai partecipanti del concorso di progettazione a due gradi per la realizzazione della nuova cittadella giudiziaria che sorgerà al posto dell’ex Palazzo delle Poste di viale Africa. Presente Filippo Lelasi dello Studio Architetti Associati Kwg di Catania.
Il percorso per i nuovi uffici giudiziari sembra sia cominciato all’insegna della trasparenza. Il bando, pubblicato venerdì scorso, prevede la valutazione e selezione dei progetti seguita dallo studio di fattibilità e, successivamente, l’indizione della gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori. “Oggetto del concorso – si legge sulla piattaforma informatica – è l’acquisizione, dopo l’espletamento del secondo grado, di un progetto esecutivo con livello di approfondimento pari a quello di fattibilità tecnica ed economica con la conseguente individuazione del soggetto vincitore”. Al quale, successivamente – dopo aver individuato le risorse economiche -, affidare con procedura negoziata senza bando le fasi successive della progettazione.
“In Sicilia – spiega il responsabile unico del procedimento Natale Zuccarello – è la prima volta che si ricorre a questo strumento che consente una forma partecipata nella selezione di un progetto che riveste particolare importanza per il contesto urbano in cui si inserisce: l’area in prossimità della costa”. Una procedura, dunque, nuova quella adottata per la riqualificazione del waterfront e che dovrebbe concludersi nel giro di dieci mesi. Il funzionario regionale attribuisce il merito alle dinamiche del concorso di progettazione che permettono di arrivare al progetto esecutivo dimezzando i tempi di un normale concorso di idee. “È molto più completo – continua Zucarello -, ed è l’unica procedura che permette di accorciare i tempi di realizzazione”. Insomma, un banco di prova per i giovani architetti e ingegneri iscritti agli albi professionali che intendano misurarsi con un progetto da duecento commesse e che supera il milione di euro.
Mentre l’iter di aggiudicazione è appena cominciato, non mancano però le polemiche di chi in passato, molti anni prima che si pensasse alla demolizione dell’ex Palazzo delle Poste, propendeva per un progetto di riqualificazione dell’edificio attraverso un partenariato pubblico-privato. Come Domenico Antonio Carbonio della Codis srl, una delle ditte proponenti che, sulla vicenda ha instaurato una vera e propria controversia con le istituzioni fatta di determine, delibere e un nutrito scambio di lettere. Oggetto del contendere: la disponibilità o indisponibilità del bene (il palazzo delle poste). Questione per la quale, nei mesi scorsi, il consigliere comunale in quota 5stelle, Graziano Bonaccorsi, ha presentato pure un’interrogazione. “Con il fondo pubblico – incalza Carbonio al QdS – il Comune, quale maggiore azionista, avrebbe introitato 62 milioni di rendimenti di quote e il ministero avrebbe diminuito i costi di utilizzo del 30 per cento”. Ma questa è un’altra storia.