Palermo, finto santone truffava vittime, condannato a dodici anni - QdS

Palermo, finto santone truffava vittime, condannato a dodici anni

Palermo, finto santone truffava vittime, condannato a dodici anni

giovedì 22 Ottobre 2020

Il Giudice per le indagini Preliminari di Palermo ha condannato a pene comprese tra 4 anni e 12 anni e 4 mesi tre persone imputate di truffa aggravata dalla condizione di minorata difesa delle persone offese, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e violenza sessuale su minorenni. Salvatore Randazzo di 63 anni, ha avuto 12 anni e 4 mesi, Giuseppe Sciortino di 72 anni di Montelepre nipote del bandito Giuliano 4 anni e 3 anni e 8 mesi sono stati inflitti a Martina Spinnato, 22 anni di Carini.

Randazzo si fingeva esorcista e medium, prometteva di far ricongiungere coppie, di curare malattie o di comunicare con i defunti, ma sfruttando lo stato di prostrazione delle vittime, spesso molto giovani, avrebbe ottenuto somme di denaro e rapporti sessuali.

E oltre ai riti liberatori praticati sulle vittime avrebbe messo su un’attivitàdi sfruttamento della prostituzione, con il contributo di un albergatore di Montelepre e di una ventenne che per gli inquirenti avrebbe avuto il ruolo di individuare giovani ragazze da arruolare.

I tre sono stati arrestati nel maggio dello scorso anno nell’ambito di un’operazione condotta dai carabinieri della stazione di Montelepre, processati con il rito abbreviato. Randazzo, figura centrale dell’indagine, dall’arresto non ha mai lasciato il carcere, Spinnato si trova ai domiciliari, mentre Sciortino si trova sottoposto a misura cautelare non restrittiva. Randazzo sosteneva di riuscire a evocare i defunti: nella sua rete sono finite donne ma anche ragazzi minorenni, alcuni dei quali sarebbero stati avviati alla prostituzione.

Una storia di degrado e abusi sessuali consumata tra Carini e Montelepre in cui è incappato anche il nipote si Salvatore Giuliano, per l’appunto Giuseppe Sciortino. L’inchiesta partì da una denuncia per un furto di 220 euro fatta da due donne, madre e figlia, nei confronti di Spinnato e Randazzo; la minorenne in quell’occasione raccontò ai carabinieri delle molestie subite dall’uomo. Iniziò così una lunga attività di indagine attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali da cui venne fuori che i tre avrebbero ottenuto soldi e prestazioni sessuali attraverso violenza fisica o psichica nei confronti di persone spesso indifese e tutte appartenenti a contesti socio-culturali disagiati.

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